Il "sacco" approda anche in Parlamento
Angela Napoli (PdL): «Fare chiarezza e impedire lo scempio»
Teresa Munari
ROMA
«Impedire lo scempio della costruzione della centrale a carbone nell'area ex Liquichimica di Saline Ioniche», assecondando «le posizioni assunte giustamente dalle locali Istituzioni e dell'intero Consiglio regionale calabrese», e controllare le procedure di vendita intraprese dalle Ferrovie dello Stato per il sito dismesso delle Officine grandi riparazioni che fin dal primo tentativo di cessione ai privati avvenuto con bando pubblico nel 2004 avevano acceso gli appetiti della 'ndrangheta.
La duplice ed incisiva richiesta è stata inoltrata ai ministri dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, con un'interrogazione a risposta scritta, dall'on. Angela Napoli, prima voce in Parlamento a levarsi con chiarezza e senza infigimenti contro il progetto che la parlamentare , rilevate una serie di discrepanze , bolla come «decisamente superficiale».
Angela Napoli chiede dunque ai ministri «urgenti iniziative al fine di impedire lo scempio che la costruzione della centrale a carbone determinerebbe nell'area, dove la gente, archiviato con fatica il "Sacco di Saline", oggi guarda a un inedito sviluppo turistico con la fiducia di chi sente finalmente dalla propria parte le istituzioni locali, ma soprattutto la Giunta calabrese guidata da Agazio Loiero e dell'intero Consiglio regionale».
Ai ministri dell'Ambiente e tutela del territorio e sviluppo economico, Angela Napoli ricorda che per realizzare una centrale a carbone, di oltre 1200 megawatt, la multinazionale svizzera Sei avrebbe acquistato dalla Sipi l'area dove sorgeva l'ex Liquichimica, nel comune di Montebello Jonico, impegnando l'ingente cifra di un miliardo di euro, cui si aggiungerebbero 500 milioni di euro di investimento per le infrastrutture, più 1,7 milioni di euro l'anno per i costi di esercizio.
La Napoli rileva anche che «l'area su cui gravano gli interessi della Sei e della Sipi è da anni fonte di speculazione, e che non è ancora chiara la titolarità dell'area, almeno fino a maggio scorso, quando la giornalista della Rai, Flavia Marimpetri, inviata a Saline per un servizio sull'area ex Liquichimica, è stata boicottata dai responsabili locali della Sei e della Sipi, che le hanno negato l'accesso al sito, tanto da far definire "vergognosi" i comportamenti riservati all'inviato, a testimonianza degli interessi "nascosti" di quelle industrie, certamente contrari al bene comune».
La parlamentare del Pdl ha quindi ricordato l'evolversi dei fatti che portano alla situazione odierna.
«Nel 1974 – si legge nel documento ispettivo – il ministero dell'Ambiente aveva bloccato la produzione e la commercializzazione di bioproteine per il rischio di agenti cancerogeni e negli anni '80, dopo il fallimento della Liquichimica, l'impianto fu acquistato dall'Enichem; nel 1997 il consorzio Sipi (Saline Ioniche Progetto Integrato), costituito da imprenditori locali, ha rilevato all'asta gli impianti e i terreni ex Enichem con l'obiettivo di rottamare il ferro e l'acciaio degli impianti e rivendere il terreno; ma tutto è rimasto inalterato; nel 2006 la Sei spa ha acquistato il terreno con l'obiettivo di valorizzare l'area industriale realizzando una centrale; mentre sempre nella stessa area e non distante da Montebello Jonico, le Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato, il cui sito è stato chiuso anni fa ed oggi è sul mercato anche se, secondo le indagini dei magistrati reggini, sarebbe stato obiettivo delle cosche mafiose per realizzarvi in centro commerciale».
Angela Napoli ricorda ai ministri competenti che le Istituzioni locali e regionale, si sono già espresse «contro la realizzazione della centrale a carbone, che andrebbe a rovinare uno dei pezzi più belli della costa reggina calabrese che potrebbe riscattarsi diventando polo turistico-culturale- naturalistico».
E infine conclude: «La costruzione della centrale a carbone, del tutto inutile, risulterebbe distruttiva del territorio ed inquinante; d'altra parte il Governo nazionale per far fronte alla crisi energetica ha ufficialmente mostrato interesse verso il nucleare, ed appare davvero non conciliabile la scelta della Sei per la centrale a carbone. Si tratta dunque di verificare con urgenti iniziative i rapporti tra le società Sei e Sipi per individuare i reali proprietari dell'area ex Liquichimica di Saline Joniche; così come sarebbe necessario verificare cosa stia accadendo nel riavvio della procedura di vendita delle Officine Grandi Riparazioni di Saline da parte delle Ferrovie dello Stato».
1 commento:
Gent.ma onorevole Napoli, mi scuso da subito se andrò fuori argomento, ma ritengo che vi sia un'emergenza che ha necessità di essere rappresentata dai cittadini italiani onesti.
Questo vuol essere un appello accorato, che mi premurerò di girare ad altre persone perbene del PDL, affinchè non si consumi un'ingiustizia gravissima nei confronti del popolo italiano, e mi riferisco al lodo detto Alfano...palesemente contro l'art. 3 della Costituzione, palesemente discriminatorio nei confronti dei cittadini, tutti uguali di fronte alla legge, senza alcuna distinzione (in questo caso di carica e di funzioni). In nessun altro paese esiste l'impunità per il premier, solo in Francia essa è prevista, per costituzione, per il solo Presidente della Repubblica e non certo per i processi relativi a reati compiuti al di fuori del proprio impegno istituzionale.
Approvare questo lodo significherà, per chi crede nella legalità e nella giustizia, consapevoli che esso serve a garantire l'impunità a Berlusconi (dato che non mi risulta che Napolitano o i presidenti di Camera e Senato ne abbiano bisogno o ne abbiano fatto richiesta!) una mortificazione della propria coscienza ed un asservimento alla linea berlusconiana, assolutamente privatistica della cosa pubblica.
Ciò non può, non deve accadere!!!.
Con immensa stima e profondo rispetto.
Bruna C.
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