Ritengo che non ci siano parole idonee ad esprimere lo stato d’animo che regna in ciascuno di noi di fronte al dramma che ha coinvolto il piccolo Angelo di Melito Porto Salvo, ma soprattutto credo che non ci siano parole sufficienti a lenire il dolore e l’ansia dei suoi genitori.
Non possiamo più, però, fare appello agli attestati di solidarietà o alle fiaccolate, occorre davvero grande senso di responsabilità. Ciascun cittadino calabrese ha il dovere morale di sostituirsi ai genitori del piccolo Angelo e chiedersi in che modo avrebbe potuto evitare quanto è accaduto. Dovremmo chiedere a ciascuno di noi se è stato fatto tutto per evitare di appartenere ad una società che di senso “etico e civile” ha ben poco. Dovremmo chiederci cosa abbiamo fatto fino ad oggi per evitare che nelle nostre strade si spari all’impazzata, senza nemmeno più il rispetto dovuto agli innocenti bambini.
Per troppo tempo la Calabria ha vissuto di assistenzialismo, di clientelismo, di giustizia “fai da te”. Le pagine della storia calabrese sono state scritte all’insegna dell’odio quotidiano, del disprezzo della vita umana, dell’illegalità diffusa, dell’omertà pregnante e dell’egoismo personale.
Di fronte al dramma di questi giorni, non sono più sufficienti né le sole preghiere né il richiamo allo Stato; occorre cambiare radicalmente cultura, occorrono responsabilità, sentimento ed orgoglio di appartenenza civile, occorre saper isolare chi delinque e chi pone a repentaglio persino la vita degli innocenti.
Noi calabresi non possiamo più “delegare”, abbiamo il dovere di unirci e di riuscire a dimostrare con orgoglio di appartenere ad una Regione dove prevalgono legalità e sicurezza.
Non possiamo più, però, fare appello agli attestati di solidarietà o alle fiaccolate, occorre davvero grande senso di responsabilità. Ciascun cittadino calabrese ha il dovere morale di sostituirsi ai genitori del piccolo Angelo e chiedersi in che modo avrebbe potuto evitare quanto è accaduto. Dovremmo chiedere a ciascuno di noi se è stato fatto tutto per evitare di appartenere ad una società che di senso “etico e civile” ha ben poco. Dovremmo chiederci cosa abbiamo fatto fino ad oggi per evitare che nelle nostre strade si spari all’impazzata, senza nemmeno più il rispetto dovuto agli innocenti bambini.
Per troppo tempo la Calabria ha vissuto di assistenzialismo, di clientelismo, di giustizia “fai da te”. Le pagine della storia calabrese sono state scritte all’insegna dell’odio quotidiano, del disprezzo della vita umana, dell’illegalità diffusa, dell’omertà pregnante e dell’egoismo personale.
Di fronte al dramma di questi giorni, non sono più sufficienti né le sole preghiere né il richiamo allo Stato; occorre cambiare radicalmente cultura, occorrono responsabilità, sentimento ed orgoglio di appartenenza civile, occorre saper isolare chi delinque e chi pone a repentaglio persino la vita degli innocenti.
Noi calabresi non possiamo più “delegare”, abbiamo il dovere di unirci e di riuscire a dimostrare con orgoglio di appartenere ad una Regione dove prevalgono legalità e sicurezza.
On. Angela Napoli
3 commenti:
Come non condividere...
Io aggiungo che sia necessario un intervento a tenaglia: dal basso una ripresa etica e civile dei Calabresi come attivita' preventiva alla devianza sociale e dall'alto, il ristabilimento dell'autorita' dello Stato sul territorio(che attualmente non c'e')con funzioni repressive al fenomeno criminale.
Cio' significa leggi meno garantiste a favore del reo, meno indulti meno patteggiamenti allargati in appello, meno limitazioni dell'uso delle intercettazioni anche per reati finanziari,di corruzione e concussione. E' tra i colletti bianchi che alligna la vera mafia..
Grazie On. Napoli per quello che fate!
Cordiali saluti
Solo una pena certa e una giustizia sana porterebbe chi fa per mestiere il delinquente ad essere disoccupato. Il killer è ormai considerato un lavoro redditizio nella nostra terra "disoccupata" e poichè sai, che quando ti arrestano hai la quasi certezza di essere scagionato e a volte anche ripagato, allora tutto diventa più facile per essere reclutato in questo mestiere alternativo.
Il giovane cresciuto in una terra difficile, valuta bene la propria realtà quotidiana e la tentazione dei soldi facili,la vita comoda e il divertimento, supportato soprattutto da una giustizia debole, priva di riferimenti e pene severe, viene facilitato a scegliere il mestiere del killer o altri mestieri altrettanto redditizi.
On.Napoli, quando lo Stato si renderà conto che in Calabria non servono i militari, perchè la loro presenza non spaventa più nessuno perchè i tempi sono cambiati, ma servono certezze di pene e carcere duro,allora si che possiamo sperare di allontanare i nostri giovani al facile guadagno. Invece di pensare ad aumentare stipendi e costruire centri commerciali, che si costruissero carceri veri,dove ti alzi la mattina per andare a zappare la terra per alimentare le tavole di chi ha più bisogno. Chi sbaglia paga e lavora per il prossimo,non deve essere posto di svago e attività d'intrattenimento per far passare la giornata.
On.Napoli, forse sono troppo preistorica,ma chi ruba,chi uccide,chi sbaglia a casa mia deve pagare sia esso italiano che straniero.
Vittoria Gangemi
Condivido i commenti precedenti tranne per il fatto che io ritengo utile l'intervento dei reparti speciali dell'esercito per arginare la 'drangheta.Non avendo il Ministero dell'interno uomini e mezzi non vedo lo scandalo ad impiegare i reparti speciali dell'esercito il cui compito è principalmente difendere il territorio da qualunque attacco gli pervenga.
Nel caso della 'ndrangheta l'attacco al territorio è venuto tanti anni fa ed è talmente riuscito da occuparlo interamente,dislocare basi logistiche in Calabria,in altre regioni ed anche all'estero.
Ma il problema era e rimane solo uno:la mancanza di volontà politica a risolvere il problema.
L'On. Napoli si batte da anni scontrandosi contro un muro di gomma.
Le proposte di legge presentate sulla certezza della pena,sull'abolizione del patteggiamento,sull'uso del 41 bis ed altro non hanno trovato appoggio in parlamento.
Questo ultimo post relativo al bambino colpito da un proiettile destinato ad un delinquente mi ha fatto molto pensare su cosa avremmo potuto fare affinchè non avvenisse o cosa fare affinchè non avvenga più.
Non sono riuscito a darmi una risposta o almeno, me ne sono date tante ma nessuna risolutiva.
Un fatto però è certo,che anche questo governo non ha alcuna intenzione di risolvere il problema.
Sono sempre meno i parlamentari che si espongono con PDL antimafia per paura di diventare impopolari(verso chi li ha eletti)e rischiare una poltrona.
Lei Onorevole è diventata una mosca bianca e ce ne dà atto ogni giorno con proposte,interrogazioni e quanto altro.
Ma gli altri dove sono?
Si sono dimenticati della loro terra?
Mario Congiusta
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