Al Ministro della Giustizia
- per sapere – premesso che:
- ieri, 23 maggio 2010 è stato celebrato il 18° anniversario della strage di Capaci, dove sono stati barbaramente trucidati dalla mafia Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo;
- in occasione delle commemorazioni della citata strage da tutte le parti è stata ribadita la volontà di combattere le mafie ma, ad avviso dell’interrogante, le varie organizzazioni mafiose non verranno mai debellate se, accanto all’accertamento delle verità, non saranno garantite l’esecuzione delle varie fasi processuali e la certezza dell’espiazione delle pene;
- è dei giorni scorsi la notizia dell’impossibilità di svolgere un processo presso la Corte d’Appello di Milano contro 34 imputati di una cosca della ‘ndrangheta, giacché la Polizia Penitenziaria, sotto organico, non è stata in grado di tradurre in Tribunale 14 imputati detenuti nel carcere “Opera” della Città;
- non è, purtroppo, la prima volta che vengono registrate gravi difficoltà che impediscono il regolare svolgersi delle traduzioni previste, con pesanti conseguenze sullo svolgimento dei processi, molti dei quali in fasi di appello;
- sempre dei giorni scorsi è la notizia dell’avvenuta scarcerazione, per motivi di salute, del boss mafioso Salvatore Vitale, condannato all’ergastolo per il sequestro e l’omicidio del tredicenne Giuseppe Di Matteo;
- Vitale, anche se poi prosciolto, era stato coinvolto nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio, dove il 19 luglio 1992 morirono Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina;
- altri noti boss appartenenti alle varie organizzazioni criminali italiane sono riusciti nel tempo ad uscire dalle carceri o per motivi di salute, che ad avviso dell’interrogante andrebbero realmente accertati, o per eccessivi benefici o per ritardi nel deposito delle sentenze o per “cavilli” di ogni genere:
- quali urgenti iniziative intende assumere per garantire l’espletamento di tutte le fasi processuali che coinvolgono, in particolare, mafiosi e terroristi; - quali urgenti iniziative intende assumere per adeguare gli organici della Polizia Penitenziaria; - quali urgenti iniziative intende assumere per garantire le coperture degli organici della Magistratura e della Polizia inquirente; - quali urgenti iniziative intende assumere per assicurare la certezza dell’espiazione totale della pena inflitta a mafiosi e terroristi.
On. Angela NAPOLI
Roma 24 maggio 2010
- per sapere – premesso che:
- ieri, 23 maggio 2010 è stato celebrato il 18° anniversario della strage di Capaci, dove sono stati barbaramente trucidati dalla mafia Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo;
- in occasione delle commemorazioni della citata strage da tutte le parti è stata ribadita la volontà di combattere le mafie ma, ad avviso dell’interrogante, le varie organizzazioni mafiose non verranno mai debellate se, accanto all’accertamento delle verità, non saranno garantite l’esecuzione delle varie fasi processuali e la certezza dell’espiazione delle pene;
- è dei giorni scorsi la notizia dell’impossibilità di svolgere un processo presso la Corte d’Appello di Milano contro 34 imputati di una cosca della ‘ndrangheta, giacché la Polizia Penitenziaria, sotto organico, non è stata in grado di tradurre in Tribunale 14 imputati detenuti nel carcere “Opera” della Città;
- non è, purtroppo, la prima volta che vengono registrate gravi difficoltà che impediscono il regolare svolgersi delle traduzioni previste, con pesanti conseguenze sullo svolgimento dei processi, molti dei quali in fasi di appello;
- sempre dei giorni scorsi è la notizia dell’avvenuta scarcerazione, per motivi di salute, del boss mafioso Salvatore Vitale, condannato all’ergastolo per il sequestro e l’omicidio del tredicenne Giuseppe Di Matteo;
- Vitale, anche se poi prosciolto, era stato coinvolto nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio, dove il 19 luglio 1992 morirono Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina;
- altri noti boss appartenenti alle varie organizzazioni criminali italiane sono riusciti nel tempo ad uscire dalle carceri o per motivi di salute, che ad avviso dell’interrogante andrebbero realmente accertati, o per eccessivi benefici o per ritardi nel deposito delle sentenze o per “cavilli” di ogni genere:
- quali urgenti iniziative intende assumere per garantire l’espletamento di tutte le fasi processuali che coinvolgono, in particolare, mafiosi e terroristi; - quali urgenti iniziative intende assumere per adeguare gli organici della Polizia Penitenziaria; - quali urgenti iniziative intende assumere per garantire le coperture degli organici della Magistratura e della Polizia inquirente; - quali urgenti iniziative intende assumere per assicurare la certezza dell’espiazione totale della pena inflitta a mafiosi e terroristi.
On. Angela NAPOLI
Roma 24 maggio 2010
3 commenti:
Purtroppo il Ministro da quest'orecchio non ci sente.
Mi sono state respinte 1200 firme di altrettanti cittadini italiani che chiedevano la certezza dell'espiazione della pena e raccolte tramite la seguente petizione on-line:
http://www.firmiamo.it/certezzapena
Purtrtoppo in questo strano paese, si permette ai mafiosi di uccidere, dopo essere stati liberati (grazie all’indultino) ed essersi dati alla latitanza.
Il boss Tommaso Costa è imputato di due omicidi (tra cui quello di mio figlio Gianluca) commessi mentre era latitante in quanto libero grazie all’indultino.
Mi chiedo quanto chi approva certe leggi non diventa complice di chi spara.
Voglio sperare, che la Sua interrogazione, abbia non solo una risposta del Ministro ma un seguito legislativo.
Con stima
Mario Congiusta
Purtroppo il Ministro da quest'orecchio non ci sente.
Mi sono state respinte 1200 firme di altrettanti cittadini italiani che chiedevano la certezza dell'espiazione della pena e raccolte tramite la seguente petizione on-line: http://www.firmiamo.it/certezzapena
Purtrtoppo in questo strano paese, si permette ai mafiosi di uccidere, dopo essere stati liberati (grazie all’indultino) ed essersi dati alla latitanza. Il boss Tommaso Costa è imputato di due omicidi (tra cui quello di mio figlio Gianluca) commessi mentre era latitante in quanto libero grazie all’indultino(non sò se il diminutivo "indultino"ci debba far piangere o ridere).
Mi chiedo quanto chi approva certe leggi non diventa complice di chi spara. Voglio sperare, che la Sua interrogazione, abbia non solo una risposta del Ministro ma un seguito legislativo.
Con stima Mario Congiusta
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scusa mio cattivo italiano
addio
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