Non dovremmo finire mai di compiacerci e ringraziare le Forze dell’Ordine e buona parte della Magistratura calabrese per i risultati conseguiti nella lotta alla criminalità organizzata. Grazie al lavoro delle Forze dell’Ordine e di quella parte della Magistratura che non si è lasciata “investire” da incarichi affidati dalla politica regionale, quasi tutti i capi delle cosche della ‘ndrangheta e numerosi pericolosi latitanti sono stati assicurati alla giustizia.
E se è pur vero che ancora c’è la parte della ‘ndrangheta disposta a far scorrere sangue per le strade della Calabria (vedi arresti di ieri di Roberto e Giuseppe Piccolo), è altrettanto vero che la maggiore preoccupazione odierna deriva da quella parte della criminalità organizzata che “con abiti distinti” ha pervaso Istituzioni, pubblica Amministrazione, Politica e Imprenditoria della Regione.
Chi risiede e vive in Calabria non può disconoscere il sistema malato che la pervade, non può fingere di ignorare che spesso la ‘ndrangheta è servita da alibi per giustificare la disamministrazione della cosa pubblica, il mancato sviluppo e la creazione di un imperante sistema di malaffare e di corruzione.
Ed è proprio questo malato sistema che soverchia l’intera Calabria ad aver portato la nostra Regione ad essere disattenzionata dai Governi nazionali ed a divenire isolata non solo dal contesto Italia, ma anche all’interno delle altre Regioni meridionali.
Sanità, ambiente, occupazione, viabilità, trasporti: piaghe regionali di fronte alle quali il Governo nazionale ritiene di soddisfare la propria coscienza con l’invio di Ispettori chiamati a redigere corrette relazioni informative che puntualmente, però, andranno ad aumentare il numero di quelle già giacenti da anni nei vari Ministeri.
E’ da tempo che ritengo che la Calabria potrà ritornare Regione integrata nel contesto nazionale solo se i suoi cittadini lo vorranno, ritrovando l’orgoglio che dovrebbe essere innato.
Innanzitutto la Calabria non può continuare ad essere terra di conquiste e fortune elettorali, neanche per coloro che, pur calabresi, hanno scelto altrove le rispettive residenze: i veri problemi della Calabria possono essere conosciuti ed avviati a soluzione solo da chi li vive realmente.
Il mondo imprenditoriale calabrese dovrebbe trovare quel coraggio che a molti finora è mancato, non facendo penetrare l’illegalità nell’economia legale della Regione.
Il mondo politico è quello che sicuramente oggi ha maggiori responsabilità per il futuro della Calabria. Destra, Sinistra e Centro stanno solo pensando a conquistare o a mantenere posizioni di potere e di comodo, nel mentre la malasanità calabrese miete vittime innocenti, i lavoratori trovano chiusi i cancelli delle loro Aziende, i turisti cancellano questa Regione dalle loro mete vacanziere, la strada statale 106 continua a dover essere definita “la strada della morte”, la Società che opera nel Porto di Gioia Tauro rischia di creare 1.500 nuove unità di disoccupati, Trenitalia, dopo aver di fatto annientato la linea ferroviaria ionica, interrompe a metà Calabria il trasporto a lunga percorrenza, i rifiuti radioattivi disseminati a largo delle coste calabresi ed interrati sulle montagne del Pollino e dell’Aspromonte aumentano i rischi di tumore.
Nessuno parla più di liste elettorali, di qualità dei candidati, di etica, di moralità, di politica sana, di servizio, di impegno disinteressato, di meritocrazia, di efficienza delle Istituzioni, di isolamento di ogni “zona grigia”, della necessità di far allontanare la politica dalla sanità, di promuovere la cultura del sapere. Anzi, forse qualcuno pensa, erroneamente, che la rivoluzione culturale e politica possa avvenire solo ed esclusivamente attraverso un ricambio generazionale!
Credo sia dovere di ogni cittadino calabrese ed ancor più di ogni donna o uomo politico che abbia a cuore le sorti di questa Terra, battersi affinché le prossime elezioni regionali garantiscano un Consiglio regionale i cui componenti risultino dotati di etica, di moralità, di competenza e di impegno disinteressato ed una guida, rappresentata da Governatore e Giunta, che operi nell’esclusivo interesse della comunità.
E se è pur vero che ancora c’è la parte della ‘ndrangheta disposta a far scorrere sangue per le strade della Calabria (vedi arresti di ieri di Roberto e Giuseppe Piccolo), è altrettanto vero che la maggiore preoccupazione odierna deriva da quella parte della criminalità organizzata che “con abiti distinti” ha pervaso Istituzioni, pubblica Amministrazione, Politica e Imprenditoria della Regione.
Chi risiede e vive in Calabria non può disconoscere il sistema malato che la pervade, non può fingere di ignorare che spesso la ‘ndrangheta è servita da alibi per giustificare la disamministrazione della cosa pubblica, il mancato sviluppo e la creazione di un imperante sistema di malaffare e di corruzione.
Ed è proprio questo malato sistema che soverchia l’intera Calabria ad aver portato la nostra Regione ad essere disattenzionata dai Governi nazionali ed a divenire isolata non solo dal contesto Italia, ma anche all’interno delle altre Regioni meridionali.
Sanità, ambiente, occupazione, viabilità, trasporti: piaghe regionali di fronte alle quali il Governo nazionale ritiene di soddisfare la propria coscienza con l’invio di Ispettori chiamati a redigere corrette relazioni informative che puntualmente, però, andranno ad aumentare il numero di quelle già giacenti da anni nei vari Ministeri.
E’ da tempo che ritengo che la Calabria potrà ritornare Regione integrata nel contesto nazionale solo se i suoi cittadini lo vorranno, ritrovando l’orgoglio che dovrebbe essere innato.
Innanzitutto la Calabria non può continuare ad essere terra di conquiste e fortune elettorali, neanche per coloro che, pur calabresi, hanno scelto altrove le rispettive residenze: i veri problemi della Calabria possono essere conosciuti ed avviati a soluzione solo da chi li vive realmente.
Il mondo imprenditoriale calabrese dovrebbe trovare quel coraggio che a molti finora è mancato, non facendo penetrare l’illegalità nell’economia legale della Regione.
Il mondo politico è quello che sicuramente oggi ha maggiori responsabilità per il futuro della Calabria. Destra, Sinistra e Centro stanno solo pensando a conquistare o a mantenere posizioni di potere e di comodo, nel mentre la malasanità calabrese miete vittime innocenti, i lavoratori trovano chiusi i cancelli delle loro Aziende, i turisti cancellano questa Regione dalle loro mete vacanziere, la strada statale 106 continua a dover essere definita “la strada della morte”, la Società che opera nel Porto di Gioia Tauro rischia di creare 1.500 nuove unità di disoccupati, Trenitalia, dopo aver di fatto annientato la linea ferroviaria ionica, interrompe a metà Calabria il trasporto a lunga percorrenza, i rifiuti radioattivi disseminati a largo delle coste calabresi ed interrati sulle montagne del Pollino e dell’Aspromonte aumentano i rischi di tumore.
Nessuno parla più di liste elettorali, di qualità dei candidati, di etica, di moralità, di politica sana, di servizio, di impegno disinteressato, di meritocrazia, di efficienza delle Istituzioni, di isolamento di ogni “zona grigia”, della necessità di far allontanare la politica dalla sanità, di promuovere la cultura del sapere. Anzi, forse qualcuno pensa, erroneamente, che la rivoluzione culturale e politica possa avvenire solo ed esclusivamente attraverso un ricambio generazionale!
Credo sia dovere di ogni cittadino calabrese ed ancor più di ogni donna o uomo politico che abbia a cuore le sorti di questa Terra, battersi affinché le prossime elezioni regionali garantiscano un Consiglio regionale i cui componenti risultino dotati di etica, di moralità, di competenza e di impegno disinteressato ed una guida, rappresentata da Governatore e Giunta, che operi nell’esclusivo interesse della comunità.
On. Angela Napoli
Taurianova, 04 settembre 2009
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