Al ministro della giustizia - Per sapere – Premesso che:
- nei giorni scorsi, avvalendosi del cd. “patteggiamento in appello”, è stato scarcerato Pantaleone Mancuso, uno dei boss del clan di Limbadi (VV);
- Pantaleone Mancuso era stato arrestato nell’ottobre del 2003, insieme ad altri capi e gregari del clan di Limbadi, grazie all’operazione Dinasty - Affari di famiglia, grande intervento antimafia sul territorio vibonese, con il coinvolgimento di sessantadue indagati e che, per la prima volta, ha assestato un duro colpo alle cosche dei Mancuso, tra le maggiori e più pericolose della ‘ndrangheta calabrese;
- Già nel dicembre del 2005, l’interrogante con atto ispettivo n. 4-18891, aveva denunziato la strana vicenda del boss Pantaleone Mancuso, il quale nel mentre si trovava sottoposto alla misura cautelare in carcere presso la Casa Circondariale di Tolmezzo, grazie ad alcune perizie mediche, era stato ricoverato presso il reparto di cardiologia dell’Ospedale Civile di Vibo Valentia, con l’aggiunta di un autorizzazione a recarsi presso uno studio odontoiatrico privato della stessa città e senza previsione alcuna dei tempi di durata del ricovero, per eseguire l’intervento ritenuto indispensabile dal perito d’ufficio; il tutto mentre nella stessa città di Vibo Valentia si stava svolgendo proprio il processo giudiziario che vedeva il boss tra gli imputati più importanti e pericolosi;
- Nel luglio del 2003 l’interrogante, con atto ispettivo n. 4-06982, aveva denunziato l’avvenuto dissequestro, per “sospettosi cavilli” dei beni riconducibili allo stesso boss Mancuso, per un valore complessivo di due milioni e mezzo di euro;
- Pantaleone Mancuso è, però, solo l’ultimo dei boss della ‘ndrangheta che si avvale del cd. “patteggiamento in appello”, non solo per diminuire la pena inflitta in primo grado, ma per beneficiare della scarcerazione:
- Quali urgenti iniziative di carattere normativo intenda assumere per evitare casi quale quello del boss Pantaleone Mancuso, e rendere così efficace il contrasto alla criminalità organizzata.
- nei giorni scorsi, avvalendosi del cd. “patteggiamento in appello”, è stato scarcerato Pantaleone Mancuso, uno dei boss del clan di Limbadi (VV);
- Pantaleone Mancuso era stato arrestato nell’ottobre del 2003, insieme ad altri capi e gregari del clan di Limbadi, grazie all’operazione Dinasty - Affari di famiglia, grande intervento antimafia sul territorio vibonese, con il coinvolgimento di sessantadue indagati e che, per la prima volta, ha assestato un duro colpo alle cosche dei Mancuso, tra le maggiori e più pericolose della ‘ndrangheta calabrese;
- Già nel dicembre del 2005, l’interrogante con atto ispettivo n. 4-18891, aveva denunziato la strana vicenda del boss Pantaleone Mancuso, il quale nel mentre si trovava sottoposto alla misura cautelare in carcere presso la Casa Circondariale di Tolmezzo, grazie ad alcune perizie mediche, era stato ricoverato presso il reparto di cardiologia dell’Ospedale Civile di Vibo Valentia, con l’aggiunta di un autorizzazione a recarsi presso uno studio odontoiatrico privato della stessa città e senza previsione alcuna dei tempi di durata del ricovero, per eseguire l’intervento ritenuto indispensabile dal perito d’ufficio; il tutto mentre nella stessa città di Vibo Valentia si stava svolgendo proprio il processo giudiziario che vedeva il boss tra gli imputati più importanti e pericolosi;
- Nel luglio del 2003 l’interrogante, con atto ispettivo n. 4-06982, aveva denunziato l’avvenuto dissequestro, per “sospettosi cavilli” dei beni riconducibili allo stesso boss Mancuso, per un valore complessivo di due milioni e mezzo di euro;
- Pantaleone Mancuso è, però, solo l’ultimo dei boss della ‘ndrangheta che si avvale del cd. “patteggiamento in appello”, non solo per diminuire la pena inflitta in primo grado, ma per beneficiare della scarcerazione:
- Quali urgenti iniziative di carattere normativo intenda assumere per evitare casi quale quello del boss Pantaleone Mancuso, e rendere così efficace il contrasto alla criminalità organizzata.
On. Angela NAPOLI
Roma 21 Maggio 2008
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