“CAMORRA E
‘NDRANGHETA NEL LAZIO”: INTERVISTA ESCLUSIVA ALL’ONOREVOLE ANGELA NAPOLI
Onorevole ed ex presidente della commissione parlamentare
d’inchiesta sul
fenomeno della Criminalità organizzata. Una donna che ha speso la propria vita
al servizio della Giustizia nella lotta contro la ‘ndrangheta: la mafia più
potente al mondo. Un baluardo insomma dell’antimafia, cresciuta a Tarianuova,
un comune in provincia di Reggio Calabria. E che ora, per un sistema tutto
italiano che paradossalmente sembra non tutelare chi ha messo a repentaglio la
propria vita e la rischia tuttora per sconfiggere questo “cancro” radicato in
Calabria, in Italia e in tutto il Mondo (basti pensare che le ndrine si sono
ramificate persino in Australia, Canada, Usa e via discorrendo), ha rischiato
quasi di rinunciare alla sua scorta dopo un’ordinanza esecutiva del prefetto di
Reggio Calabria.D: Onorevole Angela Napoli, la prima domanda non può
che essere rivolta al suo stato d’animo in questo momento particolare. Teme per
la sua vita?
Non nascondo la grande preoccupazione, congiunta
all’amarezza, quando, a soli tre mesi di distanza dall’ultima grave minaccia
emersa dall’inchiesta “Purgatorio”, dove un sodale del boss Pantaleone Mancuso
rispondendo alle sue lamentele nei miei confronti affermava testualmente “stai
tranquillo perché stiamo vedendo come toglierla di mezzo sta scema della Napoli
“, mi veniva comunicato che di fatto sarebbe stata tolta la tutela per la mia
sicurezza personale, garantitami da oltre 10 anni. Sono sicuramente preoccupata
per la mia vita, ma principalmente amareggiata per l’incomprensibile decisione
che partiva dagli Organismi di tutela della provincia dove risiedo e dove
trascorro maggior parte del mio tempo, cessata, ormai, l’attività parlamentare.
Voglio, altresì, precisare che il servizio di scorta mi era stato autorizzato
in precedenza non perché ricoprivo l’incarico di parlamentare, ma per le
numerose intimidazioni ricevute nel corso degli anni e che dello stesso
servizio non mi sono mai servita per vacanze balneari o di altro genere, ormai
per me inesistenti da circa 10 anni. Inoltre, cessata l’attività parlamentare
ho deciso di continuare ad essere presente nella vita del territorio calabrese
con l’Associazione “Risveglio Ideale”, da me fondata già nel 2009.
D: Di recente un boss importante
della mala calabrese ha attribuito proprio alla sua azione decisa contro la
mafia gli 8 anni di galera inferti dal tribunale. Possibile che lo Stato rischi
di non tutelare adeguatamente la vita di chi, come Lei onorevole, ha servito lo
Stato mandando dietro le sbarre uomini di spicco della ‘ndrangheta?
Ricordavo proprio l’ultima pesante minaccia emersa
dall’inchiesta “Purgatorio”, nella quale sono risultate palesi le collusioni,
individuabili nel territorio vibonese, ma non solo, tra pezzi della politica,
del mondo professionale, dell’imprenditoria, delle Istituzioni, della
massoneria e la potente ‘ndrangheta. Il boss ha sostenuto che a fronte di una
ipotetica “garanzia di assoluzione” avuta da un giudice, causa una mia
interrogazione parlamentare, gli erano stati inflitti otto anni di carcere. Non
solo, ma siccome, sempre a seguito del mio atto ispettivo parlamentare, il boss
era stato rispedito nel carcere di Tolmezzo, non aveva potuto partecipare al matrimonio
della propria figlia, per il quale, a suo dire, aveva già avuto
l’autorizzazione a recarsi, da detenuto, senza scorta alcuna! Credo che anche
da questa ultima inchiesta giudiziaria si possa capire quale pericolo incomba
sulla mia persona e come io abbia visto in questo caso mancare l’attenzione
dello Stato. Voglio, tuttavia, dare atto all’Ufficio Centrale per la Sicurezza
della Persona (UCIS) e al Ministro dell’Interno, on. Angelino ALFANO, di essere
intervenuti e, dopo l’esame del fascicolo personale, non hanno supportato la
decisione assunta dall’Organismo provinciale.
D: La mafia è un fenomeno tutt’altro
che sconfitto. In base alla sua grossa esperienza nel campo, fin dove si
spingono gli uomini che dirigono i loschi traffici considerato che forse non
esiste regione italiana che non sia stata contaminata?
Purtroppo le organizzazioni criminali sono ormai
presenti in tutto il territorio Nazionale e ne hanno persino varcato il
confine. In particolare la ‘ndrangheta, grazie al suo impero economico, e’
riuscita ad insediarsi nelle Regioni economicamente avvantaggiate, dove
ha saputo infiltrarsi nell’economia legale e nelle Istituzioni. Teniamo,
altresì, conto che, in particolare la ‘ndrangheta, non è più individuabile
nella vecchia area militare, bensì ha saputo vestirsi di “perbenismo”,
agevolando i suoi vari inserimenti dove si decide e si manovrano ingenti
finanziamenti.
D: Onorevole, per molti anni ha
lavorato nella sua aula bunker qui a Roma. Ci può svelare alcuni retroscena
della mafia nell’hinterland romano anche a nord, verso Civitavecchia ricordando
invece che a sud, ad Anzio e Nettuno, i comuni erano stati sciolti per
‘ndrangheta?
Anche il Lazio, purtroppo, non è esente da
infiltrazioni di ‘ndrangheta e camorra. Forse per troppo tempo si è ritenuto
che questa Regione ne fosse esente, tanto che ha consentito agevolmente le
infiltrazioni di queste organizzazioni criminali sia nell’economia legale sia
nelle Istituzioni. Purtroppo non è solo l’hinterland romano, sia a nord che a
sud, a risultare inquinato, ma la stessa Capitale. Basti pensare ai sequestri e
alla confisca di note ed importanti attività commerciali effettuate persino al
centro della città. E a proposito dei comuni laziali sciolti per infiltrazione
mafiosa, non va dimenticato l’anomalo caso del comune di Fondi (LT) dove le
collusioni tra mondo politico e ‘ndrangheta sono riuscite ad avere la meglio
sulla decisione ministeriale che aveva previsto lo scioglimento di quel Civico
Consesso.
D: Lei ha sempre parlato
della “zona grigia”. Ci può dire di cosa parliamo?
La “zona grigia” e’ l’area nella quale convivono
intrecci tra mafia, politica, imprenditoria, professionisti, pezzi delle
Istituzioni e massoneria deviata. Sono sempre stata convinta che la
potenzialità e la pervasività delle mafie siano dovute proprio alla presenza di
questa “zona grigia” che funge da “linfa vitale” e dove gli intrecci
affaristico-mafiosi sono fitti, a volte anche nebulosi, per cui è difficile
inciderli. Non a caso, nonostante la meritoria opera delle Forze dell’Ordine e
della Magistratura, questa “zona grigia” non è riuscita ad essere incisa.
D: Onorevole, di recente ha
pubblicato un post sul proprio social network in riferimento a papa Francesco e
al suo discorso relativo ai mafiosi affinchè si convertano. Lei ritiene che
l’appello del Pontefice potrà portare sulla retta via almeno qualche mafioso,
magari tra quelli più giovani?
Finalmente Papa Francesco ha lanciato contro i mafiosi
lo stesso anatema che avevamo sentito, ormai diversi anni fa, da Papa Wojtyla
ad Agrigento. Spero che tutto il mondo della Chiesa faccia proprie le parole di
Papa Francesco e che non venga reso vano il sacrificio di preti come il beato
don Puglisi. Mi augurerei che le parole di Papa Francesco facciano
breccia nell’animo di qualche giovane mafioso, ma spero almeno che qualcuno di
loro finisca di tutelarsi dietro l’uso delle immagini sacre.
D: La ‘ndrangheta è più forte delle
altre mafie? Se si, lo è perché essendo basata principalmente su legami di
sangue e di conseguenza perché ci sono meno pentiti?
La ‘ndrangheta e’ riuscita a diventare
l’organizzazione criminale più potente e più pervasiva sia per il suo legame
parentale che sicuramente l’ha resa imperscrutabile, sia perché la sua attività
nel traffico della droga l’ha fatta diventare economicamente superiore rispetto
alle altre mafie. Tutto ciò congiunto con la capacità riorganizzativa e di
mimetizzazione ha portato oggi alla dilatazione di un’organizzazione mafiosa
con radici diffuse in ogni parte del territorio ed in ogni tipo di attività.
D: Le scuole nei giorni
scorsi hanno onorato la memoria di Falcone e Borsellino. Lei pensa che la mafia
possa essere combattuta anche a partire dalla cultura e dall’istruzione
scolastica?
Sono sempre stata convinta che le leggi, pur se
necessarie a livello di repressione, da sole non riusciranno mai a sconfiggere
le mafie. Occorre un netto sradicamento di quella sub-cultura che spesso aiuta
a vivere all’insegna dell’illegalità e della sopraffazione. L’istruzione
scolastica e’ essenziale, ma va accompagnata da un richiamo ai valori ed un
ripristino dei diritti garantiti ai giovani.
di Emanuele Rossi
Nessun commento:
Posta un commento