MAFIA, LA SFIDA POSSIBILE.
INCONTRO CON ANGELA NAPOLI E FRANCESCO BRUNO
articolo tratto da: www. recensionelibri.org
Intercettazioni ambientali e ruolo dei pentiti. Quanto incidono nelle indagini sui fatti di mafia?
Ne hanno discusso ieri, 14 dicembre, l’onorevole Angela Napoli e il criminologo Francesco Bruno con Enrico Natoli, presidente dell’Associazione Cuntrastamu, all’incontro organizzato presso la Libreria Croce di Roma da Armando Curcio Editore per la presentazione di The Sixth Family. Vito Rizzuto e il collasso della mafia americana, dei giornalisti Adrian Humphreys e Lee Lamothe. I fatti ricostruiti in questo libro-inchiesta, vale a dire la scalata della famiglia Rizzuto e del suo attuale leader ai vertici della malavita americana, culminata con la conquista del mercato mondiale della droga (e, per quanto ci riguarda da vicino, con una pesante ingerenza negli appalti per il ponte sullo Stretto di Messina), hanno dato spunto a un dibattito vivace e attento sugli ultimi sviluppi della lotta alla mafia.
In disaccordo con le più recenti disposizioni di legge che ne limitano l’impiego, infatti, l’onorevole Napoli ha ribadito l’importanza cruciale delle intercettazioni: «Questo fondamentale strumento di indagine consente di scoprire legami e collusioni insospettabili. Al contrario, se ci si concentra soltanto su chi è già in odore di mafia non possono verificarsi progressi determinanti. Chi è al di sopra di ogni sospetto – un politico, un uomo d’affari, chiunque non sia un mafioso conclamato – molto difficilmente può essere raggiunto». A proposito dei pentiti, invece, si è detta dubbiosa: «Il loro contributo può essere decisivo, certo, ma più spesso si tratta di una scelta di convenienza. Chi è stato capace di sciogliere un bambino nell’acido non può in nessun caso e a nessun titolo essere considerato “pentito”».
Sulla stessa linea Francesco Bruno, che ha analizzato le vicende della famiglia Rizzuto, esponente di quella mafia “esportata” che è da sempre il prodotto di punta del made in Italy, evidenziando gli intrecci e le ramificazioni criminali che oggi interessano tutta la Penisola, non solo le regioni che costituiscono la culla storica di Cosa Nostra, ’ndrangheta e camorra. «E il vero dramma è che prima era il mafioso ad aver bisogno del politico per realizzare i suoi progetti. Oggi, sempre più spesso, è il politico ad avere bisogno del mafioso.»
Ne hanno discusso ieri, 14 dicembre, l’onorevole Angela Napoli e il criminologo Francesco Bruno con Enrico Natoli, presidente dell’Associazione Cuntrastamu, all’incontro organizzato presso la Libreria Croce di Roma da Armando Curcio Editore per la presentazione di The Sixth Family. Vito Rizzuto e il collasso della mafia americana, dei giornalisti Adrian Humphreys e Lee Lamothe. I fatti ricostruiti in questo libro-inchiesta, vale a dire la scalata della famiglia Rizzuto e del suo attuale leader ai vertici della malavita americana, culminata con la conquista del mercato mondiale della droga (e, per quanto ci riguarda da vicino, con una pesante ingerenza negli appalti per il ponte sullo Stretto di Messina), hanno dato spunto a un dibattito vivace e attento sugli ultimi sviluppi della lotta alla mafia.
In disaccordo con le più recenti disposizioni di legge che ne limitano l’impiego, infatti, l’onorevole Napoli ha ribadito l’importanza cruciale delle intercettazioni: «Questo fondamentale strumento di indagine consente di scoprire legami e collusioni insospettabili. Al contrario, se ci si concentra soltanto su chi è già in odore di mafia non possono verificarsi progressi determinanti. Chi è al di sopra di ogni sospetto – un politico, un uomo d’affari, chiunque non sia un mafioso conclamato – molto difficilmente può essere raggiunto». A proposito dei pentiti, invece, si è detta dubbiosa: «Il loro contributo può essere decisivo, certo, ma più spesso si tratta di una scelta di convenienza. Chi è stato capace di sciogliere un bambino nell’acido non può in nessun caso e a nessun titolo essere considerato “pentito”».
Sulla stessa linea Francesco Bruno, che ha analizzato le vicende della famiglia Rizzuto, esponente di quella mafia “esportata” che è da sempre il prodotto di punta del made in Italy, evidenziando gli intrecci e le ramificazioni criminali che oggi interessano tutta la Penisola, non solo le regioni che costituiscono la culla storica di Cosa Nostra, ’ndrangheta e camorra. «E il vero dramma è che prima era il mafioso ad aver bisogno del politico per realizzare i suoi progetti. Oggi, sempre più spesso, è il politico ad avere bisogno del mafioso.»
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