Intervista ad Angela Napoli
sui funerali di Casamonica
e Porto di Gioia Tauro
Susanna Camoli 25agosto2015
Intervista all’ On. Angela
Napoli, Consulente Commissione Parlamentare Antimafia e Presidente Risveglio
Ideale, sui funerali a Roma del boss Casamonica, con uno sguardo alla Calabria
e alla questione “Porto di Gioia Tauro”.
- In
molti, dopo aver assistito ai fastosi funerali del boss Vittorio
Casamonica, si sono chiesti come fosse possibile che la Capitale abbia
subito quest’ altro duro colpo, che le istituzioni “non sapessero”.
Addirittura ne hanno parlato quasi tutti i giornali stranieri e non sono
mancati paragoni con “il Padrino” e lo stile hollywoodiano con il quale si
è svolta la cerimonia. Quali sono le sue considerazioni?
I funerali del boss Vittorio
Casamonica hanno rappresentato una chiara dimostrazione del potere mafioso
imperante nella città capoluogo d’Italia, nonché un’ulteriore sfida allo Stato
da parte del citato potere criminale. Il tutto con complicità paradossali e
riscontrabili ad ogni livello. Mi appare infatti inconcepibile sentire le
odierne dichiarazioni sulla presenza delle mafie a Roma, quando per anni siamo
stati costretti ad ascoltare Prefetti che si ostinavano a smentire tali
presenze, anche se gli organi preposti procedevano a sequestri e confische di
esosi patrimoni illeciti. Per troppi anni c’è stata la sottovalutazione delle
bande criminali che “governano” Roma (Casamonica, ‘ndrangheta, Cosa Nostra). Si
conoscevano bene le potenzialità della cosca Casamonica dominante a Tor Bella
Monaca e all’Appio ed i loro rapporti con gli Alvaro – Gallico e con i
Piromalli della ‘ndrangheta calabrese. Si conoscevano bene le loro capacità di
investire quantità enormi di soldi, frutti delle loro attività illecite. Tutti,
ed in particolare i massimi rappresentanti delle Istituzioni romane, erano a
conoscenza di queste ingombranti presenze e delle loro potenzialità. Così come
tutti erano a conoscenza del luogo, dell’orario e dello sfarzo con cui sarebbe
stato celebrato il rito funebre del boss Vittorio Casamonica. Le parole
pronunziate e le finte inchieste successive al funerale personalmente le
considero un’ulteriore “beffa”. Sono certa che anche in questo caso verrà preso
qualche provvedimento solo nei confronti dei c.d. “pesci piccoli”, dopodiché si
spegneranno polemiche e riflettori e le organizzazioni criminali proseguiranno
indomite nelle loro illecite attività.
- Un
altro avvenimento che mette a dura prova la fiducia degli italiani nelle
istituzioni, oltre ad aver assistito ad uno “show” indegno, petali di
rose, carrozza trainata da cavalli e musiche di accompagnamento, sono
state le dichiarazioni del prete che ha celebrato i funerali, ovvero “Lo
rifarei”. Cosa può dire a riguardo?
Penso che ormai da
tempo i cittadini abbiano perso fiducia nelle Istituzioni e sicuramente questo
assurdo ed indegno episodio non possa che aver rafforzato la scarsa credibilità
delle stesse. Quanto poi al sacerdote che ha celebrato il rito funebre in
questione ritengo che questi non possa che aggiungersi a tutti gli uomini di
Chiesa che si ostinano ad ignorare il forte monito contro i mafiosi lanciato da
Papa Francesco durante la sua visita pastorale nella nostra città di Cassano. E
mi spiace dover leggere che alti Prelati, quale monsignor Bregantini, approvino
il comportamento del sacerdote della Chiesa romana di don Bosco. A questo
sacerdote mi piacerebbe poter chiedere come mai, oltre alla celebrazione
religiosa interna alla Chiesa, abbia dato anche l’autorizzazione ad affiggere
sui muri esterni cartelloni inneggianti il boss, e le cui dimensioni erano
simili a quelli posti sulle mura della Basilica di San Pietro allorquando viene
celebrato un nuovo Santo. Anche questo, purtroppo, a mio avviso rientra tra le
responsabilità di quella parte della Chiesa che, ancora oggi, ignora il potere
mafioso o, peggio, ne aiuta la pervasività. Dico una parte, perché non posso
disconoscere che ci sono Preti e Vescovi capaci di negare il loro assenso
all’ingresso in Chiesa di defunti appartenenti a note cosche mafiose.
- Dopo
i diversi scandali di cui la Capitale è stata protagonista, vede possibile
e/o vicino, lo scioglimento del Comune di Roma?
Fin dall’inizio
dell’inchiesta “mafia Capitale”, appena gli inquirenti hanno fatto emergere
responsabilità giudiziarie e i vari rapporti esistenti tra Carminati, Buzzi e
uomini politici, nonché mafiosi vari (attraverso Luciano Casamonica anche con
questa cosca!), sono stata del parere che il Consiglio comunale di Roma andasse
sciolto per infiltrazione mafiosa. Non conosco il contenuto della relazione
Gabrielli successiva al lavoro della Commissione d’accesso, ma certamente la
scelta del mancato scioglimento è tutta motivata, a mio avviso, nel tentativo
di salvaguardare pezzi importanti della politica capitolina, e nel cercare di
continuare a negare la presenza delle mafie in Roma, nonché le loro collusioni
con gli ambienti che “contano”.
- Cogliamo
l’ occasione per gettare uno sguardo alla Calabria, approfittando delle
sue competenze e sempre trasparenti e delineate affermazioni. Si parla
spesso di quanto sia importante il porto di Gioia Tauro, avente una
posizione eccezionale nel Mediterraneo, da poter sfruttare per l’ economia
non solo del luogo, ma dell’ intera Regione, per non parlare dei posti di
lavoro che darebbe ai calabresi. Come mai si cerca sempre di “boicottarlo”
e addirittura si accenna ad una probabile chiusura?
In tempi non sospetti,
fin dal 1998, attraverso circostanziate denunzie parlamentari, a più riprese,
ho evidenziato la preoccupazione, che oggi viene ufficialmente paventata, circa
una probabile chiusura del Porto di Gioia Tauro. Le perenni richieste di
proroga della cassa integrazione per numerosi lavoratori, sempre autorizzate
dai Governi nazionali con il placet di quelli regionali e di alcune forze
sindacali, senza mai pretendere che le stesse venissero accompagnate da
garanzie certe da parte della Società monopolista del Porto, ha consentito a
quest’ultima di poter gestire i propri affari favorendo altri scali nazionali
ed internazionali. A ciò occorre aggiungere la mancanza della “zona franca”,
della tanto sospirata Zes ed altro, per comprendere il perché il livello di
volumi dei contenitori movimentati nel Porto di Gioia Tauro abbia toccato il
minimo storico.Purtroppo, ancora una volta la preoccupazione dei lavoratori, delle
loro famiglie e dell’intero territorio della Piana di Gioia Tauro non viene
presa in alcuna considerazione dai Governi nazionale e regionale!!!
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