giovedì 14 maggio 2009

La denunzia del Procuratore Pignatone sulla criminalità della Piana di Gioia Tauro

Non va sottovalutata la denunzia del Procuratore della DDA di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, conseguente al ritrovamento di un arsenale di armi da guerra a Gioia Tauro.
Da più di un anno le cosche della Piana di Gioia Tauro, alla ricerca di nuovi equilibri, sono in una fase riorganizzativa che non può non creare grande preoccupazione nell’intero territorio. Va dato atto dell’importante contrasto profuso dalle Forze dell’Ordine e dalla Magistratura, tuttavia non sufficiente se privo di analogo supporto da parte dei mondi politico ed imprenditoriale e della società civile. Non è un caso che in una situazione di tale pesantezza criminale mafiosa risultino sciolti per infiltrazione mafiosa ben cinque comuni nel raggio territoriale di 30 KM ed altri siano sottoposti a Commissione d’accesso.
A dimostrazione certa della rilevata capacità della ‘ndrangheta nell’inserirsi nelle Istituzioni, nella Pubblica Amministrazione e negli appalti.
Penso proprio che per la Piana di Gioia Tauro vada individuata una strategia idonea sicuramente a reprimere ma anche a prevenire il radicamento delle cosche riorganizzate e sempre più spregiudicate e pericolose.

On. Angela NAPOLI
Componente Commissione Nazionale Antimafia

Roma, 14 maggio 2009

1 commento:

bartolo ha detto...

Pregiatissima Onorevole Angela Napoli,
l'impegno profuso, nell'esercizio delle sue funzioni parlamentari, contro la criminalità mafiosa in genere ed in particolare contro la Ndrangheta Le fa onore. Deludenti, invece, i risultati in termini di superamento di essa: Migliaia di persone indagate negli anni per violazione dell'art. 416 bis del c.p. non sono stati sufficienti ad arginare la potenza criminale della Ndrangheta anzi, da notizie apprese dalla stampa, pare si sia espansa internazionalmente.
Sono anni che cerco di comprendere in quanto cittadino, ed in particolare come vittima innocente, (il 6 ottobre 1993 sono stato destinatario di un mandato d'arresto, appunto, per associazione mafiosa) cosa succede nella mia Regione in tema di lotta alla Ndrangheta. Ebbene, il dato terrificante è rappresentato dall'alta percentuale delle persone prosciolte, una volta indagate, nei successivi gradi di giudizio(Non è il mio caso: il 21 aprile scorso la Suprema Corte di Cassazione ha posto la parola fine al mio Kafkiano processo, confermando la pena di tre anni di reclusione).
Nel processo che mi ha visto coinvolto, eravamo circa 100 gli indagati iniziali; contro di me, il semplice riconoscimento fotografico di un pentito che in un verbale mi riconosceva come figlio di un boss ed in un altro come soggetto che se anche non figlio, comunque accoscato. Ecco, non ho mai conosciuto quel signore, a differenza di tanti coimputati che lo conoscevano e sono stati assolti, eppure, i giudici hanno dato credibilità a quelle ed altre strampalate dichiarazioni succedutesi dopo l'arresto. Pensavo, fino ad alcuni anni fa, non mi importa di pagare innocentemente, interessante è che, il cancro mafioso venga finalmente sconfitto! Oggi, a 47 anni, dopo 20 di duro lavoro nel sociale, costretto a licenziarmi e cominciare a scontare il residuo pena di circa 2 anni in carcere, mi è stata tolta anche questa nobile consolazione!
Che tristezza!!!