domenica 8 novembre 2015

Emergenza Sanità in Calabria




Emergenza Sanità in Calabria, 
intervista ad Angela Napoli
Susanna Camoli novembre 8, 2015 


Intervista all’ On. Angela Napoli, Consulente Commissione Parlamentare Antimafia e Presidente Risveglio Ideale sull’ emergenza Sanità in Calabria, sugli sprechi e i buchi di bilancio sui quali ancora non abbiamo chiarezza.

Torniamo a parlare di sanità in Calabria, ci può spiegare cos’ è la società Kpmg? Società che gestisce i soldi della sanità calabrese e, come la stessa deputata 5stelle Nesci, di recente ha fatto notare, in un’interrogazione rivolta ai ministri dell’Economia e della Salute: “ad oggi non abbiamo dati precisi dal revisore dei conti Kpmg, nonostante finora abbia ricevuto circa 3 milioni all’anno”. Cosa sta succedendo? Pensa sia vero che tutto sia “oscurato e taciuto” dalle istituzioni?        
Prima di entrare nel merito delle risposte alle sue cortesi domande penso sia opportuno fare un pò di storia sul commissariamento del settore sanità in Calabria.
Il Governo Prodi, in data 11 dicembre 2007, ha dichiarato lo “stato di emergenza socio-economico-sanitaria” in Calabria “ per far fronte alle condizioni di disagio del sistema sanitario regionale nonché all’inadeguatezza delle strutture”. Da allora la Regione Calabria ha continuato pressoché a disattenzionare i vari punti di criticità che hanno portato alla dichiarazione dello stato di emergenza; mi riferisco ai mancati e adeguati controlli sulla spesa sanitaria, alla mancanza dell’approvazione di un piano sanitario regionale utile a garantire l’assistenza sanitaria ai cittadini, all’impunità di coloro che hanno commesso errori e responsabilità accertate, al controllo dell’esorbitante spesa ai privati, alle nomine di dirigenti privi di responsabilità e, a volte, dei titoli necessari, ai numerosi casi di malasanità che hanno portato anche al decesso di giovanissime vittime. Per non parlare dei bilanci prodotti prima dalle Aziende Sanitarie Locali e successivamente dalle Aziende Sanitarie Provinciali, che hanno evidenziato talvolta carenze anche rispetto alle norme basilari del codice civile, incompletezze ed incoerenze tra le loro diverse parti e profonde incertezze sull’effettiva situazione finanziaria delle singole Aziende e del sistema sanitario regionale nel suo complesso.
Da quanto esposto si evince chiaramente quale fosse la situazione sanitaria calabrese e quanto la stessa risultasse incancrenita fin dal 2007. Voci di corridoio, riportate anche dalla stampa regionale, riferivano che l’iniziale Piano di rientro per il risanamento del deficit sanitario del giugno 2009 sarebbe stato elaborato a Roma da Agenas e Kpmg e non dall’apposita speciale Commissione insediata in Calabria. E nel mentre veniva approvato quel Piano di rientro, che comportava già pesanti oneri a carico dei cittadini calabresi, la Giunta regionale del tempo continuava a definire acquisizioni di prestazioni ospedaliere da strutture private nonché transazioni dei crediti pregressi delle case di cura. E tutto avveniva nel mentre la Kpmg non aveva definito la esatta quantificazione del debito sanitario, dato necessario per individuare gli interventi utili a bloccare gli sprechi che avevano causato l’indebitamento. La Kpmg mi risulta non avesse definito la esatta quantificazione del debito sanitario neppure quando il nuovo Presidente della Giunta regionale, nel 2010, ha definito un ulteriore Piano di rientro. Ricordo che la Kpmg è la società leader a livello globale anche nei servizi di consulenza a beneficio delle regioni che presentano deficit sanitari e che appunto presta servizio di revisione e organizzazione contabile in tale settore. Ho fatto una lunga premessa nella risposta alla sua domanda, ma reputo importante evidenziare che appare chiaro come la permanenza dell’emergenza sanitaria in Calabria non può che favorire il fatturato della società Kpmg. Che ci siano importanti interessi della società Kpmg sulla permanenza in Calabria dell’emergenza sanitaria appare anche dal fatto che, ad oggi, non è dato conoscere cifre reali sul dissesto sanitario in Calabria, tantomeno avere contezza delle attività svolte in merito all’affidamento dell’incarico nel settore e alle retribuzioni elargite dalla Regione.
Ancora una volta i conti non tornano e ne pagano le spese la sanità e i cittadini, da recenti indagini risulta che la Kpmg non abbia “notato” il buco di mezzo miliardo all’Asp di Reggio Calabria e da Roma invece si parla di “ripresa” e si fa finta di niente. Lei si è occupata sempre e ormai da troppi anni di questo tema, infatti riporto un pezzo di un suo atto risalente al 2009: “il Presidente della Regione Calabria, il quale, peraltro, detiene da mesi la delega al settore della salute, anche nell’inutile tentativo di predisporre un impossibile piano di rientro dal pesante buco finanziario, la cui cifra reale rimane estremamente esosa ma non definita, alla domanda del cronista ha dichiarato, tra l’altro, di non sapere neppure quanti sono i presidi ospedalieri calabresi che risultano a «norma», ha continuato a ribadire che lui fa politica e di fronte ad immagini di strutture sanitarie vuote o eccessivamente colme di personale, si è vantato di avere avviato la programmazione per la costruzione di quattro nuove strutture”. Com’ è la situazione ad oggi?
Trattiamo ora il “buco” all’ASP di Reggio Calabria, dove sarebbero “scomparsi” circa 400 milioni di euro, ma nulla è stato relazionato in merito dalla Kpmg e, secondo l’ex Commissario dell’Azienda, dott. Santi Gioffrè, l’advisor Kpmg si limiterebbe “a una succinta elencazione delle inefficienze aziendali e a un generale riepilogo delle azioni da intraprendere, senza indicare, allo stesso tempo, le modalità operative e la tempistica di attuazione previste nonché, soprattutto, le risorse umane e materiali da destinare”. Naturalmente, però, le mancanze, sulle quali sarebbe opportuna un’adeguata inchiesta della Magistratura, almeno di quella contabile, non sono solo attribuibili alla Kpmg, ma anche alla Regione Calabria, se è vero che il Ministero dell’Economia e Finanza (Mef) aveva intimato alla nostra Regione di risolvere le gravi anomalie dell’ASP di Reggio Calabria e delle altre ASP della Calabria. Alla luce di quanto sopra oggi purtroppo permane un grave disagio per i cittadini calabresi, i quali, oltre agli ingenti oneri finanziari a cui sono chiamati per contribuire al pagamento dei debiti nel settore della sanità, non vedono garantita la minima assistenza e quindi il loro diritto alla salute. Sono stati chiusi importanti Presidi Ospedalieri senza alcuna programmazione adeguata. Si è voluto puntare alla costruzione di quattro nuove strutture ospedaliere, con un ulteriore aggravio di spesa, senza pensare a come e se verranno riutilizzati tutti gli ospedali chiusi o quelli costruiti a tal fine e mai aperti (Gerace, Rosarno, ecc.). Personalmente sono molto preoccupata per la presenza dei Commissari Scura e Urbani, i quali, gestendo il settore in pieno disaccordo con il Presidente Oliverio, non potranno mai garantire una reale efficienza sanitaria. D’altra parte ritengo che senza un’effettiva conoscenza del disavanzo nel settore, non si possa predisporre un vero Piano di rientro che punti sul taglio degli sprechi e sulla garanzia dell’assistenza sanitaria per tutti i cittadini calabresi.
In una precedente intervista abbiamo parlato dei lodi arbitrali, di soldi pubblici “sprecati” e opere mai compiute. Si sa che, il problema sanità in Calabria è ormai gravissimo. Qual’ è il rapporto tra la sanità pubblica e quella privata? Perché leggiamo sempre delle due sfere come se fossero connesse e gestite dai ”soliti noti”?
Il rapporto tra sanità pubblica e privata non è mai stato esemplare in Calabria, a mio avviso, a causa dei favoritismi politici che hanno portato ai vari interventi nei due settori. E’ mancata innanzitutto l’efficienza della sanità pubblica, per cui quella privata ha avuto “gioco facile”. Non c’è mai stata effettiva chiarezza relativamente ai criteri con i quali è avvenuta l’assegnazione dei budget. E’ chiaro poi che l’incancrenita situazione sanitaria calabrese si ribalta sia sulla sanità pubblica che su quella privata. Su entrambe più volte la Magistratura contabile ha evidenziato molte criticità. A mio avviso sono mancate nel tempo, ed ancora oggi, gli interventi della Magistratura ordinaria per colpire gli sprechi, la scelta delle strutture private da convenzionare, i lodi arbitrali, ed altro. Occorre prendere atto che la sanità tutta è il settore più produttivo, dal punto di vista elettorale, per molti politici calabresi e come tale non può che essere gestito solo a tal fine. Ma è anche uno dei settori business per la ‘ndrangheta. Forse qualcosa potrebbe cambiare solo se il settore sanità verrà sottratto alle sfere della politica per essere gestito interamente dal personale esperto della materia.
Questa giunta regionale e lo stesso presidente, sin dall’ inizio non ha smesso di far affondare sempre di più la nostra regione, e sembra sia tornato l’ immobilismo. Qual’ è ad oggi la sua considerazione del lavoro svolto o “non” svolto? Le ripropongo, ahimè, la solita domanda, vede soluzioni e una via d’ uscita da questo tunnel?
Ad un anno dall’ultima tornata elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria non mi sembra di poter intravedere nulla di positivo in merito alla soluzione delle nostre emergenze, purtroppo riscontrabili in ogni settore. Siamo stati costretti ad assistere ad alternanti assegnazioni di poltrone ed incarichi e, purtroppo, ad un unico risultato: la Calabria è la regione più povera d’Italia, dove si registra il tracollo dell’occupazione e nessun segnale di ripresa rispetto al resto d’Italia. Ma ciò non interessa più di tanto a coloro che ci governano, anche a livello nazionale, se è vero com’è vero, che il Presidente del Consiglio dei Ministri, proprio ieri, anziché premurarsi a far ratificare la richiesta di calamità naturale per la Calabria, che ha provocato persino due vittime, ha dato la sua disponibilità alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, coadiuvando così anche la permanenza e l’ulteriore sperpero di denaro per la Società “Ponte di Messina”.