Emergenza
Sanità in Calabria,
intervista ad Angela Napoli
Intervista all’ On. Angela Napoli, Consulente Commissione
Parlamentare Antimafia e Presidente Risveglio Ideale sull’
emergenza Sanità in Calabria, sugli sprechi e i buchi di bilancio sui quali
ancora non abbiamo chiarezza.
Torniamo a parlare di sanità in Calabria, ci può spiegare cos’ è
la società Kpmg? Società che gestisce i soldi della sanità calabrese e, come la
stessa deputata 5stelle Nesci, di recente ha fatto notare, in un’interrogazione
rivolta ai ministri dell’Economia e della Salute: “ad oggi non abbiamo dati
precisi dal revisore dei conti Kpmg, nonostante finora abbia ricevuto circa 3
milioni all’anno”. Cosa sta succedendo? Pensa sia vero che tutto sia “oscurato
e taciuto” dalle istituzioni?
Prima di entrare nel merito delle risposte alle sue cortesi
domande penso sia opportuno fare un pò di storia sul commissariamento del
settore sanità in Calabria.
Il Governo Prodi, in data 11 dicembre 2007, ha dichiarato lo
“stato di emergenza socio-economico-sanitaria” in Calabria “ per far fronte
alle condizioni di disagio del sistema sanitario regionale nonché
all’inadeguatezza delle strutture”. Da allora la Regione Calabria ha continuato
pressoché a disattenzionare i vari punti di criticità che hanno portato alla
dichiarazione dello stato di emergenza; mi riferisco ai mancati e adeguati
controlli sulla spesa sanitaria, alla mancanza dell’approvazione di un piano
sanitario regionale utile a garantire l’assistenza sanitaria ai cittadini,
all’impunità di coloro che hanno commesso errori e responsabilità accertate, al
controllo dell’esorbitante spesa ai privati, alle nomine di dirigenti privi di
responsabilità e, a volte, dei titoli necessari, ai numerosi casi di malasanità
che hanno portato anche al decesso di giovanissime vittime. Per non parlare dei
bilanci prodotti prima dalle Aziende Sanitarie Locali e successivamente dalle
Aziende Sanitarie Provinciali, che hanno evidenziato talvolta carenze anche
rispetto alle norme basilari del codice civile, incompletezze ed incoerenze tra
le loro diverse parti e profonde incertezze sull’effettiva situazione
finanziaria delle singole Aziende e del sistema sanitario regionale nel suo
complesso.
Da quanto esposto si evince chiaramente quale fosse la
situazione sanitaria calabrese e quanto la stessa risultasse incancrenita fin
dal 2007. Voci di corridoio, riportate anche dalla stampa regionale, riferivano
che l’iniziale Piano di rientro per il risanamento del deficit sanitario del
giugno 2009 sarebbe stato elaborato a Roma da Agenas e Kpmg e non dall’apposita
speciale Commissione insediata in Calabria. E nel mentre veniva approvato quel
Piano di rientro, che comportava già pesanti oneri a carico dei cittadini
calabresi, la Giunta regionale del tempo continuava a definire acquisizioni di
prestazioni ospedaliere da strutture private nonché transazioni dei crediti
pregressi delle case di cura. E tutto avveniva nel mentre la Kpmg non aveva
definito la esatta quantificazione del debito sanitario, dato necessario per
individuare gli interventi utili a bloccare gli sprechi che avevano causato
l’indebitamento. La Kpmg mi risulta non avesse definito la esatta
quantificazione del debito sanitario neppure quando il nuovo Presidente della
Giunta regionale, nel 2010, ha definito un ulteriore Piano di rientro. Ricordo
che la Kpmg è la società leader a livello globale anche nei servizi di
consulenza a beneficio delle regioni che presentano deficit sanitari e che
appunto presta servizio di revisione e organizzazione contabile in tale
settore. Ho fatto una lunga premessa nella risposta alla sua domanda, ma reputo
importante evidenziare che appare chiaro come la permanenza dell’emergenza
sanitaria in Calabria non può che favorire il fatturato della società Kpmg. Che
ci siano importanti interessi della società Kpmg sulla permanenza in Calabria
dell’emergenza sanitaria appare anche dal fatto che, ad oggi, non è dato
conoscere cifre reali sul dissesto sanitario in Calabria, tantomeno avere
contezza delle attività svolte in merito all’affidamento dell’incarico nel
settore e alle retribuzioni elargite dalla Regione.
Ancora una volta i conti non tornano e ne pagano le spese la
sanità e i cittadini, da recenti indagini risulta che la Kpmg non abbia
“notato” il buco di mezzo miliardo all’Asp di Reggio Calabria e da Roma invece
si parla di “ripresa” e si fa finta di niente. Lei si è occupata sempre e ormai
da troppi anni di questo tema, infatti riporto un pezzo di un suo atto
risalente al 2009: “il Presidente della Regione Calabria, il quale, peraltro,
detiene da mesi la delega al settore della salute, anche nell’inutile tentativo
di predisporre un impossibile piano di rientro dal pesante buco finanziario, la
cui cifra reale rimane estremamente esosa ma non definita, alla domanda del
cronista ha dichiarato, tra l’altro, di non sapere neppure quanti sono i
presidi ospedalieri calabresi che risultano a «norma», ha continuato a ribadire
che lui fa politica e di fronte ad immagini di strutture sanitarie vuote o
eccessivamente colme di personale, si è vantato di avere avviato la
programmazione per la costruzione di quattro nuove strutture”. Com’ è la
situazione ad oggi?
Trattiamo ora il “buco” all’ASP di Reggio Calabria, dove
sarebbero “scomparsi” circa 400 milioni di euro, ma nulla è stato relazionato
in merito dalla Kpmg e, secondo l’ex Commissario dell’Azienda, dott. Santi
Gioffrè, l’advisor Kpmg si limiterebbe “a una succinta elencazione delle
inefficienze aziendali e a un generale riepilogo delle azioni da intraprendere,
senza indicare, allo stesso tempo, le modalità operative e la tempistica di attuazione
previste nonché, soprattutto, le risorse umane e materiali da destinare”.
Naturalmente, però, le mancanze, sulle quali sarebbe opportuna un’adeguata
inchiesta della Magistratura, almeno di quella contabile, non sono solo
attribuibili alla Kpmg, ma anche alla Regione Calabria, se è vero che il
Ministero dell’Economia e Finanza (Mef) aveva intimato alla nostra Regione di
risolvere le gravi anomalie dell’ASP di Reggio Calabria e delle altre ASP della
Calabria. Alla luce di quanto sopra oggi purtroppo permane un grave disagio per
i cittadini calabresi, i quali, oltre agli ingenti oneri finanziari a cui sono
chiamati per contribuire al pagamento dei debiti nel settore della sanità, non
vedono garantita la minima assistenza e quindi il loro diritto alla salute.
Sono stati chiusi importanti Presidi Ospedalieri senza alcuna programmazione
adeguata. Si è voluto puntare alla costruzione di quattro nuove strutture
ospedaliere, con un ulteriore aggravio di spesa, senza pensare a come e se
verranno riutilizzati tutti gli ospedali chiusi o quelli costruiti a tal fine e
mai aperti (Gerace, Rosarno, ecc.). Personalmente sono molto preoccupata per la
presenza dei Commissari Scura e Urbani, i quali, gestendo il settore in pieno
disaccordo con il Presidente Oliverio, non potranno mai garantire una reale
efficienza sanitaria. D’altra parte ritengo che senza un’effettiva conoscenza
del disavanzo nel settore, non si possa predisporre un vero Piano di rientro
che punti sul taglio degli sprechi e sulla garanzia dell’assistenza sanitaria
per tutti i cittadini calabresi.
In una precedente intervista abbiamo parlato dei lodi arbitrali,
di soldi pubblici “sprecati” e opere mai compiute. Si sa che, il problema
sanità in Calabria è ormai gravissimo. Qual’ è il rapporto tra la sanità pubblica
e quella privata? Perché leggiamo sempre delle due sfere come se fossero
connesse e gestite dai ”soliti noti”?
Il rapporto tra sanità pubblica e privata non è mai stato
esemplare in Calabria, a mio avviso, a causa dei favoritismi politici che hanno
portato ai vari interventi nei due settori. E’ mancata innanzitutto
l’efficienza della sanità pubblica, per cui quella privata ha avuto “gioco
facile”. Non c’è mai stata effettiva chiarezza relativamente ai criteri con i
quali è avvenuta l’assegnazione dei budget. E’ chiaro poi che l’incancrenita
situazione sanitaria calabrese si ribalta sia sulla sanità pubblica che su
quella privata. Su entrambe più volte la Magistratura contabile ha evidenziato
molte criticità. A mio avviso sono mancate nel tempo, ed ancora oggi, gli
interventi della Magistratura ordinaria per colpire gli sprechi, la scelta
delle strutture private da convenzionare, i lodi arbitrali, ed altro. Occorre
prendere atto che la sanità tutta è il settore più produttivo, dal punto di
vista elettorale, per molti politici calabresi e come tale non può che essere
gestito solo a tal fine. Ma è anche uno dei settori business per la
‘ndrangheta. Forse qualcosa potrebbe cambiare solo se il settore sanità verrà
sottratto alle sfere della politica per essere gestito interamente dal
personale esperto della materia.
Questa giunta regionale e lo stesso presidente, sin dall’ inizio
non ha smesso di far affondare sempre di più la nostra regione, e sembra sia
tornato l’ immobilismo. Qual’ è ad oggi la sua considerazione del lavoro svolto
o “non” svolto? Le ripropongo, ahimè, la solita domanda, vede soluzioni e una
via d’ uscita da questo tunnel?
Ad un anno dall’ultima tornata elettorale per il rinnovo del
Consiglio regionale della Calabria non mi sembra di poter intravedere nulla di
positivo in merito alla soluzione delle nostre emergenze, purtroppo
riscontrabili in ogni settore. Siamo stati costretti ad assistere ad alternanti
assegnazioni di poltrone ed incarichi e, purtroppo, ad un unico risultato: la
Calabria è la regione più povera d’Italia, dove si registra il tracollo
dell’occupazione e nessun segnale di ripresa rispetto al resto d’Italia. Ma ciò
non interessa più di tanto a coloro che ci governano, anche a livello
nazionale, se è vero com’è vero, che il Presidente del Consiglio dei Ministri,
proprio ieri, anziché premurarsi a far ratificare la richiesta di calamità
naturale per la Calabria, che ha provocato persino due vittime, ha dato la sua
disponibilità alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, coadiuvando
così anche la permanenza e l’ulteriore sperpero di denaro per la Società “Ponte
di Messina”.