mercoledì 23 dicembre 2009

Non abbassare la guardia sul Porto di Gioia Tauro

Chi riteneva che le cosche della Piana di Gioia Tauro avessero distolto la loro attenzione dal Porto, è stato sicuramente smentito dall’importante operazione odierna, denominata “Maestro”.
L’efficace attività investigativa dei ROS, dell’Agenzia delle Dogane, dell’AISI e della DDA di Reggio Calabria ha individuato come le cosche Molè e le altre ‘ndrine della Piana, dopo aver gestito i traffici illeciti transnazionali attraverso il Porto di Gioia Tauro, sono riuscite ad avviare attività di riciclaggio nel Lazio, dove ormai sono diventate padrone di larga fetta di importanti e lussuose strutture alberghiere e commerciali.
Il contemporaneo sequestro dei beni, per un ammontare di circa 50 milioni di euro, è un’essenziale attività di prevenzione che “attacca” i patrimoni illeciti dei quali si sono dotate le cosche della ‘ndrangheta.
Nel dare atto alla DDA di Reggio Calabria, guidata dal Procuratore Pignatone, del rilevante impegno profuso negli ultimi mesi per aggredire i patrimoni illeciti, mi auguro che vengano accelerati i tempi per giungere alla confisca degli stessi patrimoni, in modo da intaccare definitivamente l’impero economico delle cosche-
Auguro, altresì, che non venga abbassata la guardia sul Porto di Gioia Tauro, che ha visto, fin dalla sua nascita, crescere sempre più l’attenzione della ‘ndrangheta.

On. Angela Napoli
Componente Commissione Parlamentare Antimafia

Taurianova, 22 dicembre 2009

sabato 19 dicembre 2009

Il mancato commissariamento della Sanità calabrese

Altro colpo inferto alla Calabria: in periodo pre-elettorale e dopo quasi cinque anni di motivate denunzie non posso nascondere il rammarico nell’ apprendere che gli impegni assunti dal Presidente Berlusconi e dal Ministro Sacconi con i Calabresi, all’indomani della nomina a Ministro della Salute di Fazio, sono stati completamente annullati. Nessun commissariamento della sanità regionale e, in aggiunta, lo sblocco di ben 700 milioni di euro per l’ammodernamento degli ospedali calabresi.
Altro che “inciucio”: 2166 miliardi di debito sulle spalle dei cittadini, chiamati a pagare i ticket sanitari, ad assistere alla chiusura di ben 44 strutture ospedaliere e costretti a rimanere nell’area “B” della sanità italiana, nel mentre direttori generali, amministrativi e sanitari rimarranno tranquillamente ai loro posti.
Esultano Loiero ed i suoi fiancheggiatori: accordo siglato ed, in aggiunta, nomina a commissario per l’emergenza, nonchè creazione di un Ufficio per il piano di rientro!
Cosa possiamo pretendere ancora! Una legge finanziaria che cancella la Calabria dal contesto Nazionale, il Cipe che mantiene il blocco dei fondi PAR – FAS, il Porto di Gioia Tauro che si avvia verso il ridimensionamento, sanità allo sfascio, disoccupazione galoppante!
Adesso comprendo i motivi delle mancate risposte ai miei innumerevoli atti ispettivi sulla sanità calabrese!
E’ d’obbligo ricordare a questo punto una frase detta dal Governatore Loiero alcuni mesi fa:” Ma voi pensate davvero che noi calabresi abbiamo l’anello al naso?”. Naturalmente la domanda è indirizzata al Governo Nazionale!

On. Angela Napoli

Roma, 18 dicembre 2009

giovedì 17 dicembre 2009

L'articolo di FareFuturo Web Magazine su Vittorio Feltri

Un giornale barricadero e militante non può rappresentare un grande partito
E se il "nemico interno" fosse Vittorio Feltri?


di Filippo Rossi

No, non è colpa di Silvio Berlusconi. Proprio no. E non è neanche colpa di Fabrizio Cicchitto, in fondo. Neanche di Gasparri, di Bondi o di Quagliariello. E neanche di un parlamentare come Giancarlo Lehner, che pure è sempre disponibile a qualche uscita scomposta e di cattivo gusto. No. Forse la colpa è, soprattutto, di una persona che con la sua azione mediatica influisce fin troppo sul fare e sul pensare politico del centrodestra italiano. E questa persona è il direttore del Giornale, Vittorio Feltri.
Non è possibile che un grande partito moderato, che punta a rappresentare la maggioranza dei cittadini italiani, che si riconosce nel Partito popolare europeo, che nel suo manifesto dei valori pone al centro la persona umana e la sua dignità, un partito che deve affrontare la sfida del governo in un momento non facile, ecco, non è possibile che un partito così sia rappresentato da un giornale che non è di destra. Ma che, nei modi e nei fatti, è un giornale minoritario, barricadero, militante e sostanzialmente di estrema destra. Un giornale che fa della propaganda la sua cifra stilistica.
Un giornale che, tra l’altro, si è auto-investito di questa rappresentatività. Un giornale il cui direttore, un po’ come San Pietro, si ritiene il custode delle chiavi del Regno (tu entri e tu esci dal Pdl…), e il depositario della Dottrina. Un giornale che, con questa impostazione, non può non invitare allo scontro, con toni da Crociata o da Inquisizione. Un giornale che difende la Lega un giorno sì e l’altro pure, che intervista un’esagitata come Daniela Santanché almeno una volta al mese, quasi che con il suo movimento dello zero virgola possa essere considerata rappresentativa della linea di un grande partito. Un giornale che si diletta nella caccia all’untore, nella delazione del presunto traditore, nella scomunica e – quando serve – nel rogo mediatico degli eretici, o degli “scomodi”. Un giornale che troppo spesso, dal caso Boffo al caso Mussolini, si nutre di insinuazioni e di personalizzazioni.
Un meccanismo che rischia di andare fuori controllo. Una scheggia impazzita. Pagine piene di livore, in questo momento, sono inutili e dannose, per il paese. E anche per il partito (sempre che del partito, a uno come Feltri, interessi qualcosa…).
«L’amore vince sull’odio», ha detto il premier dal letto d’ospedale. E noi siamo assolutamente d’accordo con lui: è la nostra linea. Anzi, vogliamo aggiungere una bella frase di Giacomo Puccini: «Contro tutto e contro tutti fare sempre opera di melodia». Noi ci proviamo, a far vincere l’amore sull’odio. Anche a costo di essere tacciati – cosa che avviene pressoché quotidianamente – di superficialità, di melensaggine, di inutile buonismo.
“Fini è il traditore interno”, “Fini è il traditore interno”, “Fini è il traditore interno”. Eccolo, uno dei mantra feltriani. Ripetuto stucchevolmente, quasi ogni santo giorno. E ritirato fuori anche oggi: la critica alla fiducia sulla Finanziaria? Uno schiaffo a Berlusconi. E via così. Ma non può che sorgere un dubbio (anzi, è un dubbio non nuovo, a essere sinceri): e se il nemico interno, quello che rema contro e che impedisce al Pdl di crescere, di stabilizzarsi, di amalgamarsi e di governare con serenità, fosse proprio lui, il direttore del Giornale, Vittorio Feltri? Il Tempo di oggi racconta che il premier non ha voluto incontrare Feltri in ospedale, “ufficiosamente” per non fare uno sgarbo a Fini. Forse qualcosa sta cambiando. Forse, per tanti nel centrodestra, è arrivato il momento di disintossicarsi, scendere dalle barricate ed entrare nel mondo normale. Un mondo in cui un grande partito come il Pdl non può ogni giorno sparasi in vena fiale d’odio.

16 dicembre 2009

mercoledì 16 dicembre 2009

La mia soddisfazione per il ddl "Lazzati", approvato in Commissione Giustizia


La Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha approvato, con il consenso unanime dei gruppi parlamentari e del Governo, la proposta di legge con le disposizioni concernenti il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione. Relatrice l’on. Angela NAPOLI (PDL).
Con la proposta approvata che introduce il divieto di propaganda elettorale per il sorvegliato speciale e sanziona, nel contempo, anche la condotta del candidato che consapevolmente si rivolge per la propaganda allo stesso sorvegliato, si recide alle origini e in maniera concreta l’intreccio delinquenza - politica e malaffare, bonificando le Istituzioni.
L’on. Angela NAPOLI si è dichiarata soddisfatta dell’approvazione del provvedimento, per il momento in Commissione Giustizia, e ha inteso ringraziare tutti i gruppi politici ed il Governo per il contributo offerto durante tutta la fase di discussione, nonché quella emendativa, e per aver condiviso unanimemente la necessità di impedire e colpire ogni possibile condizionamento della criminalità organizzata nei confronti del mondo politico.

On. Angela NAPOLI
Componente Commissione Giustizia
Componente Commissione Parlamentare Antimafia

Roma, 16 dicembre 2009

Fondo per la sicurezza: Taurianova (RC) non è un Comune di serie B !

Dalle notizie diramate dal coordinamento regionale del PDL relative alla ripartizione decisa dal Ministero dell’Interno del fondo per la sicurezza urbana e la tutela dell’ordine pubblico per la Calabria, apprendo che, purtroppo, tra i Comuni della regione interessati al finanziamento, non appare quello di Taurianova (R.C.).
Taurianova è una città con una popolazione superiore ai 15.000 abitanti, il cui Consiglio Comunale è stato il primo in Italia ad essere sciolto per infiltrazione mafiosa e che, ancora oggi, per la seconda volta, è commissariato a causa delle stesse motivazioni.
La Commissione Straordinaria, nel giugno 2009, con nota prot. n. 14621, aveva trasmesso la richiesta di finanziamenti per n. 3 progetti per la realizzazione di iniziative urgenti per il potenziamento della sicurezza urbana e la tutela dell’ordine pubblico.
Mi appare davvero incomprensibile verificare che Taurianova sia stata lasciata fuori dalla ripartizione in questione, anche alla luce del fatto che la Commissione Straordinaria ha ereditato una situazione finanziaria a rischio dissesto.
Peraltro non vanno sottovalutati due recenti episodi che purtroppo evidenziano la pericolosità delle locali organizzazioni criminali; il tentativo di fuga dei due fratelli Zagari e l’omicidio del giovane diciottenne Francesco Inzitari. Episodi gravissimi che non consentono di lasciare i cittadini di Taurianova privi dell’adeguata sicurezza che non può essere garantita solo dalle Forze dell’Ordine.
Protesterò formalmente con il Ministro Maroni, indirizzandogli un interrogazione parlamentare intesa a conoscere i motivi per i quali il Comune di Taurianova, ricadente nel territorio della “famigerata” Piana di Gioia Tauro, debba essere considerato di serie B.

On. Angela NAPOLI
Componente Commissione Parlamentare Antimafia

Roma, 16 dicembre 2009

Interrogazione a risposta scritta

Al Ministro dell’Interno – Per sapere – premesso che:

- recenti notizie di stampa hanno riportato la ripartizione del fondo per la sicurezza urbana e la tutela dell’ordine pubblico che ha assegnato alla Calabria oltre dieci milioni di euro;

- il Comune di Taurianova (R.C.), la cui popolazione supera le 15.000 unità, è stato il primo in Italia a dovere essere sciolto per infiltrazione mafiosa ed oggi, per la seconda volta, è commissariato per analoga motivazione;

- il Comune di Taurianova risulta escluso dalla ripartizione del Fondo per la realizzazione di iniziative urgenti per il potenziamento della sicurezza urbana e la tutela dell’ordine pubblico, previsto dal comma 18 dell’articolo 61 della legge 133/2008;

- la Commissione Straordinaria del Comune di Taurianova nel giugno 2009 aveva fatto richiesta di finanziamenti, appunto a norma dell’articolo 61 della legge 133/2008, per n. 3 progetti;

- La Commissione Straordinaria ha, tra l’altro, ereditato una situazione comunale a rischio dissesto finanziario;

- la città di Taurianova, che insiste nel territorio della Piana di Gioia Tauro, è stata, ancora nell’ultimo mese, fatta rimbalzare sulle cronache nazionali per due gravi episodi: la tentata fuga dei due fratelli Zagari, condannati all’ergastolo , e l’omicidio del giovane diciottenne Francesco Inzitari:

- quali i motivi che hanno lasciato il Comune di Taurianova fuori dalla ripartizione del fondo per la realizzazione di iniziative urgenti per il potenziamento della sicurezza urbana e la tutela dell’ordine pubblico;

- quali le iniziative di intervento per sopperire a questa grave esclusione della città di Taurianova.

On. Angela NAPOLI

Roma, 16 dicembre 2009

martedì 15 dicembre 2009

La presentazione del libro "The Sixth Family"



MAFIA, LA SFIDA POSSIBILE.
INCONTRO CON ANGELA NAPOLI E FRANCESCO BRUNO

articolo tratto da: www. recensionelibri.org

Intercettazioni ambientali e ruolo dei pentiti. Quanto incidono nelle indagini sui fatti di mafia?
Ne hanno discusso ieri, 14 dicembre, l’onorevole Angela Napoli e il criminologo Francesco Bruno con Enrico Natoli, presidente dell’Associazione Cuntrastamu, all’incontro organizzato presso la Libreria Croce di Roma da Armando Curcio Editore per la presentazione di The Sixth Family. Vito Rizzuto e il collasso della mafia americana, dei giornalisti Adrian Humphreys e Lee Lamothe. I fatti ricostruiti in questo libro-inchiesta, vale a dire la scalata della famiglia Rizzuto e del suo attuale leader ai vertici della malavita americana, culminata con la conquista del mercato mondiale della droga (e, per quanto ci riguarda da vicino, con una pesante ingerenza negli appalti per il ponte sullo Stretto di Messina), hanno dato spunto a un dibattito vivace e attento sugli ultimi sviluppi della lotta alla mafia.
In disaccordo con le più recenti disposizioni di legge che ne limitano l’impiego, infatti, l’onorevole Napoli ha ribadito l’importanza cruciale delle intercettazioni: «Questo fondamentale strumento di indagine consente di scoprire legami e collusioni insospettabili. Al contrario, se ci si concentra soltanto su chi è già in odore di mafia non possono verificarsi progressi determinanti. Chi è al di sopra di ogni sospetto – un politico, un uomo d’affari, chiunque non sia un mafioso conclamato – molto difficilmente può essere raggiunto». A proposito dei pentiti, invece, si è detta dubbiosa: «Il loro contributo può essere decisivo, certo, ma più spesso si tratta di una scelta di convenienza. Chi è stato capace di sciogliere un bambino nell’acido non può in nessun caso e a nessun titolo essere considerato “pentito”».
Sulla stessa linea Francesco Bruno, che ha analizzato le vicende della famiglia Rizzuto, esponente di quella mafia “esportata” che è da sempre il prodotto di punta del made in Italy, evidenziando gli intrecci e le ramificazioni criminali che oggi interessano tutta la Penisola, non solo le regioni che costituiscono la culla storica di Cosa Nostra, ’ndrangheta e camorra. «E il vero dramma è che prima era il mafioso ad aver bisogno del politico per realizzare i suoi progetti. Oggi, sempre più spesso, è il politico ad avere bisogno del mafioso.»

lunedì 14 dicembre 2009

Fermiamo la catena d'odio

L’espressione di dolore ed il volto insanguinato del Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, ha provocato profondo smarrimento in ciascuno di noi.
Nessuno avrebbe immaginato che la rabbia di uno “sconsiderato” potesse sfociare in un atto così inconsulto e grave.
Colpire il Presidente del Consiglio significa lanciare macigni sull’intero Paese e costringere a divulgare anche all’estero immagini di un’Italia carica di conflitti e di odi. Altro che “bel Paese!”.
Dopo lo smarrimento e il dolore, ognuno è chiamato alle proprie responsabilità. Mi sembrerebbe troppo facile pensare che tutto possa concludersi addossando le responsabilità ad uno “psicolabile”.
In qualsiasi Paese democratico la contrapposizione politica è sicuramente lecita, ma la considerazione dell’avversario quale nemico, non è sintomo di civiltà. L’abbattimento di un nemico comporta odio, rancore e conflitto.
Si possono occupare politicamente posizioni opposte, si possono non condividere scelte o comportamenti, ma il sale della democrazia non può che derivare da un confronto leale, a viso aperto, senza ipocrisia alcuna.
A Milano negli ultimi due giorni sono accaduti episodi gravissimi: i fischi ai familiari delle vittime di piazza Fontana e la violenza sul premier Berlusconi. Episodi sintomatici di un clima per nulla sereno che, purtroppo, sta investendo in modo preoccupante tutta l’Italia e che trova terreno fertile in coloro che, privi di valori, si nutrono di odio, vendetta e sangue.
Tutti abbiamo il dovere di aiutare a spegnere il fuoco che qualcuno sta facendo covare sotto la cenere; è un dovere che deve pervadere chi ama l’Italia e chi ne ha a cuore le sorti.

On. Angela Napoli

Roma, 14 dicembre 2009

Piaga Calabrese e connivenze di Palazzo: l'articolo di "Linea"

sabato 5 dicembre 2009

L'encomiabile attività di contrasto alla mafia siciliana

La cattura di Giovanni Nicchi e Gaetano Fidanzati, boss di rilievo di Cosa Nostra, assesta un ulteriore colpo mortale alla mafia siciliana. L’encomiabile attività di contrasto alla cupola di Cosa Nostra, e per la quale voglio esprimere sincero compiacimento alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura, è stata sicuramente portata avanti grazie ad un paziente ed importante lavoro di intelligence, supportato dall’approvazione di leggi contro il crimine volute dall’attuale Governo Nazionale.
Va, altresì, dato merito alla società civile siciliana che sta reagendo in modo encomiabile per debellare il cancro di Cosa Nostra.


On. Angela Napoli
Componente Commissione Parlamentare Antimafia

Taurianova, 05 dicembre 2009

venerdì 4 dicembre 2009

L'articolo de "L'Opinione delle Libertà" sul Pdl

Per Berlusconi “nessuna competizione”, la finiana Napoli parla di “segnali”

Nel Pdl scoppia la pace

di Ruggiero Capone
“Nessuna competizione con nessuno”, così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha risposto a chi insisteva nel chiedere se vi fosse una qualche competizione tra lui e Gianfranco Fini. La storia del fuorionda farebbe parte secondo alcuni delle tenzioni preregionali. E non è un mistero che Fini abbia più volte chiesto che alle presidenze regionali fossero candidate persone di specchiata onestà e grande autorevolezza istituzionale. Qualche indiscrezione parla di elogi fatti dal presidente della Camera per la scelta del magistrato antimafia Stefano D’Ambruoso come candidato del Pdl in Puglia e, sempre secondo addetti ai lavori, del rammarico dello Fini sul fatto che in Campania non vi fosse un candidato altrettanto autorevole. Queste considerazioni dimostrerebbero che Fini non ha alcuna voglia d’abbandonare il Cavaliere. “La sinistra di salotto è un anno che tende trappole a Silvio - pensa Gianfranco Rotondi (ministro per l’Attuazione del programma) -. Prima lo ha fatto divorziare da Veronica ed ora ci prova con Fini; ma servono nervi saldi perché abbiamo la responsabilità di guidare il Paese”. Ed intanto qualcuno fa notare come molti ex An stiano sottolineando che “il partito di Fini non può pesare meno della Lega a livello regionale”. I soliti pettegoli di palazzo accrediterebbero la teoria che, se il Carroccio ha spuntato la candidatura alle presidenze di Veneto e Piemonte, l’area degli ex An dovrebbe puntare alle presidenze di Campania, Lazio e Calabria. Ipotesi che scontenterebbe tutti gli ex Forza Italia di Roma e dintorni. Fini potrebbe mediare così: “Nel Lazio candidiamo Renata Polverini, segretaria dell’Ugl e persona vicina ad An, in Calabria ci mettiamo Scopelliti ed in Campania troviamo un magistrato, o persona d’alto profilo, giammai implicabile in alcun tipo d’affare giudiziario ed equidistante da An come da Fi”. Anche Il ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, sposta di fatto il dibattito politico sulle candidature regionali e, parlando di Fini, fa l’esempio a lui più vicino: “quando Bossi e Berlusconi s’incontrano trovano sempre l’accordo”. Come per dire “anche quando Berlusconi incontra Fini trova sempre l’accordo”.
Importante sarebbe oggi per An ottenere nelle candidature regionali uno spazio pari a quello ottenuto dalla Lega? Per raggiungere questo scopo necessita che Nicola Cosentino faccia un passo indietro in Campania, in cambio nessuno voterebbe contro di lui alcuna autorizzazione. “Sono le direttive del Pdl? - dice Angela Napoli (deputata finiana del Pdl) - Ancora un volta è un gruppo dove la libertà dei componenti viene vincolata. Non è affatto un ritorno della disciplina di partito. Disciplina di partito è sottoporre un gruppo ad una linea unica su argomenti governativi. Ma, quando si votano scelte che riguardano la persona, come nel caso di Cosentino, dovrebbe prevalere la libertà di coscienza. La libertà ed il rispetto del senso d’indignazione, che non è pari in ogniuno di noi”. Ma Certe cose Fini le avrebbe dette per chiedere maggior “rigore” nelle scelte regionali? “Certe esternazioni non escludo vengano dette per dire all’amico politico che sarebbero opportune differenti condotte di governo - ribatte Angela Napoli -. Poi, per quanto riguarda le candidature regionali, in Calabria non è ancora stato confermato Scopelliti, altre candidature potrebbero rientrare nell’ambito di una valutazione per le regioni meridionali, Lazio compreso. Non credo questo discorso possa ora adebitarsi al fuorionda, credo nessuno voglia scegliere i candidati a dispetto - sottolinea la deputata -. Certo in Campania un passo indietro sarebbe decoroso. Ma certe scelte dipendono dalla dignità di ciascun politico. In Campania dovrebbero seguire l’esempio pugliese, dove la candidatura di D’Ambruoso cheta non poco tutti i veleni giudiziari. Una candidatura similare in Campania potrebbe mettere a tacere le discordanze a seguito del caso Cosentino. Con D’Ambruoso si punta su persone che hanno una certa storia, al di sopra di ogni sospetto - chiosa la Napoli - vorremmo si seguisse lo stesso metodo ovunque”.

L'articolo di Viterbo Oggi sul convegno "Parole e mafie..."

MAFIA - Aumenta il rischio di infiltrazioni nel Lazio

Viterbo - Edilizia, appalti e smaltimenti rifiuti i settori maggiormente colpiti

Aumenta il rischio di infiltrazioni mafiose nel Lazio. Dopo i casi di Fondi e Nettuno, dove è stata accerta la presenta di alcuni personaggi legati alle organizzazioni criminali all'interno dei Comuni, la possibilità che nel territorio laziale possano verificarsi casi simili è alta. Questo è il dato emerso dal convegno "Parole e mafie. Informazione, silenzi, omertà" nato dalla collaborazione fra la Casa della legalità, l'Osservatorio Regionale sulla sicurezza e Libera Informazione,tenuto oggi, 3 novembre, in Provincia, al quale hanno partecipato Angela Napoli membro del Pdl della commissione parlamentare Antimafia, L'assessore alle politiche sociali e della sicurezza della Regione Lazio, Luigina Di Liegro, Antonio Turri di Libera, Lorenzo Frigerio di Libera Informazione e Vincenzo Boncoraglio della direzione istituzionale enti locali - sicurezza della Regione Lazio.Durante gli interventi, è stato sottolinato il fatto che le organizzazioni criminali in questo periodo si sono raffinate dal punto di vista culturale, ciò ha permesso una maggiore infiltrazione sia nei territori che storicamente non hanno avuto nessun legame con alcun tipo di mafia, sia negli ambiti nei quali è necessario un certo tipo di istruzione, come l'edilizia gli appalti o lo smaltimento dei rifiuti. Il pericolo del Lazio è la cosiddetta "Mafia e cicoria" o "Mafia nostrana" - ha affermato Turri - nata dall'organizzazione in clan di personaggi laziali che intrattengono rapporti con le grandi organizzazioni criminali. Un convegno organizzato anche per sensibilizzare i cittadini e le istituzioni. "Solo con la promozione della cultura della legalità è facile capire e combattere la mafia" - ha affermato la Di Liegro.
Dello stesso parere anche Angela Napoli, da sei anni sotto scorta, la parlamentare ha parlato della sua proposta di cancellazione dell’emendamento che consente la vendita dei beni immobili confiscati alle mafie, in commissione Giustizia che però è stata bocciata. Secondo la Napoli, proprio la confisca dei beni ai mafiosi e il riutilizzo di questi da parte di associazioni e comuni, potrebbe essere alla base della sconfitta delle organizzazioni criminali.
Un lavoro con le istituzione e i cittadini affinchè, Viterbo in questo specifico caso, ma anche tante altre regioni dell'Italia non vengano inquinate dalla mano della mafia.

di Alessandra Pinna

mercoledì 2 dicembre 2009

Il compiacimento per il sequestro dei beni mafiosi a Lamezia Terme

Desidero esprimere sincero compiacimento a tutti gli uomini della Polizia di Stato di Catanzaro ed al Questore Arturo De Felice per l’importante attività di prevenzione effettuata in data odierna con il sequestro dei beni a Vincenzo Perri di Lamezia Terme.
L’ingente valore dei beni sequestrati e la tipologia degli stessi dimostra la potenzialità economica della quale godono le cosche della ‘ndrangheta e i loro affiliati in Calabria.
Peraltro, non va sottovalutato il fatto che queste misure di prevenzione siano state applicate ad un affiliato della ‘ndrangheta di Lamezia Terme, città nella quale le varie cosche criminali hanno sempre gestito ogni tipo di attività illecita proficua per l’incremento del rispettivo impero economico.
Né va sottovalutata l’importanza dell’aggressione ai patrimoni illeciti e dell’utilizzazione degli stessi per scopi sociali, al fine di riuscire ad abbattere la potenzialità della criminalità e la sua invincibilità.

On. Angela NAPOLI
Componente Commissione Parlamentare Antimafia