martedì 30 settembre 2008

L'intervista sulla speculazione edilizia a Rende (CS)

«C’era qualcosa di vero nella mia interrogazione»

La Napoli: il centrodestra inciucia anche qui

La raffica di avvisi di garanzia che si è abbattuta sui consiglieri comunali di Rende scaturisce da una denuncia dell’opposizione consiliare di centrodestra. Ad essa seguì poi un’interrogazione della parlamentare del Pdl Angela Napoli, nella quale era indicata la situazione di conflitto d’interesse finita oggi nel mirino della magistratura.
Onorevole Napoli, che esito ha avuto poi quell’interrogazione?
«L’opposizione consiliare di centrodestra del Comune di Rende ha sicuramente svolto un importante ruolo, che dovrebbe caratterizzare qualsiasi saggia ed attiva opposizione. Un ruolo di proposta, ma anche di denunzia di tutto ciò che può essere considerata illegittima attività di un’amministrazione. Personalmente mi considero molto attenta nel denunziare quanto vado scoprendo di negativo in questo nostro sistema di illegalità diffusa calabrese. Ed è proprio ciò che ho fatto con la mia tanto criticata interrogazione parlamentare del 14 novembre 2007. La speculazione edilizia prosperata nel territorio di Rende appare anche agli occhi di qualsiasi sprovveduto cittadino che percorre l’autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Tutte le attività investigative continuano ad evidenziare come il mercato immobiliare faccia gola alla ‘ndrangheta e, quindi, non a caso sarebbe in atto anche un’indagine da parte della Dda di Reggio Calabria. Nella mia già richiamata interrogazione parlamentare, tanto vituperata a suo tempo dagli amministratori del Comune di Rende, sollecitavo la Procura della Repubblica di Cosenza ad avviare un’adeguata indagine sulla gestione dei Pau e sugli eventuali interessi da parte di consiglieri e dirigenti di quel Comune. E se è pur vero che siamo ancora ad una fase iniziale, e, pertanto, qualsiasi atto trasmesso dalla Procura non è indicativo di responsabilità o di reato commesso, è, però, altrettanto vero che il contenuto della mia interrogazione parlamentare forse aveva qualche riscontro di veridicità. Non posso sottacere che ha destato in me perplessità il silenzio della Prefettura di Cosenza sulla gestione dei Pau da parte del Consiglio di Rende».
Il sindaco di Rende ha parlato di “nemici personali e non politici” dai quali l’inchiesta sarebbe scaturita...
«Mi sembra, sotto un certo aspetto, anche plausibile che il sindaco di Rende giustifichi l’avvio dell’inchiesta in questione con l’alibi delle “inimicizie politiche”. Quello che non giustifico è il perpetrarsi ed il costante accomodamento che in Calabria viene dato a questo sistema politico-affaristico, il tutto sempre e comunque a danno della comunità».
Il consigliere Pupo ha dichiarato di essere un po’ troppo solitario nelle sue denunce. E Scopelliti in un recente dibattito ha sostenuto che a Cosenza il centrodestra “inciucia” con il centrosinistra. Il discorso potrebbe allargarsi a Rende secondo lei?
«Comprendo bene il tentativo di isolamento che continua a circondare il consigliere comunale Spartaco Pupo. In Calabria, purtroppo, chiunque si chiami fuori dal vigente sistema di corruzione e malaffare e trovi il coraggio della denunzia, viene “messo al bando”, in particolare proprio dal potere politico. L’importante è non demordere; personalmente ho grande fiducia nella magistratura e sono certa che prima o dopo la giustizia e le verità emergono. Mi spiace dover fare affidamento solo sulla Magistratura, ma penso che a questa abbia abdicato proprio il potere politico. Quanto ha dichiarato il sindaco Scopelliti, e che è stato fonte di tanto clamore, lo condivido in pieno e lo estendo non solo al Comune di Rende, ma a tante altre parti del territorio calabrese».
Insomma cosa avrebbe fatto lei, da consigliere comunale, se un terreno di sua proprietà o di proprietà di un suo parente diretto fosse al centro dell’azione dei Pau?
«Quando si diventa amministratore pubblico si giura fedeltà alla Costituzione, cosa che, a mio avviso, dovrebbe fare anche un qualsiasi consigliere comunale. E l’articolo 54 della Costituzione, al comma 2, recita: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore….”. Personalmente aggiungo: “Hanno il dovere di adempierle nel rispetto della legalità” e non mi sembra che sia da ritenersi legale il voto espresso a favore di una delibera che abbia a che fare con proprietà personali o di parenti. D’altra parte chi fa politica dovrebbe intenderla come esclusivo servizio alla collettività per il raggiungimento del bene comune, e non già come attività finalizzata a procurare vantaggi e profitti personali a quanti la praticano».
ROSAMARIA AQUINO
r.aquino@calabriaora.it

La risposta all'interrogazione sui servizi di traghettamento tra le due sponde dello Stretto

In risposta all’interrogazione parlamentare presentata in data 28 luglio 2008 dall’on. Angela Napoli (PDL), il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, on. Altero Matteoli, ha comunicato che la competente struttura ministeriale - Direzione Generale per il trasporto marittimo, fluviale e lacuale - nel mese di febbraio 2008 ha iniziato le procedure per dar corso al dettato dell’articolo 8 , c. 1 del D.L. 1 ottobre 2007, convertito con modificazioni dalla L. 29 novembre 2007, n. 222 e riguardante “Interventi per il trasferimento modale da e per la Sicilia e per il miglioramento del trasporto pubblico in Calabria e nello Stretto di Messina”.
In particolare i suddetti interventi si concretizzeranno , tra l’altro, nell’istituzione di un servizio di trasporto marittimo veloce tra le Città di Messina, Reggio Calabria e Villa san Giovanni, nonché di un collegamento marittimo rapido tra l’aeroporto di Reggio Calabria ed il Porto di Messina.
Nel mese di febbraio 2008 sono stati pubblicati gli avvisi pubblici per manifestazione di interesse e, nel mese di aprile, è iniziata la procedura di gara per l’affidamento dei servizi.
Ad oggi, si è conclusa la fase procedurale di prequalificazione dei concorrenti ed è in corso la fase di affidamento vero e proprio.

On. Angela NAPOLI
Componente Commissione Giustizia

domenica 28 settembre 2008

L'intervista sulle vicende del Porto di Paola (CS)

24 settembre 2008

«Attenti ai clan e al malaffare»

Angela Napoli dell’Antimafia: «Ben venga l’inchiesta della Procura»
Angela Napoli, parlamentare di Alleanza nazionale e membro della commissione Antimafia, interviene a 360 gradi sulla vicenda del porto di Paola e, più in generale, sul “cancro” calabrese legato alle infiltrazioni mafiose nel settore dei lavori pubblici.
Onorevole Napoli, lunedì l’autorità giudiziaria ha apposto i sigilli all’area su cui doveva sorgere il cantiere per la realizzazione del porto. Il provvedimento è legato a un procedimento penale del 2004 per un incidente causato da una tromba d’aria. Ma sull’intera vicenda del Porto, com’è noto, esiste una sua interrogazione parlamentare, predisposta mesi addietro, che attualmente si trova all’attenzione della procura della Repubblica?
Cosa sta accadendo?
«Preliminarmente, in relazione a quello che è accaduto l’altro ieri, le dico che quando viene bloccata un’opera pubblica, io non canto mai vittoria perché sono convinta che senza le opere pubbliche non si possa parlare di sviluppo. Quando si blocca un’opera, a mio avviso, si blocca lo sviluppo. Tuttavia sono altrettanto consapevole che in Calabria è ora di smetterla con la corruzione e il malaffare. Le opere pubbliche devono essere espletate all’insegna della massima legalità. Sulla vicenda del porto di Paola, com’è noto, ho semplicemente chiesto di conoscere le motivazioni – e i ministri dovranno rispondere a questa interrogazione – come mai si è ritirata da questo appalto la società che possedeva il potenziale economico, le attrezzature, gli strumenti, l’esperienza e quant’altro, ed è stata favorita una società che si è costituita un anno fa e che ha un capitale sociale assolutamente incompatibile con le necessità di una società che deve costruire un porto di quella portata. Dunque, ho chiesto chiarezza».
Una richiesta chiarezza che ha sollevato tanto clamore e tanti veleni...
«Perché ci sia stato tanto scandalo sulla mia interrogazione parlamentare non riesco a capirlo. Non capisco perchè sono stata accusata di guardare oltre il confine della mia provincia; chi mi accusa non riesce a rendersi conto che sono un deputato eletto dall’intera Calabria e ho il dovere di guardare il contesto generale. Peraltro, com’è noto, non sono nuova alle attenzioni sulla costa tirrenica cosentina. A parte queste accuse, non capisco perché si siano sentiti così offesi dalla mia semplice richiesta di chiarezza e notizie. Certo, quanto da lei riportato oggi su Calabria Ora in merito al sequestro di quell’area, mi fa capire che forse c’era anche altro che non andava, e quindi ben venga l’iniziativa di indagine avviata dalla procura della Repubblica di Paola».
Le recenti inchiesta della Dda dimostrano che sui porti c’è (o c’è stata) la mafia. Quindi c’è molta preoccupazione per eventuali infiltrazioni mafiose sui lavori del porto di Paola. Lei ha già reso noti questi suoi timori?
«Purtroppo tutte le indagini stanno dimostrando che in Calabria non c’è opera pubblica che non abbia avuto l’attenzione della ‘ndrangheta. D’altra parte laddove c’è un’opera pubblica ci sono finanziamenti, e i finanziamenti non possono non far gola agli uomini delle cosche. Ho semplicemente evidenziato anche questo nella mia interrogazione; non ho assolutamente detto che c’è la ’ndrangheta nel porto di Paola. Ho però evidenziato uno stato di cose che, purtroppo, fa parte del sistema della malavita locale e del sistema calabrese; quindi, anche in tal senso, le indagini della Procura di Paola dovranno fare chiarezza. Capire se vi sono già ingerenze o meno. Non si tratta di una questione territoriale, è cosi in tutto il territorio calabrese; non c’è parte che non sia esente dalla presenza della criminalità organizzata negli affari economici, negli appalti pubblici e in tutti quello che produce».
E allora, morale della favola: l’amministrazione comunale come dovrebbe agire per scongiurare infiltrazioni mafiose? Magari controllando meglio gli appalti pubblici?
«Credo che questo avrebbe dovuto farlo all’atto dell’affidamento dell’appalto. Non so se l’amministrazione comunale abbia fatto degli interventi mirati, come ad esempio protocolli, cioè se abbia affidato i lavori in accordo con un protocollo concordato con la prefettura di Cosenza. Mi auguro, ad ogni modo, che sia stato preso ogni accorgimento del caso».
Un’ultima informazione: il Comune le ha fornito i verbali di quel consiglio comunale in cui lei è stata contestata?
«Ho avuto i documenti solo del consiglio, e la verbalizzazione non è mai integrale. Avevo chiesto la registrazione alla emittente televisiva locale ma non me l’hanno ancora data. In quel consiglio sono stata criticata ai limiti della denuncia per diffamazione e calunnia».
Intanto il nuovo consiglio comunale sul porto, richiesto dalle forze di opposizione, si terrà il 1° ottobre prossimo per le ore 16. Si parlerà anche della delibera 228 (presa d’atto concessione porto dei Normanni).

GUIDO SCARPINO
g.scarpino@calabriaora.it

giovedì 25 settembre 2008

L'interrogazione su rifiuti, imprenditoria e magistratura in Calabria




26 settembre 2008

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Ai ministri della Giustizia dell’Interno e dell’Ambiente e Tutela del Territorio

–Per sapere – Premesso che:

- l’inchiesta “Puma”, condotta dalla DDA di Catanzaro ha visto coinvolti , tra gli altri, un consigliere regionale, oggi sospeso dalla carica, e Raffaele Vrenna, imprenditore, nel momento del coinvolgimento, presidente dell’Assindustria crotonese, vicepresidente della Confindustria Calabria e presidente del Crotone calcio;
- le accuse in fase di indagine erano di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, falso e corruzione;
- nella lunga requisitoria del processo, col rito abbreviato, scaturito dall’inchiesta “Puma”, il Pm Pierpaolo Bruni ha denunziato le decisioni assunte: “ Gip e TdL di Catanzaro meno rigorosi coi colletti bianchi “ (dove per “colletti bianchi” si fa riferimento, tra gli altri, proprio all’imprenditore Raffaele Vrenna);
- nella requisitoria il Pm ha ricordato che Vrenna “era in ottimi rapporti con i personaggi della cosca”;
- il Pm ha chiesto 10 anni di reclusione e la sentenza, emessa nel mese di giugno 2008, ha portato alla condanna di 4 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, dell’imprenditore Raffaele Vrenna;
- l’imprenditore Vrenna, nel momento della condanna, era comproprietario con il fratello Giovanni della società “Sovreco SpA”, con partecipazione diretta al capitale sociale di ben 6 società miste sparse in tutta la Calabria e con qualche legame anche in Campania, tutto nel settore di gestione dei rifiuti;
- Vrenna non era nuovo ad interventi giudiziari: nel 2005 una delle sue ditte di smaltimento rifiuti, la Mida Srl, vincitrice dell’appalto di alcuni lavori presso l’Azienda sanitaria locale di Messina, era finita sotto un inchiesta che aveva portato agli arresti domiciliari, per ben sei mesi, dell’imprenditore in questione; il procedimento penale era stato poi trasferito dalla Procura di Messina a quella di Crotone dove si è concluso con la piena assoluzione dell’imputato;
- dopo la richiesta di condanna nel processo “Puma”, l’imprenditore Vrenna si è autosospeso dalla carica di responsabile degli industriali crotonesi;
- a seguito della condanna in primo grado, riportata dal Vrenna nel processo “Puma”, il Prefetto di Crotone, nello scorso mese di agosto 2008, ha correttamente comunicato agli Enti calabresi che avevano il contratto con le ditte di smaltimento rifiuti di proprietà dell’imprenditore crotonese, che questi non era più in possesso dei requisiti per ottenere la certificazione antimafia;
- dopo la comunicazione del Prefetto di Crotone, Raffaele Vrenna ha deciso di cedere tutte le sue quote di partecipazione nelle società “Sovreco”, “Salvaguardia Ambientale”, “Mida” e “Football Club Crotone”;
- la Prefettura di Crotone ha disposto gli accertamenti sulla nuova composizione societaria della “Sovreco”; quale amministratore del suo patrimonio, Raffaele Vrenna ha indicato il commercialista Angelo Berlingeri, i beneficiari sono i suoi familiari, la moglie Patrizia ( segretaria del Procuratore della Repubblica di Crotone, Franco Tricoli) e i due figli, quale garante ci sarebbe il fratello Giovanni;
- successivamente alla cessione delle quote, si è subito parlato della nascita di una società “Trust” che gestisse in maniera separata il patrimonio senza venirne in possesso;
- in seguito alla revoca della certificazione antimafia alle società dell’imprenditore Raffaele Vrenna, in data 8 agosto 2008, l’Ufficio del Commissario per il superamento della criticità ambientale in Calabria ha interrotto i rapporti con la società “Sovreco”di Crotone;
- la citata revoca, di carattere emergenziale e dovuta secondo la normativa antimafia, è stata seguita da proteste dei sindaci dei Comuni calabresi presso i quali era stata destinata la ripartizione dei rifiuti solidi urbani solitamente inviati nella discarica di proprietà del Vrenna;
- alla protesta dei sindaci si è unita quella del Governatore della Calabria , Agazio Loiero, il quale, peraltro, proprio ultimamente aveva invocato la proroga del decennale stato di emergenza ambientale in Calabria: proroga ottenuta fino al 31.12.2008;
- l’interrogante ha ritenuto davvero assurde le proteste di Sindaci e Governatore di fronte alla obbligata interruzione dei rapporti con un privato che aveva perso le prerogative previste dalla vigente legislazione antimafia;
- il 12 agosto 2008, inspiegabilmente e, ad avviso dell’interrogante, aggirando la normativa antimafia, dopo un incontro con il presidente della Giunta regionale calabrese, Agazio Loiero, il Prefetto Goffredo Sottile, Commissario delegato per il superamento della criticità ambientale, ha riaperto l’impianto della società “Sovreco”;
- il giorno successivo la stampa ha dato notizia che il Procuratore della Repubblica di Crotone, Franco Tricoli ( la cui segretaria, Patrizia Comito, è moglie di Raffaele Vrenna), e che sarebbe andato in pensione dopo quattro giorni, avrebbe assunto la figura di “blind Trust”, di fatto solo”Trust”, del gruppo Vrenna;
- il Procuratore della Repubblica di Crotone guidava ancora, in quel momento l’Ufficio presso il quale lavora il magistrato, Pierpaolo Bruni, Pm nel processo “Puma”, contro l’imprenditore Raffaele Vrenna;
- di fatto, il Procuratore Tricoli, in data 08.08.2008 ha inoltrato domanda di collocamento in pensione ed il 18.08.2008 è stato collocato in pensione ed ha assunto l’incarico di presidente del “trust” che il gruppo Vrenna ha inteso realizzare per sottrarsi alle conseguenze insite nella condanna a quattro anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa di Raffaele Vrenna;
- ad avviso dell’interrogante appare anomala la scelta del Procuratore Tricoli nel lasciare l’Ufficio della Procura per assumere, senza soluzione di continuità, l’incarico di garante di una società che il suo stesso Ufficio ha messo al centro delle proprie indagini , fino ad ottenerne la condanna del maggiore azionista;
- l’interrogante ritiene, altresì, di dover puntualizzare la stranezza dell’incarico assunto dall’ex Procuratore Tricoli, il quale ha avuto al suo fianco, come segretaria, la moglie di Raffaele Vrenna, affidataria di alcune quote, cedute dal marito, dela società “Sovreco”, ed ancora oggi rimasta quale cancelliere, all’interno della Procura di Crotone;
- nella vicenda non può passare inosservata la dichiarazione dell’Antitrust sulla gestione dei rifiuti in Calabria; sul bollettino settimanale di metà agosto 2008 l’Antitrust ha parlato di “un organizzazione non trasparente dei sistemi di gestione della raccolta differenziata, culminata nella costituzione di società a capitale misto pubblico-privato senza ricorso ad alcun tipo di gara come prescritto dalla legge”; la segnalazione dell’Antitrust ha, altresì, messo in evidenza come l’intero sistema di privativa posto in essere nella regione Calabria sia stato costituito in deroga alla normativa vigente a livello comunitario e nazionale e che la gestione, in concreto, di questo tipo di servizi, abbia dimostrato elementi di forti criticità, gravi inefficienze ed inadeguatezze;
- un collaboratore di giustizia, proprio nell’ambito di un’inchiesta sulla cosca Vrenna-Bonaventura-Corigliano, avrebbe denunziato rapporti della ‘ndrangheta crotonese con le istituzioni ed anche con rappresentanti della magistratura;
- nei primi giorni del corrente mese di settembre 2008 i Carabinieri di Crotone, su delega della Procura, hanno acquisito in Prefettura tutti gli atti antimafia relativi alle società di Vrenna:

- se il Ministro della Giustizia non ritenga di dover avviare un’adeguata e straordinaria indagine nella Procura di Crotone, che aveva a capo, fino al 16 agosto 2008, proprio il Procuratore Tricoli;
- se risultano negli anni iscritte in quella Procura tutte le notizie di reato;
- le motivazioni che hanno portato il Procuratore Tricoli a rimanere a capo della stessa Procura della Repubblica di Crotone per ben nove anni;
- in che data il Procuratore Tricoli ha effettivamente accettato di diventare fiduciario delle società del gruppo Vrenna;
- se corrisponde al vero che il figlio del Procuratore Tricoli, avvocato, Luca Alberto Tricoli, sia stato legale della famiglia Vrenna o di altre società collegate alla stessa famiglia;
- qual è la reale composizione societaria delle società del gruppo Vrenna, dopo la cessione delle quote da parte di Raffaele Vrenna;
- se la signora Luisa Bifolco, madre dei fratelli Raffaele e Giovanni Vrenna, è proprietaria di azioni in qualche società dei figli;
- se è stata avviata qualche procedura di trasferimento dalla Procura di Crotone, per incompatibilità ambientale, della signora Comito Patrizia, moglie di Raffaele Vrenna e azionista delle società delle quali il marito era proprietario prima della condanna;
- se non ritengano che le società di Raffaele Vrenna debbano essere sottoposte al sequestro, a norma delle leggi antimafia;
- le motivazioni che hanno portato il Commissario per il superamento della criticità ambientale in Calabria a ripristinare i rapporti con la società “Sovreco” di Crotone , subito dopo la visita del Governatore calabrese, Agazio Loiero;
- se, alla luce dell’ultima dichiarazione dell’Antitrust, non sia indispensabile ed urgente avviare un’ adeguata indagine sulla gestione dei rifiuti in Calabria e sul relativo sistema di privativa posto in essere nella regione stessa.

On. Angela NAPOLI
Roma, 25 settembre 2008

martedì 23 settembre 2008

L'interrogazione sull'Istituto Papa Giovanni XXIII° di Serra D'Aiello (CS)


Dal TGR Calabria del 23 settembre 2008




24 settembre 2008

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24 settembre 2008



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Ai Ministri del Lavoro , Salute e Politiche Sociali, dell’Interno e della Giustizia

– Per sapere – Premesso che:

- L’Istituto di Assistenza socio-sanitaria Papa Giovanni XXIII° di Serra d’Aiello (CS), nel quale trovano ospitalità circa 360 degenti bisognosi di cure particolari, ha costituito un importante punto di riferimento per l’intera Calabria e di sostegno per numerose persone disagiate;
- l’Istituto era gestito da una Fondazione di proprietà della Curia Arcivescovile di Cosenza;
- nel mese di luglio del 2007 è stato arrestato il sacerdote Alfredo Luberto, Presidente dell’Istituto Papa Giovanni XXIII° con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, false fatturazioni, appropriazione indebita, abbandono di persone incapaci;
- l’indagine che ha portato all’arresto del sacerdote, svolta dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Paola, ha svelato l’occultamento di ricavi per 13 milioni di euro, il mancato versamento di contributi previdenziali per 15 milioni ed una cessione di crediti per tre milioni e mezzo di euro ed un corrispettivo di 500 mila euro;
- dagli accertamenti è emerso che i fondi destinati alle esigenze della casa di cura venivano costantemente distratti ed utilizzati per gli scopi personali degli amministratori; mentre i malati vivevano in condizioni disumane il sacerdote Luberto trascorreva le sue giornate in un superattico dotato di tutti i confort;
- la crisi dell’Istituto Papa Giovanni durava da anni e si è aggravato con il passare del tempo ed i dipendenti, oggi circa 600 , ma hanno anche raggiunto punte di ben 1700 unità, da mesi percepiscono solo il 40% dello stipendio;
- dopo l’arresto dell’ex presidente, la Guardia di Finanza ha sequestrato l’Istituto in questione;
- da allora sono apparsi vani i tentativi per un accordo tra Regione Calabria, Azienda Sanitaria e Curia Arcivescovile di Cosenza, utile a migliorare la situazione dell’Istituto;
- gli stessi dipendenti non hanno alcuna risposta sul loro futuro posto di lavoro;
- dal luglio 2008 il Tribunale di Paola ha nominato dei commissari giudiziari per gestire l’Istituto;
- il nuovo assessore regionale alla sanità della Calabria ha respinto il protocollo che il precedente assessore regionale del ramo aveva stipulato per giungere alla costituzione di una nuova Società, con la partecipazione della Regione, che avrebbe dovuto gestire la fase iniziale del processo di ristrutturazione e di riorganizzazione;
- da cronache giornalistiche sembra che sull’Istituto Giovanni XXIII° siano stati aperti altri filoni d’indagine che farebbero trasparire un “reticolo istituzionale” creato per bloccare alcune denunzie circostanziate sui maltrattamenti inflitti ai pazienti dell’ Istituto in questione, nonché per trasferire ad alcuni privati la gestione della convenzione sanitaria con la Regione;
- in tutto questo contesto emerge la misteriosa scomparsa di una delibera di Giunta regionale, registrata con numero e data, ma mai pubblicata, che autorizzerebbe la gestione dell’Istituto a terzi;
- oggi la Regione Calabria, nonostante gli accordi, le promesse ed i progetti, si è chiamata fuori, e si limita a pagare le rette per garantire la quotidianità, peggiorando la già grave situazione dei degenti e dei seicento dipendenti:

- quali urgenti iniziative intendano assumere per le parti di competenza, considerata l’assoluta insensibilità della Regione Calabria , al fine di sanare la drammaticità della situazione dell’Istituto Papa Giovanni XXIII° di Serra d’Aiello e per evitarne la relativa chiusura;
- quali urgenti iniziative intendano assumere al fine di tutelare i diritti di tutti i dipendenti di quella struttura.

On. Angela NAPOLI

Roma 23 settembre 2008

lunedì 22 settembre 2008

L'interrogazione sul Concorso per Educatori Penitenziari

Ai Ministri della Giustizia e dell’Economia e Finanze

– Per sapere – Premesso che:

- nello scorso mese di giugno 2008 si è concluso il concorso per n. 397 posti nell’area C, profilo professionale di Educatore nel Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, bandito nel 2003, pubblicato sulla G. U. n. 30 del 16.04.2004;
- nonostante i lunghi tempi intercorsi tra la data del bando e l’espletamento del concorso, a tutt’oggi, non è stata ancora pubblicata la relativa graduatoria ufficiale;
- dai dati pubblicati sul sito ufficiale del Ministero della Giustizia si evince la carenza di personale educativo negli istituti penitenziari, con un vuoto di organico di ben 826 unità;
- è estremamente importante il ruolo dell’educatore penitenziario sia per il singolo detenuto sia per ottenere una valutazione corretta da parte della Magistratura di Sorveglianza nella concessione dei benefici penitenziari;
- la stessa sicurezza ed il mantenimento della disciplina all’interno degli Istituti penitenziari passa proprio attraverso la figura e la presenza dell’Educatore;
- notizie diffuse paventano la possibile prossima assunzione degli Educatori penitenziari, vincitori del concorso, soltanto a blocchi il che porterebbe ad una maggiore spesa per i corsi di formazione previsti dalla normativa e che dovrebbero, quindi, essere effettuati a blocchi;
- l’interrogante comprende anche che l’assunzione degli educatori vincitori comporterebbe un onere per lo Stato, ma ritiene di dover richiamare l’attenzione sulla gestione della Cassa delle ammende, così come segnalata nella relazione della Corte dei Conti del giugno 2008;
- la citata relazione infatti, nel paragrafo 1, cita testualmente; “ Rimane…evidente il dato del rilevante accumulo di risorse, in controtendenza rispetto alla complessiva situazione di carenza di risorse del “comparto giustizia”, che ha fatto avanzare anche nell’ambito degli organismi del Ministero dell’economia e delle finanze la proposta di un utilizzo alternativo delle somme a disposizione,…”;
- l’assunzione degli Educatori, con conseguente impinguamento degli organici, è legata proprio agli istituti penitenziari:

- quali sono stati i motivi che hanno portato ad un così lungo periodo per l’espletamento del concorso pubblico per la copertura di 397 posti di Educatore Penitenziario nell’area C;
- quali i tempi ed i finanziamenti per l’assunzione dei 397 vincitori;
- quali iniziative intendano adottare per coniugare gli obiettivi della sicurezza e della rieducazione negli Istituti penitenziari.

On. Angela NAPOLI

giovedì 18 settembre 2008

Arresto Pelle: occorre punire i favoreggiatori

Sento di dover formulare vive congratulazioni al servizio centrale ed a quello della Lombardia dei ROS dei Carabinieri, per aver individuato e catturato Francesco Pelle, noto boss della ‘ndrangheta. Credo vada valutata la spudoratezza con la quale i boss mafiosi riescano a farsi ricoverare, anche per mesi, nelle cliniche sanitarie e, spesso, impunemente.
Adesso, accanto all’esecutore materiale della strage di Duisburg, occorre catturare e punire tutti coloro che hanno favorito la latitanza del Pelle.

On. Angela NAPOLI
Componente Commissione Giustizia

L'interrogazione sulla sicurezza nei cantieri della Trasversale delle Serre

Ai Ministri dell’Interno e delle Infrastrutture e Trasporti
– Per sapere – Premesso che:

- tutte le indagini investigative e le operazioni giudiziarie stanno continuando ad evidenziare la capacità che la ‘ndrangheta ha nel riuscire a penetrare a gestire gli appalti pubblici e nell’attenzionare i grossi finanziamenti;

- la costruenda strada “Trasversale delle Serre”, che collega il tirreno con lo jonio calabrese, rappresenta un opera di notevole importanza, anche necessaria per sottrarre all’isolamento buona parte del territorio attraversato dalla stessa;

- non v’è dubbio che fin dall’inizio la ‘ndrangheta ha posto l’attenzione su questa opera ed ha cercato di esercitare pressioni sui vari cantieri che lavorano per la costruzione;

- già nel luglio del 2007 erano state ritrovate due bottiglie di plastica piene di benzina con intorno fiammiferi legati con un nastro adesivo, presso il cantiere posto in località “Trainaro” di Simbario, certamente poste per rappresentare un tentativo attuato dalle cosche della ‘ndrangheta per inserirsi nell’attività estorsiva nei confronti del Consorzio “Magna Grecia”, addetto alla realizzazione della Trasversale;

- nei primi giorni del corrente mese di settembre un altro grave attentato è stato subito dall’Azienda “Impresa S.p.A.”, impegnata nella realizzazione dei tronchi IV e IV bis della costruenda Trasversale delle Serre;

- l’incendio di un furgone della ditta, posizionato accanto ad alcune bombole di gas ha rischiato di provocare esplosioni a catena e di intaccare l’incolumità degli operai che alloggiano nei dormitori prefabbricati del cantiere;

- l’interrogante ribadisce l’importanza dell’opera in costruzione per l’intero territorio , che, peraltro, attende da circa trent’anni la sua realizzazione:

- quali urgenti iniziative intendano attuare per garantire il necessario livello di sicurezza, utile alla prosecuzione dei lavori.

On. Angela NAPOLI

Roma, 17 settembre 2008

martedì 16 settembre 2008

Verso il PdL: il Forum di Selinunte

Ho partecipato ai lavori del forum del PDL svolto a Selinunte il 12, 13 e 14 settembre u.s. Al forum abbiamo aderito un cinquantina di parlamentari del PDL con l’intento di discutere ed aprire un confronto sul costituendo nuovo partito del Popolo della Libertà. I lavori della tre giorni hanno rappresentato una prima tappa del percorso che dovrà portarci verso il PDL.
Lavori svolti all’insegna della libertà, durante i quali sono stati confermati il riconoscimento della capacità e del pragmatismo del leader Berlusconi e la bontà delle scelte del Governo nazionale.
Tutti gli interventi hanno stigmatizzato la scelta verticistica della creazione del nuovo Partito attraverso quote percentuali, che se confermata non porterebbe sicuramente a quel soggetto unitario necessario nello scenario politico attuale.
Di fatto abbiamo cercato di dare un impulso per costruire un Partito, fondato su di un progetto, ma che sappia diventare polo di riferimento per le istanze della gente e sappia restituire l’entusiasmo a chi decide di fare politica.
Siamo convinti della necessità di coinvolgere la base militante, nessuno può immaginare che l’ingresso nel nuovo Partito possa essere frutto di scelte verticistiche non condivise.
Abbiamo sottoscritto la risoluzione che è possibile leggere e/o scaricare cliccando sull'icona e che auguro possa diventare oggetto di dibattito e anche di condivisione.
Insomma un nuovo modo di fare politica, per un progetto nuovo e per una nuova Italia, all’insegna della passione, del disinteresse personale e dell’amore per la nostra Nazione.

On. Angela NAPOLI

L'interrogazione sui problemi delle imprese causati dalla Finanziaria 2008

Al Ministro dell’Economia e delle Finanze

– Per sapere – Premesso che:

- il precedente Ministro dell’economia e delle finanze, con la complicità dell’intero Governo Prodi, ed in disprezzo delle obbligazioni già contratte dai singoli Ministeri in materia sia di opere appaltate che di altri acquisti e forniture di beni e servizi, con i commi 36 e seguenti dell’articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008), ha ridefinito i termini e la relativa applicazione della cosiddetta “perenzione amministrativa”;
- i suddetti termini sono stati portati da sette a soli tre esercizi, annullando i residui perenti antecedenti al 2004 compreso, per un ammontare stimato da alcuni in oltre 27 miliardi di euro a fronte del quale vi sarebbe un fondo corrispettivo che ammonterebbe a soli 400 milioni di euro;
- il citato provvedimento, che l’interpellante ritiene sciagurato, ha prodotto, per migliaia di imprese, l’impossibilità di incassare le somme relative a opere eseguite, a forniture di beni e servizi, a finanziamenti per programmi di investimento e altro;
- le procedure per ripristinare i diritti delle imprese prevedono un iter tortuoso e meramente burocratico, che sembra essere stato concepito al solo fine di differire ulteriormente i pagamenti. Le procedure prevedono, infatti, un primo decreto del Ministero competente destinato alla Ragioneria generale dello Stato che, dopo un suo parere positivo, lo restituisce al mittente per una nuova richiesta al Ministero dell’economia per la dovuta variazione di bilancio, e dopo la predisposizione del relativo decreto con la firma del Ministro, lo stesso viene trasmesso alla Corte dei Conti per la registrazione e solo dopo la restituzione alla Ragioneria generale dello Stato, quest’ultima lo ritrasmette al Ministero competente per l’ulteriore richiesta da parte di questi, sempre alla Ragioneria dello Stato, “della materializzazione della moneta” atta a pagare le aziende, se nel frattempo non sono fallite;
- le piccole e medie imprese, spesso poco patrimonializzate e già colpite “dall’oppressione fiscale”, stanno subendo ora gli effetti perversi dell’accordo “Basilea 2” e quindi si trovano di frequente in crisi di liquidità;
- pende presso la Commissione Europea, a seguito di specifiche denunce di associazioni e/o aziende italiane, una procedura relativa ai tempi di pagamento alle imprese in Italia;
- i commi 37, 38 e 39 dell’articolo 3 della legge n. 244 del 2007 prevedono un programma di ricognizione dei residui passivi e l’emanazione di decreti del Ministro dell’economia e delle finanze:

- se risponda al vero che la legge finanziaria per il 2008 ha eliminato dal Bilancio dello Stato oltre 27 miliardi di euro di fondi perenti con un’operazione di maquillage, limitando a soli 400 milioni di euro le disponibilità per le obbligate variazioni di bilancio dell’anno in corso;
- in caso affermativo, quale sia la valutazione del Governo in ordine alle richiamate disposizioni recate nella legge finanziaria per il 2008 e quali utili iniziative il Governo intenda intraprendere per il rispetto di tutte le obbligazioni da tempo contratte con le imprese che oggi vantano consistenti crediti verso lo Stato;
- se il Governo ritenga di adottare provvedimenti atti a velocizzare e/o eliminare le inutili procedure, che oggi seguono le amministrazioni coinvolte per far fronte ai pagamenti dovuti;
- quale sia lo stato attuativo della ricognizione dei residui passivi.

On. Angela NAPOLI

Roma, 16 settembre 2008

lunedì 15 settembre 2008

L'intervista all'On. Angela Napoli su Il Quotidiano della Calabria

12 settembre 2008

Parla Angela Napoli e attacca Stillitani
Il candidato del Pdl non va fatto in stile massonico


di DINO GRANATA

COSENZA - «La scelta del candidato alla regione, in una situazione grave come quella che sta vivendo la Calabria, non può avvenire attraverso accordi fatti in stile massonico».
E' durissima Angela Napoli, deputato di An ed ex componente della Commissione Antimafia, che al Quotidiano riferisce la sua posizione sul dibattito in corso per la scelta del candidato del Pdl alla presidenza della giunta regionale. E spiega che «la scelta dovrebbe invece essere discussa» per conseguire «una vittoria che segni una svolta reale per la Calabria».
Per la parlamentare «non c'è alcun dubbio» che il candidato ideale per la corsa alle regionali «debba essere» il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, perché, in fondo, «Cosenza ha avuto tanto». «Pino Gentile - osserva- è persona perbene che appartiene alla tradizione storica, Scopelliti è invece un giovane che ha dimostrato di saper amministrare bene Reggio Calabria».

Dichiarazione destinata a far discutere anche se chiarisce meglio il pensiero. «Non per campanilismo (la Napoli è di Taurianova, ndr), penso sia ora di finirla con questi discorsi. Voglio dire che nello stato emergenziale in cui ci troviamo abbiamo bisogno di uomini che siano capaci davvero di voltare pagina, e Scopelliti può rappresentare questa svolta». E' un fiume in piena Ia “pasionaria” di An.
Si schiera
apertamente con la “linea” del sindaco reggino e non risparmia bordate né ai suoi ambienti, né al centro né a sinistra. La prima contro i presunti inciuci consumati dal vecchio centrodestra a Cosenza e denunciati domenica scorsa a Figline Vegliaturo dal sindaco Scopelliti: «Apprendo dai giornali di certi trasversalismi. Posso dire che come deputazione calabrese non siamo mai venuti a conoscenza di certi fatti, ma se fossero veri sarebbe molto grave». Ma l'aspetto più' “preoccupante” registrato dalla Napoli «è che la discussione sulle prossime regionali ha fatto calare il silenzio sulle malefatte della giunta regionale e del consiglio. Ricordo che il presidente Berlusconi quando venne in Calabria ha garantito che uno dei primi atti del nuovo governo sarebbe stato quello di arrivare allo scioglimento del consiglio regionale. Non se ne parla più, l'opposizione non esiste e su questo non posso che dare ragione piena a Scopelliti, quando parla di inciuci, anche se io lo dico da molto tempo prima che lo dicesse il sindaco di Reggio», il quale a Cosenza aveva assegnato a Franco Morelli la medaglia di «unico consigliere che fa vera opposizione».
E se il più bravo è Morelli, appare abbastanza esplicito che I'arringa di Scopelliti, condivisa dalla NapoIi, mirava a presentare sbiadita I'azione politica di uomini come Pino Gentile, capogruppo di Fi e aspirante candidato a palazzo Alemanni, e Giovanni Dima, coordinatore regionale di An, passato definitivamente sui banchi di Montecitorio. «Devo ammettere, per onestà intellettuale, che quando c'era Roberto Occhiuto ha mostrato di fare opposizione». Anche qui nessun riferimento diretto, ma tra le righe scorre limpida la benzina sui già infuocati rapporti tra Dima e la Napoli, per nulla sanati dopo gli scontri interni preelettorali. Il coordinatore di An finora ha preferito il silenzio. Ed è probabilmente un silenzio che dice molte più cose di quanto si pensi. Angela Napoli non lo condivide e taglia corto: «E' una sua scelta. Io non ho preoccupazioni di fare scena muta. Sto dalla parte di Scopelliti, ossia dalla parte di quelle persone che hanno dimostrato e hanno la capacità di volere cambiare la nostra regione». Vuol dire che Dima non ha queste capacità?: «No, per carita! ha la capacità, ci mancherebbe altro. Ha fatto anche l'assessore regionale. Non è questo il punto. Dico che non è più il momento di nasconderci dietro accordi riservati. Ci vuole ufficialità e ci vuole anche coraggio nelle scelte». Poi l'esponente politico torna ancora sull'opposizione e lancia un fendente a entrambi gli schieramenti: «Che l'opposizione non c'è più l'abbiamo visto anche dalla nomina del vicepresidente del consiglio regionale, Stillitani». Cosa vuol dire?, «Che da una parte Confindustria Calabria assume finalmente decisioni sagge (espulsione dall'associazione, ndr) nei confronti degli imprenditori che pagano il pizzo. Allo stesso tempo, però maggioranza e opposizione nominano un vicepresidente che nell'operazione di Sant’Onofrio ha pagato fior di mazzette ai clan malavitosi del vibonese, e questo emerge dall'inchiesta “Uova del Drago”». La parlamentare di An sposa anche l'idea delle primarie, lanciata a fine agosto da Formigoni e ripresa in Calabria da Scopelliti, ma sulle liste bloccate è scettica.
«In una terra dominata dalla criminalità, e dalle commistioni, sarebbe la soluzione, ma ci vorrebbe responsabilità da parte dei partiti, nella composizione delle liste».
Responsabilità che la Napoli finora non vede nei soggetti politici presenti in Calabria.

mercoledì 10 settembre 2008

Operazione "Terminator": l'importante lavoro della DDA di Catanzaro

Con la odierna operazione “ Terminator” continua l’instancabile ed importante lavoro della DDA di Catanzaro contro la potenzialità delle cosche della ‘ndrangheta cosentina. L’inchiesta, coordinata dal Procuratore Mario Spagnuolo, che ha portato alle 14 ordinanze di custodia cautelare di questa mattina, è riuscita a far luce su omicidi ed estorsioni attuati nel territorio cosentino, per troppo tempo sottovalutato rispetto alla crescente potenzialità degli uomini delle cosche mafiose.
La stessa omertà che ancora oggi è pervasiva non è certamente di aiuto agli organi inquirenti. Mi auguro che a tali importanti risultati venga aggiunta la voglia di riscatto da parte di tutta la società civile.

On. Angela NAPOLI
Componente Commissione Giustizia

sabato 6 settembre 2008

Il plauso per i provvedimenti di Confindustria Calabria

Apprendo con immenso piacere l’adeguamento del codice etico regionale a quello nazionale assunto da Confindustria Calabria. Più volte io stessa avevo sollecitato ad assumere decisioni chiare ed inequivocabili nei confronti di tutti quegli imprenditori che cedono alle pressioni della ‘ndrangheta o che hanno in corso problemi con la giustizia per collusione mafiosa. Forse se i provvedimenti assunti oggi da Confindustria Calabria fossero stati coerenti fin dai mesi passati, non avremmo assistito alla difesa incondizionata dell’imprenditore Vrenna, ex numero due di Confindustria regionale, allorquando la precedente Commissione Nazionale Antimafia segnalava l’opportunità di intervento. Finalmente, comunque, Confindustria Calabria ha assunto un’iniziativa che può riportare la nostra Regione al passo, in materia, con la vicina Sicilia, ma soprattutto può servire da incitamento ai numerosi imprenditori calabresi che, fino ad oggi, hanno finito col contribuire alla crescita della potenzialità mafiosa.

On. Angela Napoli
Componente Commissione Giustizia

Taurianova, 05 settembre 2008

mercoledì 3 settembre 2008

L'articolo della Gazzetta del Sud sulla Centrale a Carbone di Saline


Reggio Il senatore del Pdl e il leader del Pri annunciano iniziative romane contro il carbone a Saline
Centrale a carbone, Gentile e Nucara mobilitano la deputazione calabrese
«Siamo d'accordo con Loiero e appoggeremo ogni sua azione a sostegno del turismo»

Tonio Licordari
Reggio Calabria

Centrale a carbone di Saline: dopo le presa di posizione del governatore Agazio Loiero si muove decisamente il Centrodestra attraverso un comunicato congiunto a firma del senatore del Pdl (Forza Italia) Antonio Gentile e del deputato Francesco Nucara, segretario regionale del Pri, i quali annunciano iniziative a livello romano, compresa «una riunione collegiale dei parlamentari calabresi propedeutica ad un incontro» con i ministri competenti (Sviluppo, Ambiente e Territorio, Sanità) «per ribadire il no ragionato alla costruzione di un impianto che in Calabria nessuno vuole».
Qualche mese fa anche l'on. Angela Napoli aveva presentato ai ministri competenti una interrogazione contro la centrale a carbone nell'ex Liquichimica di Saline, proposta da una società svizzera, rappresentata dalla Sei. C'è da ricordare che il ministero dello Sviluppo ha ritenuto completa la documentazione presentata dalla Sei, annunciando una Conferenza dei servizi con tutti i soggetti interessati. La questione è ancora in alto mare. Si è in attesa del parere sulla Via (Valutazione di impatto ambientale) da parte della commissione del Ministero dell'Ambiente. Ma il caso, oltre ad essere tecnico, è soprattutto politico: Regione, Provincia, Comuni (compresi quelli di Reggio e Montebello) sono in linea con il Piano energetico regionale che non prevede in Calabria il carbone. E su Saline, dopo gli errori dei fallimenti industriali del passato, la volontà politica, da destra a sinistra, è di assecondare la vocazione turistica del territorio.
Ma veniamo al documento congiunto Gentile-Nucara che comincia così: «La centrale a carbone di Saline non sarà mai realizzata». E spiegano: «I motivi sono molteplici, ma in primis, vi sono le decisioni politico-amministrative dei comuni interessati e soprattutto della Regione Calabria. Abbiamo criticato tante volte il presidente Agazio Loiero, ma su questo problema avrà tutto il nostro appoggio. La società Sei osserva che in fondo l'inquinamento atmosferico e quello del suolo sono ben contenuti nei limiti previsti dalla normativa vigente. Prendiamo per buono questo dato, ma non ci viene spiegato cosa succederebbe in caso di incidente».
«Vogliamo ricordare – scrivono Gentile e Nucara – a tutti quello che successe a Seveso il 10 luglio 1976. In quell'occasione ci fu un incidente nello stabilimento che produceva prodotti chimici per diserbanti. Per un imprevisto fu rilasciata dallo stabilimento una quantità non definita di diossina. I provvedimenti andavano dall'evacuazione della popolazione, alla demolizione delle case vicine. L'inquinamento fu generalizzato, e l'atrazina finita nelle falde acquifere rese l'acqua non potabile, tanto da indurre l'allora Ministro della Sanità ad alzare i livelli dell'atrazina. E così l'acqua divenne potabile per decreto».
Aggiungono i due parlamentari calabresi: «Fosse solo il principio di precauzione, già sarebbe sufficiente per un no chiaro e forte. Ma vi sono molti altri motivi. La vocazione del territorio su cui dovrebbe insistere la centrale è prettamente agricolo-turistica. Sarebbe difficile soggiornare in un albergo, magari già costruito, nei pressi di una centrale a carbone. I prezzi immobiliari di case e terreni agricoli crollerebbero dall'oggi al domani. Chi pagherebbe questi danni al singolo cittadino? O all'imprenditore che ha investito su strutture alberghiere? O all'agricoltore che si è impegnato a produrre prodotti di nicchia?».
«Il sindaco di Montebello – continua il documento – con il no deciso della sua amministrazione ha imboccato la strada giusta, anche se bisogna ammettere che il problema non è solo suo, poiché le emissioni gassose della centrale non conoscono i confini amministrativi. La Calabria, ed in particolare la provincia di Reggio, ha un esubero di produzione energetica rispetto ai suoi consumi. Centrali elettriche a gas sono in costruzione, ma soprattutto la Regione s'è fatta carico dei problemi del Paese con il suo nulla-osta al rigassificatore da allocare nel porto di Gioia Tauro».
Gentile e Nucara, rivolgendosi agli azionisti della Sei, concludono: «Avete preso un'iniziativa senza sbocchi, limitate i danni rinunciando alla realizzazione di una centrale che nessuno vuole, né a destra, né a sinistra, né al centro. Siamo fermamente convinti della giustezza delle nostre posizioni e siamo certi che tutta la delegazione parlamentare calabrese sosterrà la nostra iniziativa».
Il Wwf regionale, da Catanzaro, ha intanto diffuso una nota nella quale plaude al no pronunciato dalla Regione e dà spiegazioni, tecniche, definendo la fonte energetica del carbone «come la più inquinante».