domenica 15 novembre 2009

L'articolo di Giornalettismo.com


Non era solo uno scambio di battute quello tra finiani e sottosegretario all’Economia. L’onorevole Napoli ha chiesto l’accelerazione dell’iter di un ddl bipartizan che prevede fino a 5 anni di carcere per i politici che usano i voti della criminalità organizzata in cambio di favori.

Se Nicola Cosentino riceve da parte del presidente Berlusconi il via libera alla sua candidatura per la guida della Regione Campania, vuol dire che inevitabilmente a dover fare un passo indietro sono solo ed esclusivamente gli ex An come il Presidente della Camera Gianfranco Fini e il fido Italo Bocchino, che avevano ripetutamente nei giorni scorsi chiesto al Sottosegretario all’Economia la rinuncia alla competizione del prossimo marzo. Cosentino non aveva risparmiato stoccate ai compagni di partito ostili alla sua scalata: “Fra le cose che mi hanno molto amareggiato – rispondeva a Bocchino nell’intervista al Giornale di ieri – una riguarda il suo giornale (il “Roma”, ndr) che ha seguito l’inchiesta molto da vicino, rivelando dettagli coperti dal segreto istruttorio che i miei avvocati nemmeno conoscevano. Il Roma sembrava il Fatto di Travaglio…”. E rivendicava i suoi meriti nella gestione del Pdl: “E’ stata dura ripartire nel 2005 quando perdemmo malamente con un candidato (Bocchino, ndr) che dopo tre mesi abbandonò la guida dell’opposizione dicendo: “Qui non c’è niente da fare, questo sistema non lo abbatteremo mai”. E invece con Landolfi, con Cesaro e altri, piano piano l’abbiamo buttato giù il sistema”.

UN ITER SCORRETTO – Uno scontro, quello tra ex An e il coordinatore campano del Pdl, che aveva raggiunto l’apice con la richiesta di accelerazione dell’iter di un ddl inerente il “divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione”. A sottolineare la necessità di nuove norme è stata la deputata Angela Napoli, prima firmataria della proposta, solo una settimana fa proprio da Bocchino in persona elogiata, in diretta televisiva ad Annozero, per il suo operato in Commissione Giustizia e in Commissione Antimafia. “Io sto ad Angela Napoli, come tu a Di Pietro”, faceva sapere Bocchino rivolgendosi a De Magistris, presente con lui in studio, per marcare l’unità di intenti con la collega sul tema giustizia e sulle misure da adottare nei confronti della criminalità. “Proporrò che si arrivi ad un’approvazione della legge prima delle prossime elezioni, perchè credo che anche i partiti vadano responsabilizzati nella scelta delle candidature”, ha fatto sapere la Napoli sponsorizzando il testo al vaglio della Commissione e frutto della sintesi di cinque diversi progetti di legge presentati dalla stessa Angela Napoli, da Sabina Rossa e Nicodemo Olivero del Pd, da Roberto Occhiuto dell’Udc e dall’ex Idv (ora gruppo Misto) Aurelio Misiti.

UN PROGETTO DI LEGGE – Il progetto di legge, fa sapere l’agenzia Dire, si compone di tre articoli e modifica la legge n. 575 del 31 maggio 1965, che contiene disposizioni contro la mafia. Innanzitutto, viene aggiunto un ulteriore comma (il 5-quater) all’articolo 10 della legge del ‘65, che elenca una serie di divieti per le persone alle quali sia stata applicata con provvedimento definitivo una misura di prevenzione. In particolare, all’articolo 2 si precisa che “il sottoposto a sorveglianza speciale di pubblica sicurezza” che, sospettato di essere un affiliato o un colluso di mafia, camorra, ‘ndrangheta o qualunque altra organizzazione criminale, “propone o accetta di svolgere attività di propaganda elettorale, e il candidato che la richiede o la sollecita, sono puniti con la reclusione da due a cinque anni”.

UN PROBLEMA NELLA MAGGIORANZA? - Insomma, sarebbe interessante sapere oggi come intendono porsi nei confronti di questa proposta bipartizan tutti coloro, i berlusconiani di ferro alla Ghedini ad esempio, che lottano strenuamente per l’approvazione del processo breve e la reintroduzione dell’immunità parlamentare. Anche questa iniziativa verrà bollata come possibile responsabile di un ulteriore squilibrio di poteri tra politica e magistratura? Molti lo farebbero senza esitazione. Ma la finiana Angela Napoli sulla posizione da assumere nei confronti di norme che prevedono il carcere fino a 5 anni per i politici che usano i voti della criminalità organizzata in cambio di favori e la decadenza da ogni incarico e l’ineleggibilità fino a un massimo di 10 anni, non ha dubbi e ripete grossomodo quanto affermato da Fini a Che tempo che fa: “Credo ci sia urgenza di queste norme – dice – I partiti, sia di destra che di sinistra, devono guardare con attenzione alle scelte dei candidati puntando più sulla qualità che sul numero dei consensi che queste persone possono portare”. La parola, ora, passa a Cosentino e soci

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