Dal TGR Calabria del 18 ottobre 2008
Paola Ieri la conferenza stampa dell'on. Angela Napoli sui retroscena legati alla società "Cinabro"
Il Pdl getta ombre inquietanti sulla costruzione del nuovo porto
La parlamentare del Pdl: «Se il sindaco non risponde intervenga la magistratura»
Marta Perrotta
Il Pdl getta ombre inquietanti sulla costruzione del nuovo porto
La parlamentare del Pdl: «Se il sindaco non risponde intervenga la magistratura»
Marta Perrotta
Se l'Amministrazione non ha intenzione di fornire risposte esaurienti, allora ci pensi la magistratura a dare alla città tutte le risposte agl'interrogativi che scaturiscono dalla vicenda porto.
È stata un fiume in piena, l'onorevole Angela Napoli, che ieri pomeriggio ha parlato per circa un'ora di porto, finanziamenti pubblici fantasma, passaggi amministrativi poco chiari, società di capitali dalla composizione oscura. La parlamentare del Pdl ha così raccolto – sebbene indirettamente – la sfida che l'Amministrazione Perrotta le aveva lanciato nei giorni scorsi, quando la maggioranza si era rifiutata di rispondere in consiglio comunale alle interrogazioni avanzate dal gruppo dell'opposizione di centrodestra. La minoranza del Pdl, carte alla mano, aveva sollevato una serie di dubbi sull'affidamento dell'opera pubblica più grossa attualmente in discussione, alla Cinabro spa, divenuta socio di maggioranza della Porto dei Normanni grazie all'acquisizione delle quote della società che nel 1999 aveva vinto l'appalto, la Sider Iteras. «Non posso intervenire in un consiglio comunale – ha spiegato la Napoli – tanto meno per rispondere del mio operato in Parlamento. Me lo impedisce il regolamento, che ne fa espresso divieto. E poi il mio compito è quello di interloquire con i ministri competenti». Mentre, a proposito di sfide, il consigliere Ernesto Trotta ha rilanciato, invitando il vicesindaco, Piero Lamberti, a un pubblico confronto «per discutere di quelle carte che in assise comunale non hanno voluto nemmeno guardare».
Per l'ex vicepresidente della commissione parlamentare antimafia, ma anche per gli esponenti locali del partito di Berlusconi – che il coordinatore di An, Mimmo De Rosa ieri pomeriggio ha invitato a tornare al Sant'Agostino per continuare a svolgere il proprio ruolo di controllo – «la mia assenza dal consiglio comunale è stato solo un alibi. La verità è che non si vuole discutere, non si vuole dare conto alla città di quanto sta accadendo. E questa è dittatura».
A destare perplessità è la composizione societaria del nuovo partner privato della Porto dei Normanni. «Chi è questo signor Antonio Mosetti, amministratore delegato della Cinabro? – si è chiesta la Napoli – Come è stato individuato quale nuovo socio? Quali referenze ha?». E ancora, dalle visure camerali della Cinabro sono spuntati nomi di imprese e personaggi stranieri, una pista che conduce in Congo e addirittura a Panama, noto paradiso fiscale. «Non possono farla franca – ha affermato la deputata Pdl – I ministri potranno rispondere su documenti, sulle autorizzazioni, sul finanziamento Cipe. Ma non sulla legittimità di questa operazione. È per questo che riteniamo che sia arrivato il momento che altre istituzioni prendano in mano le redini della situazione». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il consigliere regionale Tonino Pizzini, che ha affermato che «a questo punto la politica deve fare un passo indietro». Dubbi e sospetti nascono «proprio dal loro atteggiamento reticente», come hanno affermato tanto la Napoli quanto Pizzini. Un atteggiamento che, per la parlamentare «sembra scaturire da un senso di colpa». Sia chiaro, però: può anche darsi che sia tutto in ordine. «Ma allora perché questa chiusura? – ha affermato – Noi chiediamo solo che sia fatta chiarezza perché per esperienza sappiamo che le infiltrazioni mafiose sono più facili proprio laddove ci sono ombre. E ci auguriamo che il porto, che anche noi vogliamo fortemente, nasca libero da qualunque ombra».
È stata un fiume in piena, l'onorevole Angela Napoli, che ieri pomeriggio ha parlato per circa un'ora di porto, finanziamenti pubblici fantasma, passaggi amministrativi poco chiari, società di capitali dalla composizione oscura. La parlamentare del Pdl ha così raccolto – sebbene indirettamente – la sfida che l'Amministrazione Perrotta le aveva lanciato nei giorni scorsi, quando la maggioranza si era rifiutata di rispondere in consiglio comunale alle interrogazioni avanzate dal gruppo dell'opposizione di centrodestra. La minoranza del Pdl, carte alla mano, aveva sollevato una serie di dubbi sull'affidamento dell'opera pubblica più grossa attualmente in discussione, alla Cinabro spa, divenuta socio di maggioranza della Porto dei Normanni grazie all'acquisizione delle quote della società che nel 1999 aveva vinto l'appalto, la Sider Iteras. «Non posso intervenire in un consiglio comunale – ha spiegato la Napoli – tanto meno per rispondere del mio operato in Parlamento. Me lo impedisce il regolamento, che ne fa espresso divieto. E poi il mio compito è quello di interloquire con i ministri competenti». Mentre, a proposito di sfide, il consigliere Ernesto Trotta ha rilanciato, invitando il vicesindaco, Piero Lamberti, a un pubblico confronto «per discutere di quelle carte che in assise comunale non hanno voluto nemmeno guardare».
Per l'ex vicepresidente della commissione parlamentare antimafia, ma anche per gli esponenti locali del partito di Berlusconi – che il coordinatore di An, Mimmo De Rosa ieri pomeriggio ha invitato a tornare al Sant'Agostino per continuare a svolgere il proprio ruolo di controllo – «la mia assenza dal consiglio comunale è stato solo un alibi. La verità è che non si vuole discutere, non si vuole dare conto alla città di quanto sta accadendo. E questa è dittatura».
A destare perplessità è la composizione societaria del nuovo partner privato della Porto dei Normanni. «Chi è questo signor Antonio Mosetti, amministratore delegato della Cinabro? – si è chiesta la Napoli – Come è stato individuato quale nuovo socio? Quali referenze ha?». E ancora, dalle visure camerali della Cinabro sono spuntati nomi di imprese e personaggi stranieri, una pista che conduce in Congo e addirittura a Panama, noto paradiso fiscale. «Non possono farla franca – ha affermato la deputata Pdl – I ministri potranno rispondere su documenti, sulle autorizzazioni, sul finanziamento Cipe. Ma non sulla legittimità di questa operazione. È per questo che riteniamo che sia arrivato il momento che altre istituzioni prendano in mano le redini della situazione». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il consigliere regionale Tonino Pizzini, che ha affermato che «a questo punto la politica deve fare un passo indietro». Dubbi e sospetti nascono «proprio dal loro atteggiamento reticente», come hanno affermato tanto la Napoli quanto Pizzini. Un atteggiamento che, per la parlamentare «sembra scaturire da un senso di colpa». Sia chiaro, però: può anche darsi che sia tutto in ordine. «Ma allora perché questa chiusura? – ha affermato – Noi chiediamo solo che sia fatta chiarezza perché per esperienza sappiamo che le infiltrazioni mafiose sono più facili proprio laddove ci sono ombre. E ci auguriamo che il porto, che anche noi vogliamo fortemente, nasca libero da qualunque ombra».
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