lunedì 30 giugno 2008

Porto di Gioia Tauro: l'Interpellanza

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti ed il Ministro dell’Economia e Finanze

– Per sapere – Premesso che:

- Il Porto di Gioia Tauro è il porto italiano che movimenta più merci in container, è il primo nel Mediterraneo ed il terzo in Europa nelle classifiche dei porti contenitori;
- l’articolo 8, comma 11 bis, della legge n. 30/98 ha classificato il Porto di Gioia Tauro di rilevanza economica internazionale di categoria II^, classe I^;
- il D.P.R. 16/07/1998 ha istituito l’Autorità Portuale del Porto di Gioia Tauro ed ha conferito alla stessa i compiti di cui alla legge n. 84/94 e, pertanto, il governo completo dell’area portuale di pertinenza;
- in data 4 maggio 2007, il Consiglio dei Ministri , su proposta dell’allora Presidente Romano Prodi, ha nominato l’ing. Rodolfo De Dominicis “Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle attività connesse allo sviluppo dell’area di Gioia Tauro”; la validità della nomina era prevista per 12 mesi;
- l’articolo 3 dello stesso decreto di nomina del Commissario Straordinario prevedeva la creazione per lo stesso di una struttura con personale prevalentemente del Ministero dei Trasporti in posizione di comando, distacco, fuori ruolo o altro analogo istituto, con trattamento economico a carico dello stesso Ministero e per il personale proveniente da altra Amministrazione dello Stato con equiparazione a quello proveniente dal Ministero del Trasporti;
- all’interpellante è apparsa da subito del tutto inutile e dispendiosa la citata nomina del Commissario Straordinario, le cui competenze , peraltro non definite, andavano inevitabilmente a sovrapporsi a quelle della valida Autorità Portuale presente nel Porto di Gioia Tauro;
- nel marzo 2008, a Camere sciolte, sempre su proposta dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri capo, peraltro, di un Governo dimissionato, con l’articolo 22 sexies del decreto “ Milleproroghe” , e con quattro mesi di anticipo sulla scadenza naturale, è stata convertita la nomina del Commissario Straordinario in Commissario delegato, il tutto con un onere pari a 600.000 euro per l’anno 2008 e 750.000 per l’anno 2009;
- la conversione della citata nomina è stata ratificata in tutta fretta il 18 marzo 2008, con un decreto firmato dal Ministro dei Trasporti del tempo, che, peraltro, istituiva una apposita unità di coordinamento , composta da ben 11 dipendenti, più un sub – commissario, posta alle dipendenze del Commissario delegato del Governo alla gestione del piano di sviluppo per il Porto di Gioia Tauro;
- l’inutilità della nomina del Commissario delegato per il Porto di Gioia Tauro si evince dalla scarsa incisività della presenza di questa figura, apparsa fino ad oggi solo con un ennesimo “studio di fattibilità per Gioia Tauro”, costato ben 200 mila euro ( vedi “Il sole 24 ore” del febbraio 2008) e da una intervista pubblicata sul n. 6 del giugno 2008 di “Specchio economico” e dalle spese per esperti e consulenti delle strutture in questione;
- il recente D.L. n. 112/2008, all’articolo 26, prevede la soppressione degli Enti pubblici non economici, con una dotazione organica inferiore a 50 unità, il che comporterebbe la soppressione dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro;
- all’interpellante sembra davvero assurdo immaginare che possa essere soppressa la principale Autorità chiamata al controllo dello sdoganamento delle merci nel principale Porto del Mediterraneo e definita, altresì, punto di riferimento degli Enti locali del territorio, provinciale e regionale, e delle associazioni imprenditoriali;
- nel mentre, l’interpellante, riterrebbe decisamente utile la soppressione del Commissario delegato del Porto di Gioia Tauro e della sua dispendiosa ed inutile unità di coordinamento, considera, invece, indispensabile il mantenimento della figura dell’Autorita Portuale:
- se non ritengano necessario ed urgente l’emanazione di uno specifico provvedimento in deroga, utile a garantire il mantenimento dell’autonomia e della esclusiva figura dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro.

On. Angela NAPOLI

Roma 30 giugno 2008

giovedì 26 giugno 2008

INVASIONE DI CAMPO

Sono sicura che queste mie riflessioni faranno urlare all’invasione di campo i difensori e i criminali, ma poco importa se sento di dover fare prevalere la sete di giustizia che investe i numerosi cittadini calabresi.
Ho seguito, autonominandomi difensore d’ufficio esterno alle aule giudiziarie dei vibonesi onesti, fin dalle sue fasi iniziali il processo “ Dinasty - Affari di Famiglia” che ha portato alla sbarra noti malavitosi e che ha contribuito a definire, per la prima volta, quale “mafioso” il clan dei Mancuso di Limbadi. E naturalmente non potevo esimermi dal seguire ogni relativa fase processuale. Proprio l’attenzione posta alla seconda fase processuale di “Dinasty – Affari di famiglia” mi ha portato ad avvallare il pensiero sull’uso “sconsiderato” che noti boss mafiosi hanno fino ad oggi fatto del cd. “patteggiamento in appello” , il ché ha sollecitato la mia proposta di legge per prevederne l’abrogazione .
Ho appreso con grande soddisfazione che quanto da me auspicato è stato introdotto dal Governo nazionale nel “decreto – sicurezza” . Tutto questo non può che aver destato grandi perplessità nel momento in cui sono stata costretta ad apprendere, dalla cronache regionali calabresi, che la Corte d’Appello di Catanzaro ha accolto le richieste di concordato, per alcuni condannati in primo grado per associazione mafiosa nel processo “Dinasty” e che tale accoglimento è avvenuto proprio nel giorno in cui il Senato della Repubblica approvava il citato pacchetto sicurezza.
Per carità, non posso e non voglio in alcun modo interferire con la Corte d’Appello di Catanzaro, ma , una volta tanto, ho il dovere di escludere le responsabilità della “politica”!
Però vorrei tanto che qualcuno spiegasse a me, ai cittadini del territorio vibonese ed ai coraggiosi testimoni di giustizia di quella provincia, come mai tante indagini sulla ‘ndrangheta territoriale siano rimaste chiuse nei cassetti per anni; come mai siano stati trasferiti il Prefetto Paola Basilone, il Capo ed il Vice della Squadra Mobile, Rodolfo Ruperti e Fabio Zampaglione; come mai non sia ancora stata sciolta l’ASP di Vibo Valentia nonostante i comprovati interessi interni degli uomini della ‘ ndrangheta; come mai oggi la dottoressa Marisa Manzini sia portata a chiedere il trasferimento; come mai ci si ostini a parlare di costruzione del nuovo Presidio Ospedaliero di Vibo Valentia senza ancora essere riusciti a conoscere in quale “tasca” siano finiti i precedenti ingenti finanziamenti per tale opera; come mai alcuni Giudici della locale Procura abbiano chiesto il trasferimento; come mai non venga in alcun modo intaccato il connubio tra politica e ‘ndrangheta che invade tutta la provincia vibonese?
Non sarà per caso tutto frutto di quella “massoneria deviata” che rende impenetrabile la cappa che avvolge l’intera provincia di Vibo Valentia?

Chi ha il compito di intervenire con urgenza dimostri di esserci!

On Angela NAPOLI
Componente Commissione Giustizia

Roma 26 giugno 2008

mercoledì 25 giugno 2008

Interrogazione sulla protezione al Magistrato Marisa Manzini

Ai ministri dell’Interno e della Giustizia per sapere –premesso che:

- per troppi anni è stata sottaciuta la potenzialità della ‘ndrangheta nella provincia di Vibo Valentia , il ché ha consentito agli uomini delle cosche mafiose di ingigantire il rispettivo impero economico, di divenire dominatori del territorio e di inserirsi nelle varie istituzioni e negli appalti pubblici;

- da quando, nel 2003, la delega della DDA di Catanzaro per il territorio Vibonese è stata affidata al Magistrato Marisa Manzini , la stessa non solo ha proseguito il lavoro della dottoressa Nobile, ma ha avviato importanti indagini e processi giudiziari che hanno assestato duri colpi alla criminalità organizzata di quella provincia;

- in particolare, grazie al processo “Dinasty”, scaturito proprio dal coraggioso lavoro della dottoressa Manzini, già con sentenza della Cassazione, e per la prima volta, è stata sancita l’esistenza di un’associazione mafiosa nei confronti del clan Mancuso di Limbadi, conosciuto in tutto il territorio nazionale ed internazionale per la sua potenzialità economica e militare;

- ed ancora, l’operazione “Rima” che, con sentenza del 2006, ha riconosciuto l’esistenza della cosca mafiosa Fiarè di San Gregorio d’Ippona;

- l’operazione “Odissea” che, con sentenza del 2008, ha riconosciuto l’esistenza della cosca mafiosa La Rosa di Tropea;

- l’operazione “Domino” che, con sentenza del 2008 ha riconosciuto l’esistenza della cosca mafiosa Mamone di Fabrizia ;

- E’ in corso il processo relativo all’operazione “New Sunrise “, nell’ambito del quale sono tutt’ora detenuti numerosi imputati presunti di appartenenza alla cosca Lo Bianco di Vibo Valentia;

- E’ tuttora in fase di indagini il procedimento relativo all’operazione “ Uova del Drago” per la quale sono state emesse ordinanze di custodia cautelare a carico di presunti appartenenti all’organizzazione mafiosa “Bonavota” di Sant’Onofrio;

- il tutto a dimostrazione della pesante presenza della ‘ndrangheta nel vibonese e della sua pervasività in quel territorio;

- quanto sopra esposto è, solo in parte, frutto del lavoro del Magistrato Manzini ed evidenzia i pericoli che incombono sulla stessa, peraltro già messi in atto con minacce anonime telefoniche, con movimenti sospetti di autovetture nei pressi dell’abitazione, con proiettili lasciati al cancello dell’abitazione ed altro;

- nel giugno 2007, per quanto sopra, alla dottoressa Manzini è stato potenziato il grado di protezione, proprio in considerazione del pericolo incombente sulla sua persona;

- nel maggio 2008 i Carabinieri di Vibo Valentia hanno segnalato di aver avuto notizie circa l’intenzione di programmare un attentato nei confronti della dottoressa Manzini, notiziata, altresì, di conversazioni astiose nei suoi confronti intervenute tra appartenenti alle principali cosche ‘ndranghetiste del vibonese;

- il 3 giugno 2008 gli uomini della scorta della dottoressa Manzini avevano ricevuto disposizioni, da parte del loro ufficio, di elevare il grado di attenzione per i pericoli incombenti;

- il 17 giugno 2008 il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica di Catanzaro, su proposta del Procuratore Generale, ha, invece, ridotto il livello di protezione assegnato alla dottoressa Manzini;

- l’interrogante trova davvero preoccupante tale decisione, non solo per i pericoli già a conoscenza del Magistrato in questione, ma anche perché solo pochi giorni fa, così come denunziato in altri atti ispettivi, presentati il 21 maggio 2008 n. 4-00151 e il 5 giugno 2008 n. 4-00278 il territorio vibonese ha assistito a scarcerazioni facili, per via del patteggiamento nei processi di Appello, di grossi boss della ‘ndrangheta vibonese;

- la riduzione del livello di protezione alla dottoressa Manzini, ha già creato vivo allarme nei vari testimoni di giustizia, che stanno testimoniando contro gli uomini delle cosche vibonesi implicati nei vari processi dove il Magistrato svolge le funzioni di PM:

- quali urgenti iniziative intendano assumere al fine di garantire la dovuta protezione al Magistrato Marisa Manzini e per evitare che venga sminuita l’attuale necessaria attività di contrasto alla criminalità organizzata vibonese.

On. Angela NAPOLI

Roma 24 giugno 2008

martedì 24 giugno 2008

Interpellanza: l'Assessorato Regionale alla Sanità va commissariato

La sottoscritta chiede di interpellare i Ministri del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, dell’Interno e della Giustizia
Per sapere – Premesso che:

- con decreto del Ministro della salute del 21 dicembre 2007 è stata istituita la Commissione incaricata di svolgere un indagine conoscitiva finalizzata a verificare la qualità dell’assistenza prestata dal servizio sanitario della Regione Calabria, nonché l’effettiva garanzia dell’erogazione, secondo criteri di efficienza ed appropriatezza, dei livelli essenziali di assistenza;

- l’istituzione della citata Commissione è stata decretata in conseguenza della dichiarazione dello stato di emergenza socio – economico – sanitaria nel territorio della Regione Calabria (di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri datato 11 dicembre 2007);

- la dichiarazione dello stato di emergenza socio – economico – sanitaria è stata adottata anche dai fatti luttuosi, causati dalla malasanità , che hanno portato al decesso di giovanissime vittime;

- ancora oggi non è dato conoscere i responsabili della morte della sedicenne Federica Monteleone, avvenuta il 26 gennaio 2007 dopo un intervento di appendicectomia presso il P. O. di Vibo Valentia, né della morte del dodicenne Flavio Scutellà, avvenuta il 31 ottobre 2007 nel P.O. di Reggio Calabria a causa del ritardato trasporto in ambulanza, né della morte della sedicenne Eva Ruscio, avvenuta il 5 dicembre 2007 sempre presso il P.O. di Vibo Valentia durante un intervento di tracheotomia, né del piccolo Andrea Bonanno, morto a soli sette anni, nell’ottobre 2006, dopo 25 giorni di sofferenza a causa di una ingessatura troppo stretta;

- risultano lente o ferme le indagini ed i relativi procedimenti giudiziari di tutti i quattro casi;

- l’indagine della Commissione ministeriale ha evidenziato, per i citati casi di malasanità , l’intervenuta violazione o la non corretta esecuzione dei doveri professionali e che le Aziende non hanno adottato, in alcuno dei casi sottoposti all’attenzione, gli adempimenti previsti dall’articolo 93 del vigente CCNL;

- buona parte della relazione predisposta dalla citata Commissione ministeriale è stata pubblicata sulla stampa regionale calabrese in data 24 aprile 2008 ed il contenuto evidenzia allarmanti punti di criticità interni al sistema sanitario di quella Regione;

- tra le criticità nella relazione la Commissione ministeriale evidenzia: il mancato controllo della regione sulla spesa sanitaria, la mancata approvazione del piano sanitario regionale, l’impunità di chi ha commesso errori ed ha responsabilità accertate, la presenza in numerosi P.O. di Pronto soccorsi “disastrosi”, pesanti condizioni igienico – sanitarie e problemi strutturali degli edifici, esorbitante spesa ai privati, dirigenti senza responsabilità;

- anche la Corte di Conti regionale, nel marzo del 2008, ha bocciato la sanità calabrese, sottolineando, tra l’altro, “la sovraesposizione di finanziamento a fronte di indici di attività e prestazioni sottomedia, che evidenziano l’esigenza di interventi intesi a restituire alla Regione un livello di prestazioni ospedaliere capace di corrispondere a un più elevato indice di appropriatezza”;

- la relazione della Commissione ministeriale evidenzia che la Calabria ha investito in sanità una quota di PIL molto maggiore rispetto alle altre regioni (8,77% PIL Calabria – 4,66% PIL Lombardia);

- ed ancora, l’analisi sistematica dei bilanci prodotti da alcune della Aziende Sanitarie, unitamente ai verbali del Collegio dei Revisori, ha evidenziato, talvolta, carenze anche rispetto alle norme basilari del Codice Civile, incompletezze ed incoerenze fra le loro diverse parti, il che determina una scarsa trasparenza rispetto all’effettivo stato delle Aziende e una profonda incertezza sull’effettiva situazione finanziaria delle singole Aziende e del sistema sanitario regionale nel suo complesso;

- in data 19 marzo 2008 è stata sciolta l’Azienda sanitaria Provinciale di Reggio Calabria a causa di accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata ed il nominato Commissario, prefetto Massimo Cetola , ha trovato una sanità sommersa dai debiti, per ben 500 milioni di euro;

- è noto come la Calabria sia una terra a forte presenza di criminalità organizzata che fa del condizionamento ambientale una delle sue armi più insidiose e dove la sanità, secondo la relazione antimafia della precedente legislatura , rappresenta il vero “affare” della regione;

- l’esame dei curricula dei Direttori Generali ha suscitato, nella Commissione ministeriale, perplessità sul possesso dei requisiti previsti dalla legge con particolare riferimento alla mancanza dell’esperienza dirigenziale, alla mancata protrazione della stessa per cinque anni, alla mancanza del certificato di frequenza del corso di formazione richiesto, anche a distanza di più di diciotto mesi dalla nomina;

- situazioni analoghe sono state rilevate per alcuni direttori sanitari e direttori amministrativi, per i quali i riferimenti normativi sono sempre il D.Lvo 229/99 ed il D.P.R. 484/1997;

- la Commissione ministeriale nella sua relazione ha, pertanto, proposto l’istituzione di un Organismo di Verifica chiamato, entro 7 giorni dalla proposta di nomina, ad esprimere il parere di legittimità sul possesso dei titoli previsti dalla legge per direttori generali, direttori amministrativi e direttori sanitari;

- all’interpellante appare davvero grave che la Regione Calabria, benché la relazione della Commissione ministeriale sia stata depositata nei primi giorni del mese di maggio 2008, non abbia ancora provveduto alla istituzione del citato Organismo di Verifica e, quindi, la Calabria non sia ancora a conoscenza della vera legittimità sul possesso dei titoli previsti dalla legge per direttori generali, direttori amministrativi e direttori sanitari delle varie ASP;

- è solo di oggi la notizia delle dimissioni da attuale direttore generale della Fondazione Campanella, creata per la gestione del polo oncologico di Catanzaro, del dottor Francesco Talarico coinvolto dalla vicenda giudiziaria per la morte della giovane Federica Monteleone, nella sua qualità di ex direttore generale del tempo dell’ASP di Vibo Valentia ;

- l’interpellante trova assurdo che le dimissioni del dottor Talarico vengano date solo nel giorno in cui il Ministro della Giustizia, accogliendo l’appello, incontrerà i genitori delle giovani vittime calabresi dei casi di malasanità:

- quali urgenti iniziative intendano assumere, per le parti di competenza, anche nell’ambito del dichiarato stato di emergenza socio – economico – sanitaria ( di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’11 dicembre 2007), al fine di rompere il quadro allarmante del sistema sanitario calabrese;

- se non ritengano necessario ed urgente commissariare l’Assessorato regionale Sanità della Calabria.

On. Angela NAPOLI

Roma 24 giugno 2008

martedì 17 giugno 2008

Grazie ai Carabinieri e alla DDA di Reggio Calabria

Grazie all’infaticabile opera del Comando Provinciale dei Carabinieri e della DDA di Reggio Calabria oggi è stato inferto un duro colpo alle cosche della ‘ndrangheta di una parte del territorio ionico reggino. Anche l’operazione di questa mattina evidenzia come la ‘ndrangheta, con le sue collusioni politico – istituzionali, sia padrona di ogni parte del territorio calabrese e come sia inserita in tutti gli appalti pubblici e nelle varie amministrazioni.
Credo che sia giunto il momento di fare un’attenta valutazione sull’efficacia sia delle certificazioni antimafia che dei vari protocolli per la legalità, essendo ormai palese la capacità delle singole cosche di gestire nelle diverse fasi ogni tipo di appalto e di riuscire a controllare qualsiasi attività imprenditoriale.
Chi in Calabria continua a colludere con la ‘ndrangheta dovrebbe meditare sulla gravità di questi rapporti che finiscono col pesare negativamente sullo sviluppo della nostra Regione e sulla incolumità di tutti quei Magistrati che con coraggio combattono ogni tipo di criminalità organizzata.

On. Angela NAPOLI
Componente Commissione Giustizia

Roma 17 giugno 2008

venerdì 13 giugno 2008

Interrogazione sul commissariamento dell'Azienda Ospedaliera Universitaria “Mater Domini” di Catanzaro da parte della Regione

Al Presidente del Consiglio dei Ministri –

Per sapere – Premesso che:

- in data 11 dicembre 2007 il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza socio – economico – sanitaria nel territorio della Regione Calabria;

- lo scorso mese di aprile 2008, dall’indagine conoscitiva fatta da una Commissione ministeriale è emerso un quadro allarmante della sanità calabrese;

- la Corte dei Conti ha “bocciato la sanità calabrese”, richiamando “ritardi nell’adozione degli atti di indirizzo regionale” ed il continuo cambio dei manager delle aziende, con le “procedure di nomina e di rimozione non sempre legate alla valutazione dei risultati conseguiti, ma piuttosto a dinamiche politico – istituzionali”;

- dallo scorso mese di marzo 2008 è in atto il commissariamento dell’Azienda Sanitaria Provinciale n. 5 di Reggio Calabria, sciolta per accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata ed uno dei tre commissari, nominati dal ministero dell’Interno, non si è mai insediato;

- il rapporto della citata Commissione ministeriale parla di metodologia dell’insufficienza elevata a sistema, dove uno degli attori è il governo regionale calabrese;

- nonostante queste premesse il Consiglio regionale della Calabria, lo scorso 29 maggio 2008, ha votato, nella legge finanziaria 2008, l’articolo 31, il cui comma 1 prevede il Commissariamento unilaterale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Mater Domini” di Catanzaro e conferisce al nominando commissario il compito di procedere alla riorganizzazione dell’Azienda medesima;

- secondo il citato articolo 31 della finanziaria regionale calabrese si sostiene che l’urgente necessità del commissariamento è basata sull’ipotesi dell’integrazione Azienda ospedaliera Pugliese – Ciaccio/ Azienda Ospedaliero – Universitaria “Mater Domini” prevista nella proposta di piano sanitario regionale, non ancora approvata dal Consiglio della Calabria;

- il contenuto del citato comma 1 dell’articolo 31 lede l’autonomia dell’Università degli Studi “Magna Grecia” di Catanzaro e viola quanto previsto dall’articolo 5, commi 6 e 7 del vigente protocollo d’intesa Regione – Università;

- la stessa Corte Costituzionale, con sentenza n. 293/2006, si è espressa chiaramente riconfermando l’obbligo d’intesa fra Regione Calabria ed Università “Magna Grecia” prevista per la nomina o revoca del Direttore Generale:

- se non ritenga necessario ed urgente impugnare l’articolo 31 della legge finanziaria regionale della Calabria, al fine sia di garantire la prescritta autonomia dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro, sia di impedire che il Consiglio e la Giunta Regionali calabresi si continuino ad appropriare di commissariamenti, quasi sempre unilaterali, che vengono spesso gestiti solo per scopi e nomine politiche.

On. Angela NAPOLI

Roma 9 giugno 2008

mercoledì 11 giugno 2008

Il ringraziamento alla DDA di Catanzaro e ai Carabinieri per l'operazione "Anaconda"

Grazie all’importante ennesima attività della DDA di Catanzaro, oggi finalmente sono stati attaccati i patrimoni illeciti della cosca Domenico Cicero, uno tra i principali boss della ‘ndrangheta cosentina. Da tempo si registrava nella città di Cosenza la preoccupante piaga dell’usura , che, come nelle altre parti del territorio calabrese, viene praticata da uomini della ‘ndrangheta. Proprio la grave attività usuraia esercitata su imprenditori e commercianti finisce col consentire alla ‘ndrangheta di inserirsi nell’economia legale della nostra regione. L’operazione “Anaconda” odierna, che ha visto l’impegno degli uomini del Comando provinciale Carabinieri di Cosenza e che ha portato all’esecuzione di ben 32 fermi, dimostra l’importanza e la necessità di attuare indagini sempre più serrate per aggredire i patrimoni che i boss mafiosi acquisiscono con le loro attività illecite a danno della gente onesta.

On. Angela NAPOLI
Componente Commissione Giustizia

Roma 11 giugno 2008

lunedì 9 giugno 2008

Isoliamo chi delinque e mette a repentaglio la vita degli innocenti

Ritengo che non ci siano parole idonee ad esprimere lo stato d’animo che regna in ciascuno di noi di fronte al dramma che ha coinvolto il piccolo Angelo di Melito Porto Salvo, ma soprattutto credo che non ci siano parole sufficienti a lenire il dolore e l’ansia dei suoi genitori.
Non possiamo più, però, fare appello agli attestati di solidarietà o alle fiaccolate, occorre davvero grande senso di responsabilità. Ciascun cittadino calabrese ha il dovere morale di sostituirsi ai genitori del piccolo Angelo e chiedersi in che modo avrebbe potuto evitare quanto è accaduto. Dovremmo chiedere a ciascuno di noi se è stato fatto tutto per evitare di appartenere ad una società che di senso “etico e civile” ha ben poco. Dovremmo chiederci cosa abbiamo fatto fino ad oggi per evitare che nelle nostre strade si spari all’impazzata, senza nemmeno più il rispetto dovuto agli innocenti bambini.
Per troppo tempo la Calabria ha vissuto di assistenzialismo, di clientelismo, di giustizia “fai da te”. Le pagine della storia calabrese sono state scritte all’insegna dell’odio quotidiano, del disprezzo della vita umana, dell’illegalità diffusa, dell’omertà pregnante e dell’egoismo personale.
Di fronte al dramma di questi giorni, non sono più sufficienti né le sole preghiere né il richiamo allo Stato; occorre cambiare radicalmente cultura, occorrono responsabilità, sentimento ed orgoglio di appartenenza civile, occorre saper isolare chi delinque e chi pone a repentaglio persino la vita degli innocenti.
Noi calabresi non possiamo più “delegare”, abbiamo il dovere di unirci e di riuscire a dimostrare con orgoglio di appartenere ad una Regione dove prevalgono legalità e sicurezza.
On. Angela Napoli

L'intervista all'On. Angela Napoli su Il Tempo

9 giugno 2008
Lo Stato «E’ impossibile penetrare nella struttura familiare della ‘ndrangheta»

Parla Angela Napoli (Pdl) eletta in Calabria


«C’è la garanzia dell’impunità»

Leggi «In Italia sono troppo permissive»

Fabio Perugia
f.perugia@iltempo.it

Vive sotto scorta da cinque anni. Angela Napoli , deputata del Pdl eletta in Calabria, la ‘ndrangheta la combatte ogni giorno. Conosce la composizione dei clan, la psicologia dei boss. Conosce il terrore che incute nelle menti dei calabresi.
- Onorevole, qualche giorno fa qualcuno ha sparato a un bimbo davanti a decine di persone. Possibile che nessuno abbia visto?
«La malattia della Calabria è che la gente non parla: questa è la causa della crescita della ‘ndrangheta. Questa organizzazione è la più pericolosa e pervasiva ormai in tutto il mondo».
- Può spiegare qual è la sua forza?
«Ha un enorme potere finanziario e una grande capacità di rigenerarsi. C’è l’ala militare, ma anche quella nelle istituzioni. Sono dentro il Palazzo, magari con 2 o 3 lauree: gestiscono il potere».
- Il quartier generale è sempre in Calabria?
«Le cosche madri sono lì. Ma ormai le “sedi” sono in tutta Italia ed Europa, anche se mantengono i rapporti con le “sedi” originarie. Guardate la strage di Duisburg: erano tutti di S. Luca».
- Dove svolgono oggi la maggior parte delle attività?
«All’estero, perché lì gestiscono meglio gli affari, i traffici e in particolare il riciclaggio. In Germania, per esempio, non c’è una legislazione ottimale per colpire un’organizzazione così. In ogni caso è in tutto il contesto europeo che non ci sono leggi valide».
- L’organizzazione dove si è spostata in questo anni?
«Germania, Francia, Spagna, Belgio, tutti i Paesi dell’Est. A Bruxelles hanno interi quartieri».
- Perché i Calabresi non danno cenni di reazione? In Sicilia qualcosa si è mosso.
«E’ diverso. La ‘ndrangheta non ha quasi mai accesi i riflettori contro. La gente per strada ha paura. Qui prevale il criterio dell’omertà che non porta le persone a reagire. E lo Stato non riesce ad intervenire. La strutture della ‘ndrangheta non permette la penetrazione. I pochi esempi di chi ha provato a combatterla non sono incoraggianti. Mi faccia denunciare una cosa».
Prego.
«C’è un eccessivo garantismo. Le leggi sulla criminalità organizzata sono troppo permissive. I boss entrano ed escono dal carcere. C’è la garanzia dell’impunità».

venerdì 6 giugno 2008

Richiesta al Ministro della Giustizia per le numerose revoche del regime del 41 bis

Al ministro della Giustizia-

Per sapere – Premesso che:

- con atto ispettivo n. 2-00006 del 14 maggio 2008 l’interrogante ha provveduto a denunziare l’avvenuta revoca del regime del 41 bis al boss Franco Perna, capo storico della criminalità organizzata cosentina e condannato all’ergastolo in via definitiva per omicidio ed a Gianfranco Ruà, uomo di vetrice dell’omonimo clan Perna – Ruà ;

- i due Perna e Ruà risultano imputati nel processo “Missing” , in fase di svolgimento presso il Tribunale di Cosenza;

- nei giorni scorsi si è appreso della revoca del 41 bis anche per Giancarlo Anselmo e Giulio Castiglia , anche loro imputati nel processo “Missing” :

- se non ritenga necessario ed urgente fare effettuare un attento monitoraggio sull’effettiva applicazione del regime del 41 bis e sulle revoche di tale regime applicate a noti boss della ‘ndrangheta proprio nel mentre sono in fase di svolgimento importanti processi che li vedono accusati di mafia.

On. Angela NAPOLI

Roma 4 giugno 2008

Richiesta ai Ministri della Giustizia e dell'Interno per monitorare l'utilizzo del "patteggiamento in appello" da parte dei boss

Ai ministri della Giustizia e dell’Interno –

Per sapere – premesso che:

- con atto ispettivo n. 4 - 00151 del 21 maggio 2008 l’interrogante ha segnalato la necessità di rivisitare la norma relativa al cosiddetto “patteggiamento in appello”, alla luce dello “sconsiderato” uso della stessa norma da parte di noti boss mafiosi;

- in particolare, con il citato atto ispettivo, l’interrogante faceva riferimento all’avvenuta decretazione di assegnazione degli arresti domiciliari a Pantaleone Mancuso, uno dei principali capi del clan di Limbadi (V.V.), proprio nel mentre è in atto, presso il Tribunale di Catanzaro il processo di appello “ Dinasty – Affari di famiglia” , che lo vede tra i principali imputati;

- voci ricorrenti riportano la notizia che il citato boss Pantaleone Mancuso si sarebbe reso latitante:

- se agli atti del Ministero dell’Interno risulta veritiera la notizia della latitanza del boss Pantaleone Mancuso;

- quali urgenti iniziative di carattere normativo intendano assumere al fine di rendere decisamente efficace il contrasto alla criminalità organizzata.

On. Angela NAPOLI

Roma 4 giugno 2008