sabato 15 marzo 2008

PRODI, BIANCHI E IL PORTO DI GIOIA TAURO

Leggo sulla stampa che finalmente il decollo del Porto di Gioia Tauro è cosa fatta. Un “decollo” annunciato con clamore in piena campagna elettorale e millantato, grazie anche alla quiescenza dei sindacati, come importante ricaduta dell’azione commissariale decisa dal Governo Prodi. Un’azione straordinaria avviata dalle sinistre, ma così indietro rispetto ai paletti che il Decreto Presidenziale aveva stabilito, da trasformare a Camere già sciolte, con un anticipo di circa quattro mesi sulla scadenza del 17 maggio 2008, il compito governativo in “azione commissariale delegata” di un Governo però dimissionario. Un modo per Prodi e Bianchi di mettere il cappello, in dispregio delle competenze attive per legge, sulle opere che il piano pluriennale del Porto già prevede, ma in relazione ai fondi disponibili. Ieri dunque un ennesimo piano teorico è stato firmato in pompa magna a favore del Porto di Gioia e stupisce che a questo nuovo gioco elettorale si siano prestati i sindacati territoriali, turlupinati come protagonisti di un’azione di sviluppo economico, che però non sarà mai tale se a mettere i soldi non interverranno o il Governo o la Regione.
Ma la farsa non si è conclusa certo venerdì scorso in Prefettura: niente di più facile che a giorni un nuovo annuncio arrivi a trombe spiegate da Palazzo Chigi per ricordare ai calabresi che il Governo Prodi ha molto a cuore il Porto di Gioia Tauro, al punto da varare l’atteso Accordo Stato-Regioni i cui garanti saranno però, e i calabresi non sono certo sciocchi, il dimissionario Presidente del Consiglio, Romano Prodi, il dimissionario Ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, il Delegato di Governo dimissionario e, ahimé, il Presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, che certamente non potrà sottrarsi.

On. Angela Napoli

Taurianova, 15 marzo 2008

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