domenica 19 maggio 2013

Angela Napoli, già parlamentare: “Le mie lotte alla ‘ndrangheta, la speranza che il Paese possa cambiare”





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NapoliAngelaAngela Napoli non è più parlamentare della Repubblica: ma continuerà, nonostante questo, ad avere la scorta: la sua è una battaglia di libertà, vinta dopo mesi.
“E’ stato bellissimo quand’ho ricevuto la conferma del ministro dell’Interno Angelino Alfano” – mi dice. Ho scelto d’intervistarla proprio per questa storia molto particolare: lei, nata 57 anni fa e calabrese doc, deteneva la scorta perché minacciata dalla ‘ndrangheta dopo battaglie non solo di circostanza; ma quando, dopo l’ultima tornata elettorale, non riesce a essere rieletta, ecco che la scorta le viene automaticamente tolta.
“Ricevo minacce da sempre, e questo è ufficiale soprattutto da quando – durante l’inchiesta Purgatorio – furono trovate delle intercettazioni con la frase inequivocabile ‘stiamo vedendo come toglierla di mezzo’ ” – mi racconta.
Tre mesi dopo viene riconosciuto ad Angela Napoli, dunque, il diritto ad avere la scorta nonostante non sia più deputato. Lei, che dal PDL aveva poi migrato nelle file di Futuro e Libertà, per poi tornare nuovamente sui propri passi e finire l’ultima legislatura nel gruppo misto, ci spiega: “I Mancuso, clan di spicco della ‘ndrangheta vibonese, non m’hanno mai perdonato un’interrogazione parlamentare con la quale, di fatto, la sottoscritta riuscì ad accendere i riflettori su delle questioni che nessuno, fino a quel momento, aveva mai trattato”.
Fra l’altro non dev’essere bellissimo vivere con la scorta…- Non sei libero. Non vivi da persona libera. Ma io ne ho bisogno per la mia sicurezza.
La storia dei singoli parlamentari, o nel suo caso ex parlamentari, non viene mai raccontata. La sua, per esempio, è una storia edificante: combatte la ‘ndrangheta da sempre…
- Le mie battaglie partono da lontano. Sono stata consigliere comunale nel primo Comune sciolto per mafia in tutta la storia: Tauria Nova. E poi ho messo in luce, sempre quando facevo politica locale, Platì – paese sotterraneo passato poi agli onori della cronaca grazie anche al mio intervento. Prima dell’esperienza parlamentare, nella Commissione Nazionale Antimafia.
angela_napoli_newE’ soddisfatta dei risultati raggiunti finora?
- Molto. Tutte le mie denunce finora sono state ascoltate, perché tutte fondate su fatti concreti. E, in più, sono punto di riferimento per tanti testimoni di giustizia.
Non dev’essere facile fare politica, quando si ha in testa di combattere la ‘ndrangheta…
- No. Nient’affatto. Sa direttore, in politica si parla spesso di legalità… ma la quantità di parole spese supera di gran lunga la qualità delle azioni svolte. No, non è facile far politica quando incontri anche nella tua stessa coalizione chi ti mette i bastoni tra le ruote. Non è facile quando ti dicono che… che le lotte contro la mafia non portano consenso, anzi lo fanno perdere, in termini elettorali.
E’ un fenomeno difficilissimo da sconfiggere, bisognerebbe stare tutti uniti anziché dividersi.
- E’ un fenomeno che dipende da due fattori: da un lato le condizioni economiche, che al sud continuano a essere disagiate, e che quindi permettono a queste persone di avere molto potere nei confronti di chi è disoccupato, in difficoltà; dall’altro lato è una questione culturale, una mentalità da sradicare il prima possibile.
Analisi perfetta, direi, di un fenomeno che ormai ha conquistato anche il nord.
- La mafia è un’industria. La ‘ndrangheta è un’azienda con sede in Calabria, che poi fa riciclaggio nelle regioni dove gira il denaro. Ecco perché giunge in Lombardia, e a Milano.
angela-napoli-pdl-okLei è impegnata, dunque, in questo, e non ha mai perso la speranza…
- Guai se venisse meno la speranza. Nulla cambia se lo sconforto prevale. La speranza mi viene ogni giorno rinfocolata dal vedere tanti cittadini onesti, e dal pensare che – in fondo – basterebbe poco affinché tutti divenissero come loro.
A parte alcuni casi oggettivamente impegnati, come lei, pensa che la politica possa fare di più?
- Assolutamente sì. La politica dovrebbe partire, innanzitutto, dal combattere il fenomeno mafioso senza nessuna divisione di parte. Tutti uniti, riusciremmo a fare delle cose gigantesche.
Le piacciono le prime misure del governo Letta?
- Sono solo le prime, Direttore. Bisogna vedere se le speranze iniziali porteranno a dei risultati concreti. Capisco le difficoltà date dalla disomogeneità degli schieramenti, capisco il solito argomento della magistratura e Berlusconi, spero che Letta non faccia solo misure di facciata.
Che cosa dice ai nostri lettori più giovani?


- Che mi rendo conto del momento difficile che stanno vivendo; ma che questo non deve mai portarli ad arrendersi, a sottostare a derive come quella mafiosa: i giovani possono e devono sradicare del tutto quella cultura nel nostro Paese.
Continuiamo a credere nella politica, dunque? Niente Beppe Grillo, insomma!
- Sì, continuiamo a crederci. Beppe Grillo è solo protesta, è protesta fatta molto bene, in maniera comunicativamente molto efficace, anche con argomenti condivisibili: ma poi, alla prova dei fatti, al confronto in Parlamento, il Movimento Cinque Stelle non sa muoversi, non sa fare, non sa costruire.
Qual è la notizia che, potendo avere una bacchetta magica, domani vorrebbe leggere sul giornale?
- Che per i giovani c’è un livello di occupazione maggiore, col conseguente futuro prospero: da lì poi si risolverebbero a cascata tutti gli altri problemi.
TTTSalvatore Todaro

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