martedì 26 ottobre 2010

Impedire lo scempio della centrale a carbone di Saline Joniche

Ai Ministri dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare e dello Sviluppo Economico:

per sapere – premesso che:

- le centrali a carbone sono fonti a maggiore emissione specifiche di CO2 per la produzione elettrica e, quindi, nuove costruzioni contribuirebbero in maniera rilevante allo sforamento del target nazionale di Kyoto ma anche ad un mancato adeguamento agli impegni che l’Unione europea ha assunto per il 2020 con l’approvazione del pacchetto “energia e clima”, ribaditi alla Conferenza di Copenaghen nel dicembre 2009;
- infatti, se dovessero entrare in funzione tutti i progetti avviati e ormai conclusi (Civitavecchia), quelli autorizzati a tutt’oggi (Fiumesanto, Vado Ligure e Porto Tolle) o quelli ipotizzati (Saline Joniche e Rossano Calabro), a regime si produrrebbero in più 39 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, nel mentre l’Italia dovrebbe ridurre le sue emissioni di gas serra di 60 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2020, proprio secondo gli impegni assunti in sede europea;
- nei giorni scorsi la Commissione Via (Valutazione impatto ambientale) ha dato parere positivo al progetto SEI per una nuova centrale a carbone a Saline Joniche (R.C.);
- nel luglio del 2008 l’interrogante con atto ispettivo n. 4-00560, privo di risposta, aveva chiesto adeguate iniziative al fine di impedire lo scempio della costruzione della centrale a carbone nell’area ex Liquichimica di Saline;
- il territorio di Saline Joniche, uno dei pezzi più belli della costa reggina calabrese, che è stato per tanti anni simbolo negativo di scelte miopi ed investimenti falliti, dovrebbe poter diventare simbolo positivo di uno sviluppo rispettoso della storia e del senso dei luoghi, capace di creare “buona” economia e lavoro pulito e di qualità: cosa impossibile con la costruzione di una centrale a carbone;
- il tentativo di realizzare a Saline Joniche una centrale a carbone, di oltre 1.200 Mw, è dell’impresa svizzera SEI Spa, che avrebbe acquistato a tal fine dalla SIPI una parte dell’area dove sorgeva l’ex Liquichimica, nel comune di Montebello Jonico;
- per la realizzazione della centrale sarebbe stata impegnata una iniziale ingente cifra di un miliardo di euro, cui si aggiungerebbero 500 milioni di euro di investimento per le infrastrutture, più 1,7 milioni di euro all’anno per i costi di esercizio;
- il primo relativo progetto, datato luglio 2007, corredato dalle modifiche richieste dal Ministero dell’Ambiente, è visibile solo sul sito apposito, mentre un secondo progetto, presentato nei giorni scorsi con grande segretezza, non sarebbe noto;
- contro la costruzione si sono già espressi gli Enti locali del territorio, della provincia e della Regione e tutte le Associazioni ambientaliste e pur se la SEI ha proposto alcune ipotesi di “Compensazione territoriale”, i rischi della centrale rimarrebbero alti, alla luce del fatto che la nuova tecnologia a carbone cosiddetto “pulito” riduce solo in parte le particelle fini, ma non incide sulle emissioni delle polveri ultrafini, che rappresentano la causa più importante di incremento della mortalità e della morbilità;
- il carbone è una delle forme più importanti d’inquinamento da mercurio;
- il processo di combustione del carbone produce, soprattutto nelle fasi di avviamento e di spegnimento dei gruppi termici, ben 67 elementi tossici inquinanti, tra cui ben noti metalli pesanti che causano nell’uomo gravi e mortali patologie mediche;
- inoltre il carbone rappresenta oggi il maggiore pericolo per la lotta ai cambiamenti climatici;
- non sono mai apparsi chiari gli interessi che graviterebbero sulla SEI, ma anche quelli della SIPI, titolare dell’area sulla quale sorgeva l’ex Liquichimica, nel comune di Montebello Ionico, e per anni fonte di speculazione;
- d’altra parte appare davvero inconciliabile la scelta della costruzione di una nuova centrale a carbone con le offerte, sicuramente più qualificate anche dal punto di vista ambientale, di altre fonti alternative:

- quali urgenti iniziative intendano assumere al fine di impedire lo scempio della costruzione della centrale a carbone nell’area ex Liquichimica di Saline, anche al fine di assecondare giustamente le posizioni delle locali Istituzioni e dell’intero Consiglio regionale calabrese.

On. Angela NAPOLI

Roma 26 ottobre 2010

2 commenti:

Francesco Vilasi ha detto...

Complimenti On. Napoli,
io sono un reggino che da qualche anno vive a Milano ma nonostante ciò continuo a seguire le tematiche e problematiche che riguardano la mia città.

La ringrazio per l'impegno quotidiano che dedica al miglioramente ed alla guarigione della Calabria.

con Stima

Francesco Vilasi

Pasquale Montilla ha detto...

Manca in Calabria un dipartimento oncologico ambientale per una attenta riflessione scientifica.
Tra siti inquinanti di natura antropica non bonificati,navi dei veleni e discariche abusive sotto il controllo della criminalita' organizzata la costruzione pilotata di centrali al carbone con evidente ricaduta sulla salute pubblica rappresenta l'ennesima mortificazione che la Calabria subisce.Onorevole Napoli continui nelle sue battaglie leali.