venerdì 7 giugno 2013

CAMORRA E ‘NDRANGHETA NEL LAZIO





“CAMORRA E ‘NDRANGHETA NEL LAZIO”: INTERVISTA ESCLUSIVA ALL’ONOREVOLE ANGELA NAPOLI
Onorevole ed ex presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della Criminalità organizzata. Una donna che ha speso la propria vita al servizio della Giustizia nella lotta contro la ‘ndrangheta: la mafia più potente al mondo. Un baluardo insomma dell’antimafia, cresciuta a Tarianuova, un comune in provincia di Reggio Calabria. E che ora, per un sistema tutto italiano che paradossalmente sembra non tutelare chi ha messo a repentaglio la propria vita e la rischia tuttora per sconfiggere questo “cancro” radicato in Calabria, in Italia e in tutto il Mondo (basti pensare che le ndrine si sono ramificate persino in Australia, Canada, Usa e via discorrendo), ha rischiato quasi di rinunciare alla sua scorta dopo un’ordinanza esecutiva del prefetto di Reggio Calabria.D: Onorevole Angela Napoli, la prima domanda non può che essere rivolta al suo stato d’animo in questo momento particolare. Teme per la sua vita?
Non nascondo la grande preoccupazione, congiunta all’amarezza, quando, a soli tre mesi di distanza dall’ultima grave minaccia emersa dall’inchiesta “Purgatorio”, dove un sodale del boss Pantaleone Mancuso rispondendo alle sue lamentele nei miei confronti affermava testualmente “stai tranquillo perché stiamo vedendo come toglierla di mezzo sta scema della Napoli “, mi veniva comunicato che di fatto sarebbe stata tolta la tutela per la mia sicurezza personale, garantitami da oltre 10 anni. Sono sicuramente preoccupata per la mia vita, ma principalmente amareggiata per l’incomprensibile decisione che partiva dagli Organismi di tutela della provincia dove risiedo e dove trascorro maggior parte del mio tempo, cessata, ormai, l’attività parlamentare. Voglio, altresì, precisare che il servizio di scorta mi era stato autorizzato in precedenza non perché ricoprivo l’incarico di parlamentare, ma per le numerose intimidazioni ricevute nel corso degli anni e che dello stesso servizio non mi sono mai servita per vacanze balneari o di altro genere, ormai per me inesistenti da circa 10 anni. Inoltre, cessata l’attività parlamentare ho deciso di continuare ad essere presente nella vita del territorio calabrese con l’Associazione “Risveglio Ideale”, da me fondata già nel 2009.
D: Di recente un boss importante della mala calabrese ha attribuito proprio alla sua azione decisa contro la mafia gli 8 anni di galera inferti dal tribunale. Possibile che lo Stato rischi di non tutelare adeguatamente la vita di chi, come Lei onorevole, ha servito lo Stato mandando dietro le sbarre uomini di spicco della ‘ndrangheta?
Ricordavo proprio l’ultima pesante minaccia emersa dall’inchiesta “Purgatorio”, nella quale sono risultate palesi le collusioni, individuabili nel territorio vibonese, ma non solo, tra pezzi della politica, del mondo professionale, dell’imprenditoria, delle Istituzioni, della massoneria e la potente ‘ndrangheta. Il boss ha sostenuto che a fronte di una ipotetica “garanzia di assoluzione” avuta da un giudice, causa una mia interrogazione parlamentare, gli erano stati inflitti otto anni di carcere. Non solo, ma siccome, sempre a seguito del mio atto ispettivo parlamentare, il boss era stato rispedito nel carcere di Tolmezzo, non aveva potuto partecipare al matrimonio della propria figlia, per il quale, a suo dire, aveva già avuto l’autorizzazione a recarsi, da detenuto, senza scorta alcuna! Credo che anche da questa ultima inchiesta giudiziaria si possa capire quale pericolo incomba sulla mia persona e come io abbia visto in questo caso mancare l’attenzione dello Stato. Voglio, tuttavia, dare atto all’Ufficio Centrale per la Sicurezza della Persona (UCIS) e al Ministro dell’Interno, on. Angelino ALFANO, di essere intervenuti e, dopo l’esame del fascicolo personale, non hanno supportato la decisione assunta dall’Organismo provinciale.
D: La mafia è un fenomeno tutt’altro che sconfitto. In base alla sua grossa esperienza nel campo, fin dove si spingono gli uomini che dirigono i loschi traffici considerato che forse non esiste regione italiana che non sia stata contaminata?
 Purtroppo le organizzazioni criminali sono ormai presenti in tutto il territorio Nazionale e ne hanno persino varcato il confine. In particolare la ‘ndrangheta, grazie al suo impero economico, e’ riuscita ad insediarsi  nelle Regioni economicamente avvantaggiate, dove ha saputo infiltrarsi nell’economia legale e nelle Istituzioni. Teniamo, altresì, conto che, in particolare la ‘ndrangheta, non è più individuabile nella vecchia area militare, bensì ha saputo vestirsi di “perbenismo”, agevolando i suoi vari inserimenti dove si decide e si manovrano ingenti finanziamenti.
D: Onorevole, per molti anni ha lavorato nella sua aula bunker qui a Roma. Ci può svelare alcuni retroscena della mafia nell’hinterland romano anche a nord, verso Civitavecchia ricordando invece che a sud, ad Anzio e Nettuno, i comuni erano stati sciolti per ‘ndrangheta?
 Anche il Lazio, purtroppo, non è esente da infiltrazioni di ‘ndrangheta e camorra. Forse per troppo tempo si è ritenuto che questa Regione ne fosse esente, tanto che ha consentito agevolmente le infiltrazioni di queste organizzazioni criminali sia nell’economia legale sia nelle Istituzioni. Purtroppo non è solo l’hinterland romano, sia a nord che a sud, a risultare inquinato, ma la stessa Capitale. Basti pensare ai sequestri e alla confisca di note ed importanti attività commerciali effettuate persino al centro della città. E a proposito dei comuni laziali sciolti per infiltrazione mafiosa, non va dimenticato l’anomalo caso del comune di Fondi (LT) dove le collusioni tra mondo politico e ‘ndrangheta sono riuscite ad avere la meglio sulla decisione ministeriale che aveva previsto lo scioglimento di quel Civico Consesso.
 D: Lei ha sempre parlato della “zona grigia”. Ci può dire di cosa parliamo?
 La “zona grigia” e’ l’area nella quale convivono intrecci tra mafia, politica, imprenditoria, professionisti, pezzi delle Istituzioni e massoneria deviata. Sono sempre stata convinta che la potenzialità e la pervasività delle mafie siano dovute proprio alla presenza di questa “zona grigia” che funge da “linfa vitale” e dove gli intrecci affaristico-mafiosi sono fitti, a volte anche nebulosi, per cui è difficile inciderli. Non a caso, nonostante la meritoria opera delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, questa “zona grigia” non è riuscita ad essere incisa.
D: Onorevole, di recente ha pubblicato un post sul proprio social network in riferimento a papa Francesco e al suo discorso relativo ai mafiosi affinchè si convertano. Lei ritiene che l’appello del Pontefice potrà portare sulla retta via almeno qualche mafioso, magari tra quelli più giovani?
 Finalmente Papa Francesco ha lanciato contro i mafiosi lo stesso anatema che avevamo sentito, ormai diversi anni fa, da Papa Wojtyla ad Agrigento. Spero che tutto il mondo della Chiesa faccia proprie le parole di Papa Francesco e che non venga reso vano il sacrificio di preti come il beato don Puglisi. Mi augurerei che le parole di  Papa Francesco facciano breccia nell’animo di qualche giovane mafioso, ma spero almeno che qualcuno di loro finisca di tutelarsi dietro l’uso delle immagini sacre.
D: La ‘ndrangheta è più forte delle altre mafie? Se si, lo è perché essendo basata principalmente su legami di sangue e di conseguenza perché ci sono meno pentiti?
 La ‘ndrangheta e’ riuscita a diventare l’organizzazione criminale più potente e più pervasiva sia per il suo legame parentale che sicuramente l’ha resa imperscrutabile, sia perché la sua attività nel traffico della droga l’ha fatta diventare economicamente superiore rispetto alle altre mafie. Tutto ciò congiunto con la capacità riorganizzativa e di mimetizzazione ha portato oggi alla dilatazione di un’organizzazione mafiosa con radici diffuse in ogni parte del territorio ed in ogni tipo di attività.
 D: Le scuole nei giorni scorsi hanno onorato la memoria di Falcone e Borsellino. Lei pensa che la mafia possa essere combattuta anche a partire dalla cultura e dall’istruzione scolastica?
 Sono sempre stata convinta che le leggi, pur se necessarie a livello di repressione, da sole non riusciranno mai a sconfiggere le mafie. Occorre un netto sradicamento di quella sub-cultura che spesso aiuta a vivere all’insegna dell’illegalità e della sopraffazione. L’istruzione scolastica e’ essenziale, ma va accompagnata da un richiamo ai valori ed un ripristino dei diritti garantiti ai giovani.
di Emanuele Rossi


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