martedì 21 dicembre 2010

Avviare le procedure per lo scioglimento del Consiglio Regionale della Calabria

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro dell’Interno

– per sapere – premesso che:

- in Calabria la ‘ndrangheta svolge un profondo condizionamento sociale fondato sia sulla forza delle armi che sul ruolo economico attualmente raggiunto attraverso il riciclaggio del denaro sporco; attività questa, che le ha permesso di controllare ampi settori dell’economia, dall’impresa al commercio e all’agricoltura, spesso con una forte connivenza di aree della pubblica amministrazione, della politica e dell’imprenditoria a livello locale e regionale;

- la collusione tra ‘ndrangheta e politica è iniziata in Calabria fin dagli anni ottanta, ma purtroppo è maggiorata, anche grazie alla capacità degli uomini mafiosi di “mimetizzarsi indossando la veste del perbenismo”;

- la ‘ndrangheta non ha colorazione politica e le ‘ndrine possono decidere di appoggiare in un certo momento uno schieramento politico e altre nello stesso tempo l’opposto schieramento, a seconda degli interessi, del ritorno economico e dove trovano la disponibilità a stringere “patti”;

- numerosi sono stati in Calabria i Consigli comunali sciolti per infiltrazione mafiosa, per lo più in provincia di Reggio Calabria, 11 nel 2009, a riprova delle collusioni tra ‘ndrangheta e politica; alcune ‘ndrine crotonesi hanno influito persino sul consenso elettorale per la elezione in Germania di un ex senatore italiano;

- la ‘ndrangheta in Calabria ha sempre cercato i propri referenti alla Regione e con “giacca e cravatta” spesso riesce a dettare le regole della politica;

- nella scorsa legislatura regionale è stato ucciso il vice presidente del consiglio regionale, Francesco Fortugno, e l’operazione “Onorata Sanità”, ha portato in carcere il consigliere regionale Domenico Crea, proprio oggi condannato, nell’ambito del processo di primo grado, ad 11 anni e 3 mesi, con l’accusa di concorso esterno di associazione mafiosa;

- ed anche nella scorsa legislatura, nel settembre 2006, l’interpellante con due atti ispettivi ha denunziato l’esistenza in Calabria di un forte sodalizio tra politica, ‘ndrangheta, imprenditoria e massoneria deviata, evidenziando la necessità di avere Amministrazioni locali, ed i relativi Consigli, costituite da persone capaci di amministrare la “cosa pubblica” con assoluta trasparenza e con il rifiuto di qualsiasi contiguità o collusione con ambienti del malaffare;

- proprio sulla scorta di quanto accaduto nel Consiglio regionale calabrese nella scorsa legislatura, l’interpellante, anche nella qualità di componente della Commissione Parlamentare Antimafia, in prossimità della tornata elettorale del marzo 2010, aveva inteso richiamare l’attenzione sulle liste “inquinate”;

- la Commissione Parlamentare Antimafia, nella seduta del 18 febbraio 2010 ha approvato, all’unanimità, un codice di autoregolamentazione per la formazione delle liste dei candidati per le elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, ma non tutti i partiti politici, lo hanno osservato;

- più volte i Magistrati calabresi avevano fatto trapelare l’esistenza di rapporti tra la ‘ndrangheta e politica;

- le operazioni “Meta” e “Crimine”, condotte dalla DDA di Reggio Calabria e, la seconda, anche dalla DDA di Milano, dopo l’ultima tornata elettorale dello scorso mese di marzo 2010, hanno iniziato a consegnare uno spaccato di collusioni gravissime che evidenzierebbero il diretto coinvolgimento di esponenti mafiosi nei consessi elettivi di Lombardia e Calabria;

- il 14 dicembre 2010, l’ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni, candidato alle elezioni regionali del marzo 2010 in Calabria, è stato sottoposto a fermo, emesso dalla DDA di Reggio Calabria, con l’accusa di associazione mafiosa;

- il 15 dicembre 2010, cinque politici hanno ricevuto un avviso di garanzia emesso dalla DDA di Reggio Calabria, con l’accusa di voto di scambio, concorso esterno in associazione mafiosa e associazione mafiosa; tre di questi politici (Luciano Racco, Cosimo Cherubino, Pietro Crinò) risultavano candidati nell’ultima competizione per il rinnovo del consiglio regionale calabrese;

- il 21 dicembre 2010, un operazione condotta dai Carabinieri del ROS, su disposizione della DDA di Reggio Calabria, denominata “Reale 3”, ha portato a 12 arresti, tra i quali il consigliere regionale in carica, Santi Zappalà, e altri quattro candidati, Antonio Manti, Pietro Nucera, Liliana Aiello e Francesco Iaria, indagati per associazione mafiosa e corruzione elettorale aggravata dalle finalità mafiose;

- l’indagine “Reale 3” ha accertato il condizionamento esercitato dalla cosca Pelle di San Luca della ‘ndrangheta in occasione delle elezioni del 29 e 30 marzo scorsi per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria;

- al centro dell’indagine gli incontri tra il boss Giuseppe Pelle ed alcuni candidati che in cambio di voti assicurati alla ‘ndrangheta illecitamente raccolti avrebbero dovuto garantire alle imprese di riferimento della cosca l’aggiudicazione di alcuni importanti appalti pubblici ed altri favori;

- in particolare, il consigliere regionale Santi Zappalà, eletto con ben 11.052 preferenze, già sindaco del Comune di Bagnara Calabra ed anche già consigliere provinciale, è accusato di aver stipulato con Giuseppe Pelle, capo della cosca, un accordo in occasione delle elezioni regionali ricevendo, in cambio, un consistente pacchetto di voti nella zona Jonica della provincia di Reggio Calabria, controllata dalla cosca Pelle; il consigliere regionale avrebbe garantito alle imprese di riferimento della cosca l’aggiudicazione di alcuni importanti appalti pubblici, nonché il trasferimento di un detenuto;

- nella stessa indagine risulta indagato anche Vincenzo Cesareo, sempre candidato, nella circoscrizione di Cosenza, alle elezioni regionali del marzo 2010;

- l’indagine fa comprendere quali le strategie delle cosche della ‘ndrangheta per influenzare i più svariati settori della società, dell’economia e della pubblica amministrazione;

- non solo, ma dalla stessa indagine emerge che ormai è, purtroppo, la politica a chiedere aiuto alla ‘ndrangheta, considerati gli incontri che i candidati hanno effettuato personalmente presso l’abitazione del boss Pelle;

- dagli interventi giudiziari degli ultimi giorni emerge chiaramente che le responsabilità non sono limitate al solo consigliere regionale in carica, bensì anche a diversi candidati nell’ultima competizione elettorale, i quali, considerate le accuse di voto di scambio e di associazione mafiosa, hanno comunque contribuito al numero di seggi conseguito da ogni lista;

- l’infiltrazione della ‘ndrangheta negli apparati delle amministrazioni pubbliche rappresenta, oramai, una certezza consolidata, frutto di lunghe e complesse indagini che hanno permesso di verificare la commistione tra le cosche calabresi e la politica:

per sapere se siano state avviate le procedure per la sospensione del Consigliere regionale Santi Zappalà;

se non ritengano, altresì, necessario ed urgente avviare le procedure previste dall’articolo 126 della Costituzione della Repubblica Italiana per verificare se sussistono gli elementi utili allo scioglimento del Consiglio Regionale della Calabria.


On. Angela NAPOLI
Roma 21, dicembre 2010

1 commento:

Anonimo ha detto...

ERA ORA!