COMUNICATO STAMPA

L’Associazione ha, altresì, aderito al progetto “Locri – Luoghi di
Speranza, Testimoni di Bellezza” ed ha ricevuto da adottare la storia del
professor Nicolò Domenico PANDOLFO, quale vittima innocente della ‘ndrangheta.
Nicolò Domenico PANDOLFO era un primario di neurochirurgia presso
l’Ospedale Riuniti di Reggio Calabria ed aveva anche l’incarico di consulente presso
il Nosocomio di Locri, dove si recava ogni sabato. Sposato e padre di tre
figli, il 20 marzo 1993, all’età di soli 51 anni, alcuni killer, con 7 colpi di
pistola calibro 7.65, lo uccisero barbaramente a poche decine di metri
dall’ingresso del nosocomio locrese, nel mentre stava per raggiungere la sua
auto, posteggiata poco distante, e tornare a casa. Anche in questo caso,
purtroppo prevalse la cappa di omertà sugli spettatori della spietata
esecuzione. Le indicazioni fortunatamente vennero date dallo stesso professor
Pandolfo prima che spirasse, due ore dopo il ricovero presso i “Riuniti” di
Reggio Calabria.
Il delitto fu commissionato dal boss Cosimo Cordì, allora a capo
dell’omonima famiglia della ‘ndrangheta locrese, perché il professor Pandolfo
non era riuscito a strappare alla morte la bambina, figlia del boss, colpita da
un tumore al cervello. Un delitto assurdo, commissionato da Cosimo Cordì,
subito arrestato al Policlinico di Bologna, dove era ricoverato da due giorni.
Cosimo Cordì venne poi ucciso nel 1997 e, altro fatto grave, la squadra di
calcio di Locri osò osservare un minuto di silenzio per a sua morte.
Delitto assurdo, quello del professor Pandolfo e che dimostra come
nelle vene dei boss di mafia scorra solo “sangue di crudeltà”, “sangue di
vendetta” che si riversa spesso su vittime innocenti.
Anche la memoria del professor NICOLO’ DOMENICO PANDOLFO, accanto
a quella di tutte le altre vittime di mafia, è un dovere a cui nessuno può
sottrarsi.
La Presidente
Angela Napoli
Taurianova, 15 marzo 2017